l'editoriale
venerdì 12 Luglio, 2024
di Francesco Terreri
Una ragazza trentina è stata uccisa e il suo corpo abbandonato sotto il cavalcavia di San Lorenzo, nel centro di Trento. I soldi che gli assassini hanno guadagnato con le attività che hanno portato alla morte della giovane vengono riciclati nel sistema finanziario. Grazie ad amici e alleati presentabili e attraverso giri finanziari tortuosi che passano per i paradisi fiscali, questi soldi vengono messi in circolazione per acquisire imprese e alberghi in crisi. Anche trentini.
La ragazza si chiama Donia, la sua famiglia viene dal Marocco ma è in Trentino da quasi trent’anni. Lei ha – aveva – 27 anni, è nata qui, è cittadina italiana, di fatto se non giuridicamente. Ha fatto le scuole da noi, ha lavorato da noi. Aveva delle fragilità, di cui hanno approfittato i signori della droga che controllano la piazza di Trento. Nonostante l’impegno della famiglia e degli amici, Donia non ce l’ha fatta. Non è bastato neanche l’aiuto del Serd, il Servizio per le dipendenze, che fa un gran lavoro per le oltre mille persone seguite ma non ha abbastanza personale, come è emerso clamorosamente in questi giorni. Donia è morta a seguito dell’assunzione di una qualche sostanza stupefacente, non si sa ancora con certezza quale, potrebbe essere la vecchia eroina come il nuovo fentanyl come altre.
Donia è stata uccisa dalla droga o, più precisamente, da chi ha spacciato quella droga. Il pusher diretto fa parte della manovalanza. Magari è tossicodipendente anche lui. La banca dati del Dipartimento per le politiche antidroga della Presidenza del Consiglio dice che nel carcere di Spini di Gardolo ci sono 64 detenuti tossicodipendenti, quasi un quinto della popolazione carceraria. Il piccolo spacciatore incassa soldi in contanti che in buona parte deve girare al suo superiore. In Trentino, secondo l’Unità di informazione finanziaria della Banca d’Italia, l’uso di denaro contante nelle transazioni legali è sotto il 2%, un livello molto basso. Eppure la provincia è classificata a rischio alto di anomalie. Il rischio, spiegano gli investigatori, deriva proprio dai profitti delle attività illegali come lo spaccio di droga.
La Direzione investigativa antimafia, nella sua ultima relazione, racconta il percorso dei soldi in uno dei casi trentini venuti alla luce a seguito delle indagini della Guardia di Finanza. Sodalizi colombiani e messicani, con una rete di broker collegata, cedono a credito sostanze stupefacenti alle organizzazioni criminali italiane che, con l’attività di spaccio in Trentino e in altri luoghi, incassano i contanti. Il denaro viene consegnato ai money collectors, i corrieri, che trasferiscono le somme ai money mule, i prelevatori. Dopo il deposito del denaro sui conti correnti, vengono effettuati dei bonifici in dollari ad aziende di prodotti elettronici e beni di lusso, precedentemente individuate dalla rete di broker e dislocate negli Stati Uniti, in Turchia, Cina, Hong Kong. Le multinazionali, a loro volta, spediscono i prodotti ai clienti sudamericani i quali, ricevuti i beni, procedono al pagamento in pesos ai broker, che a loro volta restituiscono le somme ai cartelli colombiani, consentendo loro di avere denaro contante ripulito nella moneta locale.
Quanto vale questo mercato in Trentino? Secondo l’Istat, nella relazione sull’economia non osservata, la spesa annua per consumi di droghe in Italia si attesta sui 15,5 miliardi di euro. I quantitativi di droga sequestrata in Trentino sono tra lo 0,2 e lo 0,3% del totale nazionale. Se il mercato ha una dimensione proporzionata alle sostanze sequestrate, in provincia i consumi di stupefacenti valgono tra 40 e 50 milioni di euro l’anno. Tuttavia, come documentato da «il T», nell’ultimo anno e mezzo le forze di polizia hanno sequestrato in provincia droghe per un valore di mercato di 60 milioni di euro. Significherebbe che il valore complessivo del mercato sta salendo.
Chi gestisce e ricicla queste somme? Lo ha spiegato, sempre su «il T», il professor Andrea Di Nicola, che dirige il Centro di scienze della sicurezza e della criminalità delle Università di Trento e Verona. Tra i soggetti italiani, l’organizzazione criminale che più è diventata holding finanziaria è la ’ndrangheta, in grado di riciclare grandi ricchezze provenienti dal traffico di droga. Ben altro che l’infiltrazione artigianale nel settore del porfido, smascherata dall’inchiesta Perfido. Tra le mafie straniere, quelle con i maggiori proventi della droga sono le organizzazioni nigeriane e albanesi, che però non sono ancora così sofisticate nel riciclaggio. Con i proventi del mercato della droga, queste ed altre organizzazioni illegali, come le mafie russe e cinesi, si affacciano nell’economia legale, dove ci sono imprese e alberghi in difficoltà, magari con i loro debiti deteriorati venduti dalle banche alle finanziarie. Imprenditori a rischio, quindi, di cedere a offerte provenienti da professionisti e da società con sede a Cipro o nelle isole del Canale della Manica.
Le istituzioni e la società trentina dovrebbero sostenere molto di più Donia e i suoi familiari nel tentativo di sfuggire al mercato della droga, dovrebbero investire di più nella rete di prevenzione e sostegno. Non ne va solo della vita di tanti giovani, ma anche della difesa del tessuto economico sano dalle infiltrazioni della criminalità.
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