il caso

sabato 15 Luglio, 2023

Il Consiglio di Stato salva ancora gli orsi Jj4 e Mj5: «Abbattimento sproporzionato»

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Grande soddisfazione per gli animalisti. La famiglia Papi: «Rispettiamo la decisione dei giudici ma andremo fino in fondo per ottenere giustizia»

Anche il Consiglio di Stato «grazia» l’orsa Jj4, che tre mesi fa ha ucciso Andrea Papi a Caldes e che è detenuta al Casteller, con una condanna a morte pendente. E questo vale pure per l’esemplare (ancora libero) Mj5, che potrà comunque essere catturato. La terza sezione del Consiglio di Stato ha infatti accolto l’appello cautelare e sospeso i provvedimenti di abbattimento dei due esemplari «problematici» firmati dal governatore Maurizio Fugatti e impugnati in primo grado dalle associazioni animaliste Lav Italia, Leal, Enpa, Leidaa e Oipa. Che ora esultano e chiedono di procedere al trasferimento di Jj4 oltreconfine, nei santuari già individuati. Nelle ordinanze, emesse a 24 ore dall’udienza, presidente estensore Michele Corradino, si evidenzia come «il provvedimento che dispone l’abbattimento dell’animale appare sproporzionato e non coerente con le normative sovrannazionali e nazionali che impongono l’adeguata valutazione dei misure intermedie». Ecco perché, «fermo restando la disposta captivazione a tutela della sicurezza pubblica, va sospeso l’ordine di abbattimento» scrivono i giudici. Questi bacchettano la Provincia che ha condannato a morte i due esemplari «senza avere adeguatamente valutato l’efficacia di misure intermedie idonee a salvaguardare l’incolumità pubblica senza sacrificare la vita dell’animale, bene giuridico oggi costituzionalmente protetto». E per il Consiglio non c’è scusa che tenga: «La mancanza di adeguate strutture per l’accoglimento e la gestione di animali “problematici” non può legittimare una misura che viola il principio di proporzionalità e che rischia di autorizzare un uso seriale, indiscriminato della decisione estrema e più cruenta che deve costituire l’extrema ratio» le parole dei giudici che lamentano nel provvedimento impugnato «un inaccettabile vizio logico». E anche «l’allarme sociale destato dai drammatici episodi occorsi — insistono — non può incidere sulle valutazioni dell’amministrazione che deve continuare ad ispirarsi rigorosamente ai criteri di legge al fine di trovare il punto di equilibrio ispirato a proporzionalità». Amministrazione che, secondo i magistrati di Palazzo Spada, «proprio in virtù delle lamentate carenze strutturali e nell’asserita situazione emergenziale, aveva il compito di valutare ogni misura intermedia tra la libertà e l’abbattimento dell’animale, e quindi, anche l’ipotesi del trasferimento in una struttura diversa da quelle di proprietà della Provincia, eventualmente anche fuori dal territorio nazionale». Con la precisazione che il trasferimento non è una misura «extra ordinem». Quindi l’amministrazione «potrà rivalutare le proposte provenienti dal mondo dell’associazionismo» (che aveva già individuato dei santuari per Jj4), anche «nel rispetto dei vincoli della Costituzione» scrivono i giudici che nelle ordinanze ricordano le normative italiane ed europee che tutelano l’orso e ne vietano «tutte le forme di cattura, sequestro, uccisione deliberata», consentendo l’abbattimento solo quando «non esista un’altra soluzione percorribile». Ora, la decisione sul merito spetta al Tar di Trento, a cui il Consiglio di Stato farà trasmettere l’ordinanza, «per la sollecita fissazione dell’udienza di merito» che potrebbe essere anticipata rispetto a quella già fissata per il 14 dicembre.
Fugatti perplesso
