L'opinione
lunedì 13 Gennaio, 2025
di Giovanni Veronesi
In montagna fa freddo. È un dato di fatto. Può fare più o meno freddo ma non ricordo un altro posto dove fa così freddo. Forse sott’acqua, dopo i 15 metri, quando i raggi del sole non filtrano più, o con 39 di febbre e una copertina inutile sulle spalle, o in motorino di notte con la tramontana e una felpetta regalata a natale con su scritto «I love strange circumstances». Comunque, secondo me, per quanto riguarda il freddo, la montagna non si batte. In questi giorni bellissimi, passati con l’amico Lorenzo Fabiano, fra Madonna di Campiglio e Courmayeur, la mia mente ha potuto rilassarsi e pensare cose impensabili, tipo: 1) che il governo Meloni è riuscito a fare una cosa oggettivamente buona con la liberazione lampo di Cecilia Sala; 2) che Lorenzo Conci, organizzatore della mitica gara di slalom sul canalone Miramonti a Madonna di Campiglio, è uno di quegli uomini che andrebbe preso per organizzare i vari G7 e G8 in giro per il mondo. La sua efficienza, insieme al suo staff, fanno di quell’evento, una delle cose meglio realizzate che abbia mai visto; 3) che sciare fa bene al fisico ma sulle piste si rischia la vita ad ogni curva, c’è troppa gente. È un’alchimia di incroci che sembrano scambi ferroviari manovrati da un destino maldestro che sbaglia troppo spesso; 4) Io, che sono diventato maestro di sci ad honorem, sono molto più gentile adesso e se vedo qualcuno in difficoltà mi fermo. Prima tiravo dritto; 5) fare fotografie sotto i fiocchi di neve, che di per sé sarebbero trasparenti e non bianchi, è come fermare il tempo sotto la cosiddetta «campana di vetro».
E poi, tornando da Dolonne, ieri, dopo aver mangiato lo stinco d’agnello, con non pochi sensi di colpa, io, che amo andare a cavallo, mi sono immaginato cosa sarebbe di bello se portassi fin quassù Ganner (il mio quarter horse) e passeggiassi con lui nei sentieri nevosi di queste alpi maestose. Il mio cavallo è più intelligente di tanti politici che conosco e non avrebbe paura, né degli orsi, né dei lupi, forse dei cacciatori assatanati sì, o dei bracconieri. «La natura si preserva da sola, se nessuno le rompe i coglioni», questo pensa da sempre, Ganner.
In verità, se proprio devo essere sincero, io mi sforzo di pensarla allo stesso modo ma poi, vado in giro col diesel, prendo aerei a gogo e uso il riscaldamento a palla. Questo fatto degli orsi poi, ha dei risvolti strani. Pensate che a premiare i vincitori della 3Tre c’erano nientepopodimeno che Salvini e Fugatti e la mascotte della gara cos’era? Un orso, «trudy for the future» c’è scritto attaccato alla magliettina che indossa. Allora decidetevi. O l’orso è quella belva assetata di sangue di cui parlano gli allevatori del trentino, oppure è un gadget adorabile per bambini che se lo terranno stretto al cuore prima di dormire. Insomma, fa freddo quassù è vero, ma è pur vero che l’ordine delle cose, che governa il mondo, lo prevede e io non posso oppormi più di tanto. Come non ci si può opporre più di tanto al fatto che Fugatti possa uccidere 8 orsi all’anno, «trudy for the future», a suo piacimento. È un’anomalia dello stato delle cose, direbbe Gunner, condannare a morte, mediante un vero e proprio processo, orsi e lupi, in un paese dove la pena di morte è stata abolita dopo la guerra.
Ma la gente ha da fare, deve mettere insieme il pranzo con la cena, deve pagare il 50% di tasse allo stato, deve tirare su i figli, deve lottare con la vita e non può anche preoccuparsi degli orsi del Trentino e allora se ne frega e lascia pista libera a chi vuole sterminarli. La soluzione? C’è, eccome. Yellowstone. Ma ti ridono in faccia se glielo proponi e lo sapete perché? Beh, semplice, perché per fare un parco nazionale come Yellowstone ci vogliono almeno 8/9 anni di organizzazione (e anche in questo caso io ci metterei a capo Lorenzo Conci) e invece loro, i politici, hanno bisogno di voti freschi, subito. Una legislatura dura al massimo 5 anni. Capito ora? Però non volevo parlare di questo, ero partito per parlare del freddo e di tutte le sue derivazioni, tipo il ghiaccio, che fatto a cubetti e sbattuto in alcune bevande le rende davvero speciali. Vabbé, io ormai sono un «maestro di sci», e i maestri di sci non si lamentano mai così, tantomeno del freddo, semmai ovviano con i bombardini, si strofinano le mani grosse e dicono ai loro allievi: «n’dema boccia». E ripartono tutti in fila come una piccola umanità fatta di regole affettuose e pericoli calcolati. Così come dovrebbero essere tutte le società del mondo. Comunque oggi, mio padre e mia madre sarebbero orgogliosi di me se mi vedessero con questa bellissima giacca rossa con la «stella» da sceriffo sul petto. So esattamente cosa direbbero. Lui: (ironico) «Gio’, adesso finalmente un lavoro ce l’hai». Lei: (accorata) «Gio’, vai ben pianino…».
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