il progetto

sabato 15 Aprile, 2023

Il ponte di Messina costerà 13,5 miliardi ma i soldi per ora non ci sono

Il progetto ha ricevuto due giorni fa l’ok dall’Ue ma il Def certifica che mancano i fondi per realizzarlo. Europa Verde: «Governo Meloni smetta di fare propaganda e destini le risorse al Sud»

Per il Ponte sullo Stretto di Messina (il progetto ha ricevuto due giorni fa l’ok dall’Ue) servono 13,5 miliardi di euro. La stima è stata elaborata in un allegato del Def (Documentazione economica e finanziaria) dove viene spiegato come, però, «non esistano coperture finanziarie disponibili a legislazione vigente; pertanto, queste dovranno essere individuate in sede di definizione del disegno di legge di bilancio». «Le opere complementari e di ottimizzazione alle connessioni ferroviarie, lato Sicilia e lato Calabria, che dovranno essere oggetto del contratto di programma con Rfi, si stima avranno un costo di 1,1 miliardi» conclude la nota.
«Il Def certifica che non ci sono soldi per realizzare il ponte sullo Stretto di Messina e stima che il costo per la realizzazione del ponte e opere complementari sarà di oltre 14,6 mld di euro. A parte che è una vera e propria follia. Siamo di fronte ad una vera e propria truffa politica e mediatica di chi parla – al solo scopo di fare propaganda – di realizzare un ponte senza avere i soldi per finanziarlo, e nel decreto mette 340 mln di euro per finanziare concessione e studi di progettazione», ha commentato in una nota Angelo Bonelli, co-portavoce nazionale di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi-Sinistra. «Un ponte che non regge, anche dal punto di vista ingegneristico, considerato che non esiste al mondo un’opera a campata unica con ferrovia lungo 3,3 km – ha spiegato -. 14,6 mld che rischieranno di diventare 20 mld, sottraendo risorse al ritardo infrastrutturale ed al trasporto ferroviario. Tra l’altro 10 giorni fa Salvini parlava di 10 mld oggi 14,6, si tratta della sua solita propaganda. Ma il governo Meloni deve smetterla di fare propaganda e si metta a governare seriamente, cominciando a ritirare il decreto sul ponte e destinando le risorse al Sud».
La Uil non è contraria al Ponte sullo Stretto, «un’infrastruttura utile per l’Italia e per la sua crescita economica», ma è necessaria «una seria e puntuale comparazione della fattibilità tecnica, economico-finanziaria, sociale e ambientale della stessa, che evidenzi le ricadute sulle componenti ambientali, paesaggistiche, territoriali e urbanistiche, e sull’occupazione». E’ la posizione espressa dalla segretaria confederale Tiziana Bocchi nell’audizione di ieri di fronte alla Commissione Trasporti della Camera. Il Ponte infatti «si inserisce in un’area del nostro Paese che è caratterizzata già da una carenza infrastrutturale, la cui risoluzione rappresenterebbe una leva di sviluppo economico sia per il turismo che per il contesto produttivo» osserva Bocchi, sottolineando che così, quindi, «diventa la cerniera di un processo di infrastrutturazione del Mezzogiorno che fino ad oggi non c’è stato». Per questo «non deve in alcun modo gravare sul resto dello sviluppo infrastrutturale delle due regioni, per le quali sono state stanziate ingenti risorse per la viabilità ferroviaria e stradale. Solo così eviteremo l’effetto cattedrale nel deserto», spiega ancora la segretaria di via Lucullo.
«La centralità del corridoio scandinavo-mediterraneo, considerato un cruciale asse nord-sud per l’economia, dimostra l’importanza strategica dell’area dello Stretto di Messina e del suo valore socio-economico. Per questo motivo l’attraversamento stabile dello Stretto, sviluppato prevedendo sia infrastrutture ferroviarie che viarie, può rappresentare un progetto utile, inserito in un piano di sviluppo infrastrutturale più ampio del sud del Paese», conclude.