Guerra

domenica 5 Febbraio, 2023

Il Cremlino evoca l’attacco nucleare

di

Medvedev: «Se assalteranno la Crimea useremo qualsiasi arma disponibile»

La Crimea «è Russia» e attaccarla significa «attaccare la Russia». Il vicepresidente del Consiglio di sicurezza di Mosca, Dmitry Medvedev, torna a minacciare Kiev avvertendo che tali eventuali attacchi «saranno affrontati con inevitabili ritorsioni con armi di qualsiasi tipo», compresi «i fondamenti della deterrenza nucleare». Parole dure ma che non spaventano Kiev. Mikhyalo Podolyak, influente consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, invita a «ignorare» Medvedev: «La legge internazionale parla chiaro. L’Ucraina può liberare i suoi territori utilizzando qualsiasi strumento. La Crimea è Ucraina -dichiara senza giri di parole -. Le minacce dei funzionari russi relative ad azioni di rappresaglia sono solo la conferma del loro intento di commettere omicidi di massa e un tentativo di spaventare nel loro stile tradizionale».
La Russia intanto continua la sua offensiva nel Donbass, a partire da Bakhmut, ma anche a Vugledar e Lyman, dove la situazione è estremamente difficile. Secondo il “Wall Street Journal”, Mosca, nonostante le sanzioni, riceverebbe aiuti anche dalla Cina. Si tratterebbe di supporto tecnologico all’esercito. Il quotidiano americano fa riferimento ai registri doganali che mostrerebbero come le aziende statali cinesi del comparto della Difesa spediscano attrezzature di navigazione e parti di jet da combattimento a compagnie di difesa di proprietà del governo russo attualmente sotto sanzione. Nel frattempo dozzine di prigionieri di guerra russi e ucraini sono tornati a casa dopo uno scambio di prigionieri. In particolare, secondo quanto dichiarato dall’ufficio presidenziale di Kiev, «116 ucraini sono stati liberati». I prigionieri di guerra rilasciati includono appartenenti alle truppe che hanno resistito a Mariupol durante i mesi dell’assedio di Mosca, così come guerriglieri della regione di Kherson e cecchini catturati durante le battaglie in corso per la città orientale di Bakhmut. I funzionari della difesa russa hanno poi annunciato che 63 soldati russi «sono tornati dall’Ucraina» in seguito allo scambio, compresi alcuni prigionieri di «categoria speciale» il cui rilascio «è stato ottenuto grazie alla mediazione degli Emirati Arabi Uniti».
«Abbiamo buone notizie. Altri 116 ucraini sono stati liberati dalla prigionia russa. Di loro, 114 sono soldati semplici e sergenti e due sono ufficiali. Soldati del nostro esercito, della guardia nazionale, della difesa territoriale, della Marina, delle guardie di frontiera e del Servizio di emergenza statale – ha confermato su Telegram il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky -. Lavoriamo costantemente per riportare a casa tutta la nostra gente tenuta prigioniera dai russi. Dal 24 febbraio, il nostro team è riuscito a riportare in totale 1.762 uomini e donne ucraini dalla prigionia russa. Ringrazio tutti coloro che sono stati coinvolti nell’aiutare queste persone dopo il loro ritorno».
A Odessa è invece rientrato l’allarme per quello che sembrava essere un sabotaggio russo. Ieri circa 500mila residenti sono rimasti senza elettricità per alcune ore a causa di un grave incidente in una sottostazione di Ukrenergo. Le autorità hanno spiegato che «è scoppiato un incendio e sono state adottate misure di emergenza per eliminare le conseguenze dell’incidente e ripristinare il funzionamento del sistema di alimentazione». Volodymyr Kudrytskyi, presidente del Cda di Ukrenergo, ha poi garantito che «nei prossimi giorni lavoreremo con Oblenergo, il Ministero dell’Energia, il Pronto Soccorso dello Stato e altri servizi per rilanciare le infrastrutture critiche con fonti autonome, liberare energia e darla ai consumatori ordinari della città e regione».
Sul fronte occidentale intanto si prepara il decimo pacchetto di sanzioni a Mosca. L’obiettivo – spiega la presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen – è quello di metterlo in atto «entro il 24 febbraio», esattamente a un anno dall’inizio dell’invasione. «Stiamo facendo pagare a Putin la sua atroce guerra. La Russia sta pagando un prezzo pesante, poiché le nostre sanzioni stanno erodendo la sua economia, facendola arretrare di una generazione», le sue parole dopo l’ok di Ue e G7 ai massimali di prezzo sui derivati del petrolio russo.
Dalla Germania invece il procuratore generale Peter Frank annuncia che Berlino ha prove di crimini di guerra in Ucraina in una quantità «a tre cifre». Gli inquirenti tedeschi, al momento, si stanno concentrando «sulle uccisioni di massa a Bucha e sugli attacchi contro le infrastrutture civili ucraine». Resta invece ancora avvolto nel mistero il responsabile del sabotaggio al gasdotto Nord Stream. Su questo specifico fatto la Germania dice di non avere ancora raccolto «nessuna prova» di un eventuale coinvolgimento russo.