le indagini

giovedì 10 Agosto, 2023

Il killer di Iris Setti finito in un’inchiesta per droga e mafia della Dda

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Due anni fa l’arresto per spaccio di Chukwuka. La moglie: «Grande dolore, il mio pensiero alla famiglia di Iris»

Quando ancora riusciva a permettersi un affitto, una casa per lui e la sua famiglia ad Ala, aveva lavorato come addetto alle pulizie e come operaio. Poi, dopo lo sfratto, avvenuto nel 2021, e la separazione dalla moglie e dai suoi due bambini, accolti in una struttura, Chukwuka Nweke, l’omicida di Iris Setti, è finito in strada. A delinquere. Ma i guai con la giustizia erano iniziati fin dal 2011 per il 37enne. Tanto che da allora ha collezionato varie denunce: dalla resistenza al capotreno alla violazione di domicilio, agli atti osceni registrati nel 2018 in piazza ad Ala, passando per una più recente segnalazione della Polizia alla Dda, considerato il membro di un’articolazione della mafia nigeriana, per la quale, stando all’accusa, era finito a spacciare in zona stazione a Rovereto. Le porte del carcere per lui si erano già aperte nel 2018, per scontare 8 mesi di reclusione, cumulo di una serie di reati. Tre gli arresti che l’assassino si era già guadagnato prima di quello di sabato scorso, per omicidio volontario aggravato e rapina ai danni della roveretana di 61 anni incontrata la sera al parco Nicolajewka e massacrata di botte, con una furia inaudita che non le ha dato chance di sopravvivenza. Come l’abbia uccisa, con quanti pugni, e se eventualmente l’abbia anche stuprata, sarà l’autopsia eseguita martedì dal medico legale di Verona incaricato dalla Procura di Rovereto a stabilirlo (il deposito dell’esito dell’esame tra 75 giorni). Mentre l’esame del sangue a cui l’uomo è stato sottoposto in ospedale chiarirà se era in balia di sostanze e quali. Per i militari che hanno faticato a bloccarlo e arrestarlo era «come indemoniato, in balia di un delirio».
Di fatto nel passato di Chukwuka Nweke c’erano diverse ombre e più di qualcuno si chiede perché fosse libero e perché si trovasse ancora sul territorio nazionale, anche considerando che di recente gli è stata respinta la richiesta di permesso di soggiorno. Quanto all’espulsione non è fattibile dato che la madre e almeno una sorella sono cittadine italiane. Detto che il decreto di espulsione firmato dal questore di Trento nel 2019 è stato annullato dal giudice di pace e quello del 2021 sospeso in quanto l’uomo era finito in arresto per spaccio. Pizzicato a vendere droga al minuto a Rovereto, con addosso 56 dosi di eroina e due confezioni di hashish, accusato inoltre di aver fatto parte, assieme ad altri connazionali, di una rete di traffico di stupefacenti legata alla mafia nigeriana che operava tra Trento e la città della Quercia. Un’inchiesta, questa della Dda.
Altro arresto, ma per danneggiamento, lesioni e resistenza, era dell’estate scorso quando, in balia dell’alcol, ha aggredito un ciclista e i carabinieri, saltando sulla loro auto di servizio (immagini queste diventate quasi virali nel web). In carcere, allora, ci era rimasto solo per pochi mesi: il 4 ottobre era finito a casa della sorella, agli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico. Misura, questa, sostituita poi, dal 13 gennaio 2023, con l’obbligo di firma (rispettato anche il giorno dell’omicidio).
La strada era di fatto la casa del 37enne. Dove sempre più spesso veniva notato con una lattina di birra in mano, agitato, a gesticolare e muoversi in modo sconclusionato. Spesso a torso nudo e senza scarpe. Una presenza inquietante a Rovereto anche per la sua possenza fisica. «Una persona da cui stare alla larga, una bomba ad orologeria pronta a scoppiare» racconta qualche cittadino. Anche la moglie dello stesso omicida condivide il suo stato d’animo, quelle preoccupazioni che si concretizzate: «L’ho visto anche sabato pomeriggio, siamo andati a fare la spesa, mi sembrava tranquillo però è anche vero che nell’ultimo periodo Nweke aveva mostrato segnali di aggressività, c’erano stati alcuni episodi». L’apice della violenza, della sua furia fuori controllo, la sera attorno alle 22.30, quando si è accanito senza alcuna pietà su Iris Setti. Sfigurandola. Sequenze agghiaccianti che l’arrestato, dal carcere di Spini di Gardolo, dice di non ricordare: «Spiegatemi perché sono qui» avrebbe detto, stentando a credere di aver davvero assassinato una sconosciuta, mostrandosi ancora disorientato. Circostanze, queste, che potrebbero motivare la Procura di Rovereto, e semmai la difesa dell’uomo, a chiedere una perizia psichiatrica per valutare la sua capacità di intendere e volere al momento dei terribili fatti.
«Il dolore per quanto accaduto è davvero grande — fa sapere la compagna di Chukwuka, sconfortata, affranta — Sono vicina alla famiglia della donna che mio marito ha ucciso, vorrei farlo sapere loro. A loro il mio pensiero».