l'editoriale
venerdì 3 Novembre, 2023
di Simone Casalini
Un anno fa cominciava l’esperienza de «il T quotidiano» in un territorio precario, come lo è il mercato editoriale, e in una traiettoria storica in cui informazione e comunicazione sono sì due assi portanti delle nostre vite ma tendono a divorare le parole che esse stesse producono. Il nuovo quotidiano – nelle sue molteplici vesti, cartacea, digitale, web e social – si proponeva e si propone quindi di offrire al racconto di tutti i giorni un carattere meno provvisorio, di ricercare la profondità più che la superficie, di ricostruire una trama comune partendo spesso dalle singole biografie. Che parlano di sé e di noi. Più di tutto l’idea, con le forze a disposizione, era di non ancorarsi a modelli tradizionali – anche se con l’attrattività dovuta all’abitudine – e di proiettarsi su nuovi sguardi. E nuove modalità di interpretare il compito della stampa. Prima di tutto il giornale ha cercato di essere «relazione» perché è solo nell’incontro, anche dissenziente, di parole e visioni che si può determinare la fotografia di un territorio. In un anno sono stati una cinquantina i personaggi e le realtà che hanno partecipato ai «forum» settimanali in redazione, spazi pensati per fare in modo che la riflessione prendesse campo rispetto alla battuta fugace, all’estemporaneità. Il percorso di alternanza scuola-lavoro «il T in classe», che a breve inaugurerà la nuova stagione, sta coinvolgendo un numero crescente di scuole superiori e trasforma le studentesse e gli studenti da soggetti di rappresentazione a interpreti della società che vivono. La scrittura come cittadinanza e come mezzo per arrivare alla lettura. Con l’Università di Trento abbiamo avviato una collaborazione (condensata in una pagina settimanale) che, al di là del racconto politico-istituzionale, ci consente un’immersione in quello che è uno dei motori dell’Autonomia e del suo senso. Di volta in volta ci affacciamo ad una delle tante finestre sul mondo che ateneo e ricerca aprono per ridefinire il perimetro della realtà. L’associazione della nostra testata al nome palazzetto dello sport di Trento esprime, infine, il desiderio di costruire un rapporto con le diverse sfumature sociali che in quel tempio esprimono la loro passione e identità.
La «relazione» è al centro anche della struttura del quotidiano: i «Campi liberi», oltre ad essere uno spazio di approfondimenti, di conoscenza, di leggerezza a seconda dei giorni, è un pensatoio plurale sul Trentino in cui sono transitati decine di contributors esterni e, tra questi, meritano una citazione alcune giovani firme; le «Rifrazioni» hanno riattualizzato la fotografia come fonte narrativa e con un successo di pubblico (e di professionisti del settore) che a breve lanceremo un format dedicato ai lettori («Le vostre Rifrazioni») per valorizzare le diverse sollecitazioni e proposte che giungono in redazione; «Terra Madre», la pagina dedicata ai cambiamenti climatici e quindi economici e sociali, è entrata nel vivo delle trasformazioni della nostra epoca tanto che il suo compito di investigazione spesso tracima nella cronaca. Anche in questo caso la «relazione» si è materializzata nel desiderio di partecipare ai contenuti con contributi esterni che hanno arricchito la nostra programmazione. «La Giostra», forse la sfida più complicata, guarda alle bambine e ai bambini come lettrici e lettori del domani, una specie di viatico democratico.
Tutto questo lavoro, di tessiture e slanci per differenziare e innovare l’essenza del giornale, si è affiancato a quello più tradizionale del racconto dove «il T quotidiano» non ha mai smesso la ricerca della profondità e della diversità con i suoi «Primi piani», gli scoop, le interviste in esclusiva, le inchieste (quasi quotidiane), le storie per rendere il nostro prodotto uno spazio mai scontato, graffiante (anche se questo genera rimostranze e attriti), riconosciuto e soprattutto autonomo. Ci siamo presi tutta la libertà possibile, aprendoci però al confronto perché è nella pluralità delle posizioni che si setacciano più facilmente anche i valori. La tutela del pluralismo e della libera espressione di tutti non significa rinuncia alla critica o neutralità. Le disuguaglianze sociali come elemento di debolezza di una comunità, il destino dei giovani, la ricerca di nuovi sbocchi per l’Autonomia in un contesto di radicale trasformazione, i cambiamenti climatici, la crisi demografica, la conoscenza come antidoto alla deriva antidemocratica, l’enfasi sull’inclusione e la coesione del sistema Trentino, la valorizzazione della differenza sono solo alcune delle bandiere e dei temi che abbiamo cercato di mantenere come bussola in questo primo anno di esistenza. Tutti declinati anche attraverso le storie e le biografie che sono una cifra narrativa di tutto il giornale.
Ovviamente non siamo esenti da errori (anche di lettura), critiche e limiti, anche strutturali. Sono parte del percorso di crescita – non solo della componente giornalistica, ma anche di quella societaria – che deve avere la cultura al suo centro. Come in tutti i progetti la differenza la fa chi è attrezzato di mappe e grammatiche corrette e degli elementi cardine per costruire una strategia in un mondo dell’informazione complesso, in divenire, con molti elementi ostili, dove lettrici e lettori non sono quelli delle società politicizzate e unidimensionali (cioè solo di carta) del Novecento, ma vanno coltivati uno ad uno – nelle dimensioni di lettura che prediligono – come si fa con le cose pregiate della vita. La comunità di lettrici e lettori del T è cresciuta progressivamente – e a lei va il nostro ringraziamento più grande – e noi tutti dobbiamo essere all’altezza del compito che ci siamo scelti e che ci è stato attribuito.
L'editoriale
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