Il provvedimento del tribunale
domenica 25 Dicembre, 2022
di Davide Orsato
Marzio Maccani deve tornare al suo posto, cioè all’incarico di dirigente del servizio di polizia amministrativa, non un un altro ufficio, e l’ultima deliberazione della Provincia, che ne prevedeva uno spostamento per ragioni «trasparenza e di prevenzione della corruzione» va sospesa. Lo ordina, in via cautelare, la sezione per le controversie di lavoro del tribunale di Trento. Lo ordina di nuovo: è la quarta volta che il dipendente della Provincia con un curriculum ultradecennale ottiene ragione davanti al giudice in una controversia con Piazza Dante. Questa volta, però, assicura il diretto interessato «pesa più delle altre». L’ordinanza, infatti, smonta l’ultima ratio con cui la Provincia aveva giustificato il cambio di ufficio di Maccani, colpito dopo il suo «no» al concerto di Vasco: l’applicazione del «piano triennale di prevenzione della corruzione e della trasparenza», che prevede il cambio di mansioni per le figure dirigenziali dopo dieci anni di permanenza nello stesso incarico. Un provvedimento che è arrivato a fine settembre, a seguito del precedente reintegro ordinato dal Tribunale. Una decisione che, sulla carta, si farebbe forte di una procedura raccomandata dall’Anac, l’autorità anticorruzione, ma che, secondo il giudice del lavoro che firma l’ordinanza, Giorgio Flaim, deve seguire alcune regole, come la comunicazione ai sindacati del piano e delle sue modalità, nonché il rispetto del cronoprogramma. Regole che non sarebbero state seguite. Non solo, il giudice nota come il piano non sia stato applicato nonostante Maccani abbia lavorato, con diversi gradi di responsabilità, per lo stesso ufficio per ben 35 anni e che per i dipendenti a cui mancano due anni dalla pensione l’applicazione è opzionale. Oltre al reintegro, con tanto di data «blindata» (fino al 6 giugno 2025, ma il pensionamento scatterà l’anno prima), la Provincia è stata condannata al rimborso delle spese giudiziarie: quattromila euro.
La notizia è stata accolta dal diretto interessato con l’entusiasmo di chi da tempo aspettava di togliersi un sassolino dalla scarpa: «Credo — afferma Maccani — che da questa ordinanza emerga la gravità della situazione. In questi mesi mi è stato offerto di tutto per non ritornare al mio incarico: dalla dirigenza di prima fascia alla direzione di Trentino Riscossioni. Ma vado avanti anche a costo di rimetterci di persona. Lo faccio perché non voglio mettere in vendita la mia dignità professionale: ho solo applicato la legge. Non c’erano le condizioni affinché quel concerto si svolgesse in sicurezza. Lo faccio anche a nome di tutti gli onesti dipendenti della Provincia, non può prevalere un clima di paura». Quindi Maccani torna sugli altri verdetti a lui favorevoli. «La Provincia continua a spendere soldi perché non mi rivuole nel mio incarico di sempre. Si sostiene che abbia danneggiato l’immagine dell’ente. Ma le disposizioni del tribunale dimostrano il contrario. Dopo questa ordinanza il presidente Maurizio Fugatti dovrebbe dimettersi». La vicenda giudiziaria non è comunque chiusa: «In attesa della pronuncia definitiva — commenta l’avvocato di Maccani, Lorenzo Eccher — dovremo accertarci che la Provincia adempi all’ordinanza. È tutt’altro che scontato».