Il governatore Maurizio Fugatti non nasconde il suo stato d’animo e condivide una serie di riflessioni. «È un’ordinanza che ci lascia perplessi e che ci fa chiedere se valga di più la vita di un animale o quella di un essere umano» chiosa. «Dopo tutto quello che è accaduto, il dolore e il lutto, le preoccupazioni della nostra comunità, mi chiedo se c’è ancora rispetto della vita umana, ma anche nel confronti delle comunità montane trentine, costrette a convivere quotidianamente con la presenza di esemplari pericolosi che mettono a rischio la sicurezza pubblica» ancora le parole di Fugatti. Che conferma ancora una volta il suo impegno a tutela della comunità. «Lo spirito dell’ordinanza del Consiglio di Stato — continua — è lo stesso di quella che impedì la cattura di Jj4, resasi poi autrice di un’aggressione mortale. Nelle prossime ore analizzeremo in dettaglio ogni risvolto giuridico di quest’ultimo atto, ma al di là di quanto deciso dal Consiglio di Stato posso assicurare che assieme a tutta la Giunta continueremo a lavorare per assicurare la massima sicurezza alla comunità trentina, consapevoli e convinti che l’unica via per garantirla appieno sia quella di provvedimenti veloci e puntuali che rendano possibile anche l’abbattimento degli esemplari pericolosi». Un impegno che sarà rivolto anche al piano di contenimento degli esemplari, attualmente all’attenzione del ministero competente: «un piano che — conclude Fugatti — riteniamo necessario in quanto le dimensioni del nostro territorio non sono compatibili con il numero di esemplari oggi presenti».
È invece un commento più «tecnico» quello dell’avvocato della Provincia, Giacomo Bernardi. «È un’ordinanza che si addentra fortemente nel merito, sottolineando, per contro, che, al di là di quanto scritto nell’ordinanza, la Pat, come peraltro aveva considerato il Tar, ha valutato ogni ipotesi che fosse concretamente percorribile avendo come primo obiettivo la sicurezza e la incolumità primaria delle persone» le sue parole. E, ancora: «La Pat ha dato proprio piena attuazione del principio di proporzionalità evocato dal Consiglio di Stato, contemperando gli interessi in gioco ed attenendosi pienamente al dettato normativo».
Gli animalisti soddisfatti
Chiedono di procedere con il trasferimento di Jj4 le associazioni animaliste che si sono viste accogliere il ricorso. A partire da Lav. «Se sia il Tar di Trento prima, sia il Consiglio di Stato ora, hanno deciso di sospendere i decreti di Fugatti che avevano condannato a morte Jj4 e Mj5, è perché fin da subito la Lav aveva offerto un’alternativa praticabile che garantiva la sicurezza dei cittadini» commenta l’associazione. «È ormai evidente che la Provincia di Trento non può più eludere le richieste dell’associazione di trasferire l’orsa nel sicuro rifugio in Romania indicato appunto da Lav». Spiegano come la decisione da Roma «dà fiducia e speranza a quanti si battono per la salvezza degli animali condannati a morte dalla Provincia di Trento» Enpa, Leidaa e Oipa, dicendosi soddisfatte. «Benché — commentano — la questione resti sub judice nel merito, ne escono rafforzate le ipotesi alternative all’abbattimento voluto con ossessiva tenacia, ma scarsi argomenti, da Fugatti che sulla pelle degli orsi sta costruendo tutta la sua campagna elettorale». Aurora Loprete e Giada Bernardi, avvocati di Leal, dichiarano: «L’essere un animale sul banco degli imputati non comporta alcun affievolimento delle norme processuali che regolano l’istruttoria, nè ne legittimano una ridotta applicazione. L’abbattimento sarebbe atto gratuito e demotivato, vieppiù laddove sussistenti misure alternative quali il trasferimento».
La famiglia Papi
Ad intervenire anche Carlo Papi, papà del 26enne ucciso da Jj4. «Noi preferiamo parlare soltanto di Andrea e continuiamo a chiedere giustizia — dichiara il genitore a nome della famiglia — Chi ha sbagliato deve assumersi le proprie responsabilità e rispondere di quanto accaduto. In questi giorni abbiamo letto e sentito le notizie più stravaganti.
Non giudichiamo: tuttavia, ci sarebbe piaciuto vedere la stessa sensibilità, la stessa forza nel perseguire un obiettivo e nel difendere qualcosa e lo stesso movimento di persone (alcune delle quali disposte addirittura a sacrificarsi per l’orsa) nei confronti del nostro amato Andrea».
Maurizio Cibien di Giesse Risarcimento Danni insiste: «Rispettiamo la decisione dei giudici ma ci teniamo a tenere alta l’attenzione sul caso di Andrea che non può e non deve passare in secondo piano. Seguiamo gli sviluppi delle indagini della Procura: andremo fino in fondo per ottenere giustizia».