La reazione
giovedì 11 Luglio, 2024
di Benedetta Centin
Sorpresa. Delusione. Sconforto. E ora il carico, il fardello di un dolore, di una mancanza, ogni giorno più opprimente, diventa ancora più pesante, più grave da sopportare, da portare. Sulle spalle. Nel cuore. E si ha anche voglia di lasciare spazio al silenzio. A casa di Andrea Papi, a Caldes, in val di Sole, dove c’era grande attesa in vista di una risposta di giustizia tanto agognata, è un mix di emozioni.
«Non è cambiato nulla»
A parlare è Carlo Papi, papà del ragazzo di 26 anni, che racconta le reazioni alla notizia dell’atto notificato dalla Procura di Trento. «Quando ci hanno comunicato la richiesta di archiviazione da parte del pubblico ministero è stato un fulmine a ciel sereno. È come se un macigno ci fosse crollato addosso» le parole del genitore, avvilito come la moglie Franca e la figlia Laura. «Per quindici mesi abbiamo atteso con apprensione, ma anche con speranza, l’esito delle indagini e alla fine è come se non fosse accaduto nulla» chiosa Carlo Papi, che ancora si tormenta con tante domande che ad oggi non trovano risposta.
«Ma l’orso chi lo gestisce?»
«Ovviamente, rispettiamo il lavoro della magistratura — dichiara il padre in merito alla richiesta di archiviazione depositata dalla Procura — ma il nostro punto di vista è quello di due genitori che quel giorno hanno perso la cosa più cara al mondo, un figlio. È stato un sacrificio vano? Dobbiamo aspettare che accada di nuovo?» si interroga Papi.
Per la famiglia una sorta di via crucis. «Dopo tutto quello che è successo, dagli striscioni in ricordo di Andrea che ci hanno fatto togliere, alle numerose diffamazioni su Facebook, ora questa richiesta di archiviazione — continua — Ma l’orso di chi è? Chi lo gestisce e chi lo ha gestito in tutti questi anni?» insiste il genitore che già in altre occasioni aveva tirato in ballo le responsabilità di una gestione del piano Life Ursus «che non è mai stata seguita, che è sfuggita di mano: un progetto che si è rivelato un fallimento totale» aveva già puntato il dito Carlo Papi nell’ultimo anno.
La richiesta di giustizia
I familiari di Andrea fanno comunque sapere che non intendono arrendersi. Che non vogliono deporre le armi, determinati ad ottenere una risposta di giustizia. Quella che invocano da quindici mesi a questa parte. «Noi comunque non molleremo né oggi né mai e continueremo a chiedere giustizia — insiste Carlo Papi — Non voglio aggiungere altro. Se non che, tra poco, andrò in cimitero a trovare il mio amato Andrea e per la prima volta nella mia vita sarò in difficoltà sulle cose da dirgli perché non mi è rimasta più nessuna parola».
«Vedremo come muoverci»
A commentare le novità sul fronte delle indagini penali è anche Maurizio Cibien, della Giesse Risarcimento Danni, società a cui si è affidata la famiglia del 26enne.
«La decisione della pm ha sorpreso anche noi ma è difficile commentare senza prima aver letto le motivazioni. Abbiamo trenta giorni per opporci. Tramite il nostro legale fiduciario, faremo copia degli atti e leggeremo tutto con attenzione per capire come muoverci. Nel frattempo, chiediamo rispetto per la famiglia e per il suo dolore».
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