la storia

giovedì 27 Aprile, 2023

Il «taglio» in urdu, inglese o italiano. «Usama barber», il barbiere multiculturale di San Pio X

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Ventidue anni, cresciuto a Rovereto, ha aperto l’attività dopo il lockdown. Dagli anziani agli studenti in Erasmus, la magia delle forbici studiata ad hoc per ogni cliente

Uno spazio dove le differenze non spaventano. Anzi, dissotterrano una curiosità infantile. Di fronte all’arte murale coranica la domanda affiora spontaneamente: «Cosa significa quel quadro?». Nel quotidiano andirivieni si incrociano studenti universitari in Erasmus, bambini accompagnati dai genitori, anziani accompagnati dai figli. Tutti lì per un’unica (semplice) ragione: tagliarsi i capelli. «Trasformare una persona, renderla felice, mi ha fatto appassionare a questo mestiere», spiega Usama Muhammad, barbiere roveretano di 22 anni, titolare di un salone in via Vittorio Veneto, nel quartiere di San Pio X, a Trento. «Usama barber», appunto.
Le sue radici affondano in Pakistan. «Avevo 3 anni quando sono arrivato in Italia con la mia famiglia – racconta Muhammad – Abbiamo vissuto prima a Brescia e poi, quando avevo 8 anni, ci siamo trasferiti a Rovereto». La «magia» delle forbici è una passione di famiglia. Il padre gestisce un salone a Rovereto, dove lavorano due dei suoi tre fratelli. «Da piccolo andavo al negozio e guardavo come lavorava – dice il ventiduenne – All’inizio non mi piaceva molto, poi con il passare del tempo, il fatto di trasformare le persone e vederle felici mi ha fatto appassionare al mestiere. Tant’è che alle superiori ho frequentato le Barelli con la specializzazione in acconciature». E nel 2020, appena dopo il lockdown, Muhammad ha aperto un’attività tutta sua a San Pio X. «I primi giorni sono stati difficili: stavo seduto tutto il tempo – ricorda – La gente non si fidava tanto perché vedevano un ragazzo. Avevo fatto poca pubblicità, poi il passaparola si è rivelato vincente: mi sono impegnato tanto e la gente ha apprezzato. Oggi ho due dipendenti». Il taglio costa 10 euro e la formula piace.
Il dentro e il fuori del locale si compenetrano. Si attende il proprio turno sul divanetto, accanto alla porta d’ingresso, oppure, soprattutto con il bel tempo, sulla panchina che si trova vicina alla farmacia San Giuseppe. I clienti sono invitati a sedersi davanti ad un lungo specchio unico: «Adesso vanno di moda gli specchi separati, ma io sono rimasto nel solco della tradizione». Discorso diverso per gli strumenti del mestiere. «Le macchinette sono tutte di ultima generazione: costano tanto – spiega – ma permettono di dare un buon servizio». Sulle pareti sono appesi quadri che rimandano alla religione islamica. Ogni musulmano ne ha almeno uno in casa. «Sono scritture realizzate come decorazioni: nomi di Dio e versetti del Corano di buon auspicio. Spesso – prosegue – mi chiedono informazioni sui quadri. Io rispondo volentieri perché mi piace raccontare la mia cultura e magari insegnare qualcosa agli altri».
Entrano ed escono persone di tutte le età. «La maggior parte sono giovani: dagli studenti delle superiori agli universitari. Ci sono anche ragazzi in Erasmus, dalla Germania, dallo Sri Lanka, dall’Inghilterra: vengono qui perché parliamo inglese. Si sentono a loro agio e raccontano la loro esperienza. Poi – aggiunge – ci sono anche anziani o clienti sui 30-40 anni, spesso accompagnati dai figli. Alcuni arrivano dalla val di Non: lì, ci dicono, non fanno tagli moderni e i prezzi sono più alti». Le differenze culturali sono il Dna di «Usama barber». «In Italia c’è ancora un po’ di discriminazione, ma non come prima — dice — Io mi sento più italiano che pakistano: conosco meglio la lingua italiana che quella urdu». La cittadinanza italiana è stata richiesta da Muhammad che è in attesa.