L'intervista
giovedì 2 Febbraio, 2023
di Marika Damaggio
È impegnato in un tourbillon di incontri istituzionali con i ministri di tutta Europa. Obiettivo: definire una strategia industriale comunitaria che rafforzi la competitività del continente nella sfida globale con i mercati internazionali (cinese e statunitense in testa). Ma oltre all’agenda del suo dicastero, che ha delega in materia imprese e made in Italy, Adolfo Urso non perde di vista le faccende politiche dei territori che meglio conosce. Come il Trentino, che da commissario di Fratelli d’Italia ha avuto modo di osservare proprio quando l’attuale candidata presidente del partito di Giorgia Meloni, Francesca Gerosa, nel 2020 fu dispensata dal ruolo di coordinatrice. Altri tempi. Nel pieno delle tensioni politiche fra Lega e FdI, il ministro rimarca il peso del suo partito («Il primo del Trentino») e circa la possibilità di sostenere nuovamente la candidatura di Maurizio Fugatti cita i precedenti: «Il principio della riconferma automatica del presidente uscente è stato infranto proprio da alcuni alleati in Sicilia quando si chiese di non ricandidare il governatore uscente Musumeci». Touché.
Ministro, in vista del Consiglio europeo straordinario del 9-10 febbraio ha avviato una serie di incontri, da ultimo con i ministri tedeschi Wissing e Habeck, per illustrare la posizione italiana sulla nuova politica industriale europea per rispondere alla competizione di Cina e Stati Uniti. Come si costruiscono politiche comuni ed efficaci? Dove si parte?
«Da tempo è partito un vero e proprio pressing del Governo per portare avanti la visione italiana per una politica industriale europea. Ne ho parlato all’inizio del mandato, tre mesi fa, nelle dichiarazioni programmatiche alle Commissioni riunite di Camera e Senati, delineando la nostra strategia. Una visione positiva e di collaborazione con tutti i paesi Ue per realizzare una politica industriale ed energetica comune. Siamo ad un punto di svolta che richiede un nuovo modo di pensare e nuovi strumenti. Oggi dobbiamo rispondere alle sfide globali derivanti dalla pandemia, dagli effetti socio economici della guerra in Ucraina e trovare soluzioni per rispondere alle politiche di aiuti messe in atto negli Stati Uniti (IRA) e affrontare le nostre dipendenze dovute alle carenze strutturali del sistema produttivo tra cui energia e materie prime».
La sfida digitale per le piccole e medie imprese è complessa e, in Trentino, il 90% delle Pmi sono piccole se non piccolissime. Come si promuove la loro competitività che passa, inevitabilmente, da una svolta digitale?
«Lunedì scorso, con l’informativa in CdM, è stato avviato il percorso di definizione del disegno delega di riordino degli incentivi che impegnerà il MIMIT nei prossimi mesi per dare attuazione a un programma ambizioso di politica industriale. Insieme agli incentivi pubblici, sarà fondamentale anche rendere accessibili servizi finalizzati ad accompagnare le micro, piccole e medie imprese, in tutte le fasi della digitalizzazione, dal miglioramento dei processi aziendali all’introduzione di nuove tecnologie 4.0 e ambientalmente sostenibili. Nei prossimi giorni sarà emanato il decreto ministeriale che assicura il finanziamento alla rete del trasferimento tecnologico diffusa sul territorio e composta da Digital Innovation Hub, PID, EDIH e Competence Center».
Ci spiega, invece, il non paper italiano come si declina?
«Abbiamo presentato il “non paper” la settimana scorsa a Bruxelles per contribuire alla riflessione generale in vista del Consiglio straordinario del 9-10 febbraio. La posizione espressa dal governo italiano è chiara e credo possa aiutare a sbloccare l’impasse che sembra si stia manifestando tra le istituzioni europee e tra gli stessi stati membri. Ne ho parlato con i due ministri tedeschi Habeck e Wissings nei giorni scorsi e anche loro hanno convenuto sul ruolo propulsivo e di mediazione che l’Italia può svolgere proprio in questo momento. Venerdì (domani ndr) sarò a Praga e Budapest e poi a Varsavia e Stoccolma dove incontrerò anche il commissario Breton. Il “non paper” nazionale è una ottima base su cui altri Paesi possono convergente per realizzare davvero una Europa assertiva, competitiva e solidale di fronte alle nuove sfide globale. Serve una riforma degli aiuti di Stato all’interno di un progetto complessivo europeo che riduca e non amplifichi le differenze e quindi il divario tra gli Stati membri. Servono strumenti e risorse comuni per investire nei settori strategici. Serve unire e non dividere l’Europa».
