mercoledì 11 Dicembre, 2024

Il sindaco Alessandro Betta al Pd: «Mi avete abbandonato»

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Il primo cittadino ottiene l’audizione in Direzione: «Amareggiato dalla sospensione»

Alla fine li ha convinti. La Direzione del Partito democratico — dopo una giornata di tira e molla — ha concesso udienza al sindaco di Arco Alessandro Betta, indagato nell’inchiesta della magistratura che ha scosso la politica trentina. Poche le parole del sindaco dem, che pronuncia con la voce rotta prima di entrare nella sede del Pd provinciale: «Come sto? Ci sono ancora». E cosa andrà a dire alla Direzione? «La verità». Quale? «Quella che ho già scritto su Facebook», dove Betta rigetta le accuse delle Procura, senza però entrare nel merito dei fatti contestati. «Cercherò di dire la stessa verità che dirò in tribunale». Betta sembra davvero provato, smagrito, il volto affilato. Se gli si chiede cosa si aspetti dall’incontro che sta per iniziare, si emoziona: «Avrei voluto che fosse stato il mio partito a chiedermi di essere ascoltato». Invece l’ha dovuto chiedere lui: «Prendo atto». Ed è dispiaciuto della decisione della Direzione di deferirlo al Comitato di garanzia con la richiesta della sospensione? «Altroché se sono dispiaciuto — afferma — più per questo che per tutta la vicenda giudiziaria».

Il gelo
Salite le scale, entrato nella sede del partito, al tavolo c’è seduto solo Roberto Pinter. E Betta si siede una sedia più in là. Si salutano, forse Pinter gli chiede pure come sta. Nonostante la questione giudiziaria, nonostante la questione politica, si coglie umanità. La pietas, potrebbe dire qualcuno. Sentimento che poi sparisce dalla sede del Pd, perché prima il segretario Alessandro Dal Ri chiede ai fotografi di non immortalarlo vicino all’imputato, poi si ritira nel suo ufficio, nell’attesa che i fotografi se ne vadano. Ma che invece aspettano il segretario fino alla fine. Anche molti altri della direzione aspettano fino all’ultimo per sedersi al tavolo, rimanendo sul corridoio, in difficoltà nel rapportarsi con il sindaco indagato.

«Potrei non sentirmi bene»
Betta è arrivato a Trento, da Arco, accompagnato in macchina da Valeria Parolari — componente della Direzione dem — e dall’assessore della sua giunta Dario Ioppi, che però della Direzione non ne fa parte: «Mi ha accompagnato anche Dario — spiega Betta — se non è un problema per voi vorrei che rimanesse». Nessuno sa cosa rispondere, il segretario è chiuso nel suo ufficio finché ci sono fotografi e giornalisti. «Se non è un problema — continua il sindaco — ma ha voluto accompagnarmi, ha paura che possa stare male», e qui davvero la voce di Betta si fa flebile e acuta che sembra possa piangere. E gli occhi diventano ancora più lucidi quando capisce che il ritardo nell’inizio dell’incontro è dovuto al fatto che il segretario non si vuole sedere al tavolo con lui per paura di una foto assieme: «Mi sposto io, esco un attimo se serve per fare la foto». Alla fine Dal Ri emerge dal suo ufficio, la foto del tavolo al completo viene scattare e la riunione inizia. Riunione dove il sindaco non nega la frequentazione di Signoretti ma nega di aver chiesto soldi all’imprenditore.

Il Pd in difficoltà
L’annuncio delle «dichiarazioni spontanee», che il sindaco di Arco Alessandro Betta intendeva rendere alla Direzione provinciale dem, aveva messo in subbuglio il Partito democratico fin dalla mattina di ieri. «Io non ci vado, io non partecipo», diceva a margine dei lavori del Consiglio provinciale la consigliera Lucia Maestri. Contestava il metodo chiacchierando con i suoi colleghi di gruppo: «La direzione, organo politico, ha deciso di deferire Betta alla commissione di garanzia chiedendone la sospensione. Ora è la commissione di garanzia che semmai deve sentirlo». Maestri, ex segretaria, è forse la parte maggiormente «offesa» da Betta e dall’ex consigliere Luca Zeni, perlomeno stando agli atti dell’inchiesta. I due, infatti, avrebbero voluto «prendersi il Pd» stando a quello che affermerebbe, intercettato, l’imprenditore Paolo Signoretti. Prenderlo, quindi toglierlo a Lucia Maestri che allora lo guidava e che non voleva né la concessione del via libera al quarto mandato per Zeni né convocare le elezioni primarie tanto volute, invece, proprio da Betta, che le ha poi ottenute, candidandosi anche per la segreteria. Primarie la cui campagna in suo favore sembrerebbe aver ricevuto finanziamenti «illeciti», elargiti proprio da Signoretti.

«Farà la vittima»
Il partito, dunque, alla richiesta dell’audizione di Alessandro Betta si è allarmato. A chi, come Lucia Maestri, sosteneva di non dover dare al sindaco questa possibilità, si è contrapposto, senza grande convinzione peraltro, chi non voleva cadere in un tranello: «Poi Betta farebbe la vittima», questa la sintesi. Di fatto però la difficoltà interna ai dem è più profonda, perché le contraddizioni sono molte: il Pd di Riva chiede la testa della sindaca Santi, ma il Pd di Arco non chiede le dimissioni di Betta. E non le chiede nemmeno il vertice provinciale, che ha provveduto solo al deferimento dell’iscritto ai Garanti del partito.