sicurezza
lunedì 31 Ottobre, 2022
di Davide Sgrò
In val di Cembra limite dei 60 chilometri orari solo per le moto nel 2023: è questa una delle proposte messe in campo dalle autorità (amministrazioni locali, pompieri e Commissariato del Governo) per contrastare il fenomeno dell’alta velocità, un tema che tocca sicurezza e qualità della vita dei paesi. La val di Cembra, infatti, insieme alla val di Fiemme è l’unico territorio che negli ultimi anni ha registrato – a differenza del saldo negativo nel resto del Trentino – un incremento degli incidenti, in particolare con la moto.
Sabato scorso è giunto dunque il tempo delle risposte. A seguito dell’ennesima tragedia, avvenuta poco più di un mese fa, quando persero la vita il giovane ventenne Patrick Amort ed il motociclista Jozef Mohoric, si è parlato di sicurezza stradale a Grumes in un evento promosso dal Comune di Altavalle in collaborazione con Comunità di Valle, pompieri e Arma dei carabinieri.
Il primo a prendere la parola è stato il sindaco di Altavalle, Matteo Paolazzi, che ha ribadito la necessità di discutere e dialogare con la comunità, attraverso una chiave di convivialità, un modo di stare insieme sulla strada e nella strada. È stato poi il tenente colonnello Enzo Molinari a spiegare di come, grazie ai numerosi rettilinei e curve, le strade della Valle si siano tramutate negli anni in vere e proprie piste per motociclisti. La parola chiave ovviamente è la prevenzione, e laddove questa non funziona, bisogna passare alle sanzioni – ha detto Molinari – intese non come punizione ma come correzione di comportamenti sbagliati. Molinari ha anche ricordato di come la Val di Cembra sia sprovvista di polizia locale, contrariamente a Lavis e alla Val di Fiemme, e questo rappresenta un ulteriore problema per una realtà in difficoltà.
Ha preso poi la parola Marco Epifani, giornalista e autore di format televisivi tra cui «Slow Rider», per il quale ha registrato una puntata che andrà in onda nei prossimi mesi proprio sulle strade della Val di Cembra. Epifani ha spiegato che Grumes, dal 2011, ha ottenuto il bollino di “città slow”, il movimento italiano delle città del buon vivere, il quale promuove lo stile di vita lento del benessere, e grazie alla rete internazionale permette lo scambio delle migliori pratiche a livello mondiale. Titolo, quello di «città slow», che evidentemente stride con la realtà dell’alta velocità, e da qui l’appello del giornalista: «Andare lentamente in moto permette di entrare in sintonia, in empatia col territorio e con i ritmi della natura».
Le soluzioni a questo problema le ha illustrate l’ingegner Filiberto Bolego, responsabile del servizio gestione strade della Provincia autonoma di Trento: rispetto del codice della strada, posizionamento di autovelox e telecamere, revisione dei limiti di velocità nei tratti extraurbani. Si parla anche di una pista ciclabile, infrastruttura protetta che collegherebbe i paesi e aiuterebbe almeno in parte a risolvere le cose (anche i ciclisti rappresentano infatti, seppur in maniera minore, un pericolo per chi si trova alla guida); si sta già lavorando su alcuni tratti e si punta a collegare, questa l’ipotesi, Castelmolina a Lavis, per un totale di 42 km. In particolare – ha aggiunto Bolego – si pensa all’istituzione già nei primi mesi del 2023, nelle zone più esposte a rischio, di limiti selettivi per i motociclisti, 60 km/h, per arginare un fenomeno che che va avanti da troppo tempo, come denuncia la popolazione: molti affermano di aver paura di uscire di casa durante il fine settimana, soprattutto nel periodo che va da maggio a fine ottobre, quando la concentrazione di motociclisti aumenta.
Bolego ha anche spiegato di come, in un incontro avvenuto il 13 ottobre scorso al Commissariato del Governo proprio su questo tema, a cui era presente anche il Presidente della Provincia Maurizio Fugatti, fossero emersi dei dati preoccupanti. A livello provinciale, infatti, negli ultimi anni si è registrata una riduzione degli incidenti (in particolare quelli mortali), complice anche il biennio del covid, 20-21. È allarmante sentire dall’ingegnere che questi dati non valgono per la Val di Cembra e la Val di Fiemme, nelle quali si è registrato invece un aggravarsi della situazione, particolarmente per quanto concerne gli incidenti motociclistici.
A conclusione dell’evento, il grazie dei presenti, ma anche la sottolineatura che incontro e provvedimenti arrivano forse troppo tardi.
C’è stato spazio anche per il ricordo del giovane Patrick, strappato alla vita a soli vent’anni a 100 metri dalla sede dell’evento di sabato scorso: sul luogo della tragedia hanno posato un mazzo di fiori dopo un momento di silenzio, al suolo una scritta: «Ciao Patrick».