Il Trentino nel disegno di Bruno Kessler è terra di ricerca. Qui ci sono realtà, come Fbk, che si sono ricavate solide collaborazioni industriali. Come si rendono maggiormente competitive le imprese sfruttando la ricerca?
«Secondo i risultati dell’ultima valutazione Anvur sulla qualità della ricerca, FBK è la Fondazione di ricerca al top in Italia per l’eccellenza scientifica in 3 diverse aree tematiche e per l’impatto economico e sociale. È un’eccellenza italiana, per fortuna non isolata. Non mancano anche gli esempi di collegamenti tra il mondo della ricerca e le imprese, ma non sono ancora diffusi, ben strutturati e sistematizzati come vorremmo. Non dobbiamo puntare a incrementare il numero dei centri, semmai il sistema del trasferimento tecnologico sconta una eccessiva frammentazione e la mancanza di una governance chiara. Occorre mettere in rete le migliori realtà presenti nei territori e puntare a un innalzamento della qualità dei servizi per assicurare risposte efficaci e tempestive ai fabbisogni delle imprese. La rete del trasferimento che abbiamo disegnato, anche grazie alle risorse del PNRR, deve essere l’antenna nazionale sulle migliori tecnologie, incluse quelle di frontiera, e soprattutto sulla loro applicazione nei contesti tipici del tessuto produttivo nazionale».
L’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha bocciato la legge trentina sulla proroga al 2029 delle gare per le centrali idroelettriche. Nella segnalazione, che è un parere, l’Antitrust sottolinea che una misura del genere è giustificabile solo se è funzionale all’espletamento delle gare. Il tema è sensibile: in ballo c’è un settore che in provincia di Trento vale un miliardo e realizza 100 milioni di utili all’anno. Insomma: qual è il punto di caduta? Possibile una proroga al 2029?
«La questione delle concessioni delle grandi derivazioni di acqua a scopo idroelettrico è una materia complessa. L’Italia, e anche la legge trentina, ha più volte provato a disciplinare la materia, ma la criticità è sempre stata la notevole differenza rilevata in ambito europeo sia sulla durata delle concessioni, che deve essere adeguata alla realizzazione degli investimenti, sia sul grado di apertura del mercato alla concorrenza, con il rischio che una definizione non coordinata nell’ambito dell’Unione, portasse a pregiudicare il buon funzionamento del mercato interno dell’energia. Occorre certamente disciplinare le modalità di concessione in modo che vengano riconosciuti, giustamente, gli investimenti effettuati dai concessionari uscenti e tutelate le imprese che operano nel settore, improntando le nuove procedure alla massima partecipazione, alla parità di trattamento e alla trasparenza, nell’ambito di un quadro normativo e regolatorio certo e omogeneo, quantomeno a livello nazionale. Vale il principio della reciprocità: non si può chiedere all’Italia di aprirsi quando gli altri si chiudono».
Oltre ai temi strettamente amministrativi ci sono quelli politici, lei è stato commissario di Fratelli d’Italia in Trentino e oggi le tensioni con la Lega non mancano sulla definizione del candidato presidente: tutta la coalizione di centrodestra ha sottoscritto un documento, lunedì, in cui confermano il bis di Maurizio Fugatti. Ma FdI non ha firmato, ribadendo che il nome del partito è Francesca Gerosa. Come si trova un punto d’incontro?
«Riconoscendo a Fratelli d’Italia il ruolo del primo partito Trentino così come è emerso nelle ultime elezioni politiche e confermato in ogni successivo sondaggio».
La mancata riconferma di un presidente uscente non è così frequente. Il Trentino nel 2018 vinse dopo due decenni di governo di centrosinistra, le spaccature rischiano di danneggiare la coalizione? Il rischio che si proceda divisi esiste?
«Il principio della riconferma automatica del presidente uscente è stato infranto proprio da alcuni alleati in Sicilia quando si chiese di non ricandidare il governatore uscente Musumeci che aveva riportato il centrodestra al governo della Regione e ben operato in Sicilia, come emergeva dal consenso dei cittadini. Al contrario noi non abbiamo posto pregiudiziali verso il presidente Fugatti ma a maggiore non riteniamo che le nostre proposte su programmi e persone possano conoscere veti. Il Trentino e la sua autonomia hanno un partner forte nel governo di Giorgia Meloni. E noi siamo la migliore garanzia per l’autonomia. Governiamo assieme l’Italia e tante regioni, governeremo anche il Trentino, ma con una impronta forte di Fratelli d’Italia, come la abbiano impressa all’azione del governo. È nell’interesse del Trentino. Gli alleati capiranno come hanno già capito gli elettori».