la storia
domenica 24 Dicembre, 2023
di Sara Alouani
Nessun albero di Natale, nessuna lucina che pende dal balcone e nessuna ghirlanda sbrilluccicante attaccata alla porta di casa della famiglia di Ahlem Galbi, trentottenne di origine tunisina che dal 2012 vive a Trento insieme al marito Kairi e ai due figli Yakoub e Ayoub, rispettivamente di 7 e 4 anni. Questo perché «noi musulmani non festeggiamo il Natale» spiega Ahlem. Ma non perché non credano in Gesù, che è un profeta riconosciuto anche dall’Islam e che nel Corano viene indicato come «Issa», figlio di Meriem (Maria ndr) ma perché «la data di nascita di Gesù – continua Ahlem – non è specificata nel Libro sacro e quindi per noi non esiste un ‘25 dicembre’ e rimane semplicemente una festa religiosa cristiana che rispettiamo ma non condividiamo». Per questo motivo la casa di Ahlem non ha alcuna decorazione natalizia e, chiaramente, Babbo Natale per i bambini non esiste. «Abbiamo raccontato ai nostri figli che Babbo Natale è uno zio mascherato che porta i regali ai nipotini – spiega – ma che per noi questa ricorrenza non c’è. Così, preferiamo fare i regali per il compleanno o per le nostre feste religiose come Aid Al-Fitr. E devo dire che i bambini sono molto comprensivi e non fanno domande a riguardo». Ayoub e Yakoub però partecipano alle attività scolastiche natalizie, come le recite e hanno anche imparato le poesie di Natale a memoria, con il sostegno dei genitori, perché «è giusto adattarsi a quelle che sono le tradizioni del Paese in cui viviamo ma con un limite che non oltrepassa la religione» dice Ahlem. In qualche occasione, la famiglia Galbi ha anche scambiato i regali di Natale con i vicini di casa, in segno di riconoscenza e intreccio interculturale che usa il rispetto reciproco come chiave di lettura. Rimane il fatto che per i quattro componenti del nucleo familiare musulmano il 25 dicembre è un normalissimo giorno festivo. «Anni addietro siamo andati a sciare, l’anno scorso, invece, abbiamo approfittato delle feste per andare in Tunisia. Quest’anno credo rimarremo a casa, come una qualunque domenica dell’anno» spiega Ahlem. I bambini, però, rimangono bambini e per evitare che i racconti dei compagni al rientro a scuola dopo un periodo di festa e regali instillino in Ayoub e Yakoub un senso di «diversità», mamma e papà preparano dei doni per festeggiare la fine dell’anno, una ricorrenza molto sentita anche nella comunità islamica, che generalmente festeggia con un cenone in famiglia.
«In questo modo i bambini potranno iniziare il secondo quadrimestre con qualcosa di nuovo e raccontare agli amici la loro festa».