L'accusa

mercoledì 27 Marzo, 2024

Il caso dell’antenna di 29 metri a Ponte Arche, l’assessore Tonina: «Tutta colpa dell’Asuc»

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Duro atto d’accusa dell’assessore provinciale contro il presidente Pederzolli. L’affondo del politico di Comano: «In una democrazia l’informazionecdeve essere preventiva». Il sindaco Fabio Zambotti: «Ora avanti con il ricorso al Tar»

«Non va assolutamente bene che la serata di sensibilizzazione avvenga dopo la realizzazione dell’opera e guarda caso senza la presenza del responsabile (il riferimento è a Gianfranco Pederzolli, presidente dell’Asuc di Stenico ndr). Non sappiamo le reali motivazioni né l’effettiva necessità di tale antenna, ma vi posso assicurare che si faranno le dovute verifiche per capire se non sono state rispettate le condizioni». Mario Tonina, assessore provinciale alla salute ma anche cittadino di Comano Terme, ha chiuso così la serata pubblica organizzata dall’associazione Fare un paese nella sala consiliare. Un j’accuse non interpretabile nei confronti del presidente dell’Asuc di Stenico, ritenuto dall’assessore il responsabile del «pasticcio» che ha portato un’antenna di 29 metri a due passi da Ponte Arche e dalle Terme. «In una democrazia l’informazione deve essere preventiva», ha quindi affondato la lama Tonina.
In precedenza, seppur con toni meno diretti, anche la sindaca di Stenico Monica Mattevi, aveva indicato in Pederzolli il regista unico dell’operazione che ha consentito alla Zefiro Net (joint venture tra Wind Tre e Iliad) di posizionare l’infrastruttura su un terreno preso in affitto dalla Asuc in località Maso al pont: «Noi abbiamo sollevato perplessità sulla collocazione, ma Pederzolli ha detto che l’opera era stata chiesta da Comano Terme», la spiegazione della sindaca.
«La volontà di chiarire c’è – è intervenuto il sindaco di Comano Terme Fabio Zambotti – Abbiamo avuto un quadro della situazione a livello di salute e, come ho già detto in precedenza, per quanto riguarda la collocazione, è sicuramente il posto più infelice che si potesse trovare. Preferivo un belvedere. Si potevano trovare altri siti e discuterne le criticità in modo da accontentare tutti. Così non è stato quindi il Comune di Comano Terme ha già iniziato l’iter per un ricorso e andremo avanti in questa direzione».
Inutile è stato spiegare che le Asuc sono, per l’appunto, enti autonomi e che non sono obbligati a rendere conto del proprio operato al Comune se non in un’ottica di reciproca collaborazione sul territorio. Ma il grande assente di lunedì sera era proprio il presidente della Asuc di Stenico.
Cristina Pretto, da poche settimane dirigente dell’Unità di missione strategica digitalizzazione e reti della Provincia, ha parlato apertamente di «difformità» nella realizzazione dell’antenna rispetto al progetto autorizzato. Parole che aprono uno spiraglio rispetto all’obiettivo della comunità di Ponte Arche: spostare l’infrastruttura.
Nel corso della sera ci sono stati altri numerosi interventi sulle nuove tecnologie, le onde elettromagnetiche, l’elettrosensibilità, la salute e le funzionalità di questo tipo di antenne da parte di esperti quali la dottoressa Fiorella Delpoggi, la dottoressa Justina Claudatus, il professore Paolo Rocca, la dottoressa Azul Fernandez, il direttore operativo dell’Igiene pubblica Francesco Pizzo e la dottoressa Carla Malacarne di Appa.
Da questi ultimi emerge che al giorno d’oggi le antenne sono inevitabili, per quanto siano problematiche a livello di salute e che i telefoni cellulari sono molto più dannosi che le antenne. Le onde magnetiche e i campi magnetici che creano possono essere cancerogeni ma tendenzialmente le posizioni vengono assegnate rispettando i limiti cautelativi che garantiscono una cerca sicurezza e questi vengono sempre tenuti sotto controllo dall’Agenzia per l’Ambiente (Appa). Soprattutto perché le onde elettromagnetiche possono provocare dei sintomi lievi come mal di testa e insonnia, disturbi auditivi e difficoltà di concentrazione, di mantenere l’equilibrio, ma anche tumori e leucemie nonostante non sia per forza così. Il parere favorevole dato da Appa sul territorio di Comano Terme si basava sugli studi preventivi fatti tenendo conto di un’esposizione prolungata, in cui i limiti di sicurezza di 6 volt su metro vengono rispettati. Inoltre, come specificato, è solo il palo ad essere alto 29 metri, mentre l’antenna vera e propria posta sulla sommità è alta un paio di metri.
«Abbiamo avuto alcune risposte e abbiamo capito perché è stata fatta lì – conclude Michela Alimonta, presidente dell’associazione Fare un Paese – Vorrei che fosse chiaro che non è un’esigenza della popolazione avere l’antenna, nonostante siano importanti per l’epoca digitale, però forse ci sono posti migliori di quello. L’aspetto umano deve restare al centro di questo dibattito e a quelli a seguire».