Il caso
mercoledì 5 Aprile, 2023
di Davide Orsato
L’addio di Stefano Rattini, storico organista del Duomo di Trento, sta facendo discutere. E se ne parla ben oltre le mura di piazza Fiera perché quella dei cultori della musica sacra e liturgica è un «community» molto ampia e unita da un forte senso d’identità. Che si sente, da tempo, sotto attacco: c’entrano le «innovazioni» arrivate dopo il Concilio Vaticano II, con le chitarre che, in molte parrocchie hanno soppiantato gli organi, c’entra anche – è una delle accuse che ricorre online tra i molti commenti alla vicenda – la «scarsa sensibilità» da parte del clero. Il dibattito è di nicchia, ma è caldo ed estremamente polarizzato. Tuttavia, come spesso accade, le cose sono più complesse della sua lettura «social».
Lo spiega bene il maestro Ildebrando Mura, organista, maestro di cappella della basilica papale di Santa Maria Maggiore e della Cappella Ludovicea della chiesa di San Luigi dei Francesi. Un rappresentante del mondo della musica sacra vaticana.
Maestro Mura, si dice che anche a Roma si sia discusso di quanto accaduto a Trento
«Se ne sta parlando, è vero. Non conosco la situazione del Maestro Rattini, tuttavia gli sono vicino umanamente perché quando una figura del genere abbandona il lavoro a cui ha dedicato quarant’anni di vita è sempre una cosa spiacevole»
Molti, sia addetti ai lavori che semplici appassionati accusano i sacerdoti, in particolare chi ha responsabilità di diocesi e di parrocchie di scarsa sensibilità su questo tema.
«Generalizzare è sbagliato. È sicuramente vero che, in questo generale contesto di decadenza che coinvolge anche la musica sacra, alcuni sacerdoti non tengono in considerazione questo aspetto della liturgia, ma si tratta, per l’appunto, di una minoranza. Ci sono moltissimi esempi contrari: parlo anche per la mia esperienza personale»
La musica sacra, quella con organo e repertorio classico, piace?
«Nelle mie due chiese, quando ci sono le celebrazioni con organo e coro professionale, i banchi sono sempre pieni. Molti fedeli ne sono affezionati, ed è significativo in un momento in cui ci sono molti problemi, a cominciare dalla crisi delle vocazioni».
Che ha delle conseguenze anche sulle scelte economiche che ci si trova a prendere.
«Una volta per fare un organo nuovo bastava una questua a cui poteva prendere parte qualche cittadino benestante. Ora non è più così: le diocesi sono chiamate a fare i conti con quello che hanno a disposizione e lo stesso Papa Francesco raccomanda di non disperdere i soldi che arrivano dalle donazioni dei cittadini. Io non credo che l’arcivescovo di Trento non abbia sensibilità su questo tema, penso che anche lui vorrebbe, per primo un bell’organo in chiesa. Ma, per l’appunto, bisogna fare i conti con le risorse a disposizione».
Si vocifera, per Trento, di un preventivo che si avvicinerebbe a un milione di euro.
«Ecco, forse è proprio questo il problema. Mi sembra una cifra altissima, molto più alta di quelle che girano di solito. I Pii stabilimenti della Francia provvedono annualmente alla manutenzione di San Luigi e delle altre chiese “francesi” di Roma spendono molto meno. E non è un ente che bada certo al risparmio».
Si sente di dire qualcosa al maestro Rattini?
Spero che ci ripensi e torni. Lo stimo e non giudico la sua situazione. Mi limito solo a notare che quello che facciamo è un servizio per la liturgia. E spesso le diocesi faticano già a pagare professionisti. Sia noi, sia i sacerdoti dobbiamo stare attenti a non cadere nel protagonismo.
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