Il ricordo
giovedì 6 Febbraio, 2025
di Davide Orsato
«Principe lo era per titolo e nei fatti. Che avesse a che fare con un capo di Stato, con un suo dipendente — come lo ero io — o con un cameriere trattava tutti con lo stesso, grandissimo rispetto». Nella tarda serata di martedì 4 febbraio è morto Sua Altezza Karim Al-Husayn, il quarto Aga Khan, 49esimo imam dei nizariti, la parte più numerosa dell’Islam ismailita. Un uomo che fu molte cose: leader di una comunità che conta quindici milioni di persone nel mondo, imprenditore a capo di un impero finanziario valutato in 13 miliardi di dollari ma anche un «visionario» che seppe innovare il settore del turismo inventando quella che oggi si definisce una «destinazione»: la Costa Smeralda. A ricordarlo è Claudio Miorelli, il padre di Trentinto Spa (diventato poi Trentino Marketing), a lungo stretto collaboratore, in Sardegna, dell’Aga Khan.
Dottor Miorelli, che figura era il principe Karim?
«Una persona con delle visioni chiare, convinto delle sue idee. Sapeva trattare con le persone trattandoli tutti con estrema dignità: è stata il primo insegnamento che ho appreso da lui».
Quando lo ha conosciuto?
«Nei primi anni ‘80. La prima cosa che mi disse fu: “Buongiorno, signor Miorelli”. Mi fece sentire un signore, non un dipendente, per l’appunto. Il principe ha cominciato il progetto in Sardegna negli anni ‘60, poco più che ventenne: in due decenni la sua visione aveva già preso forma e si era fatta conoscere in tutto il mondo».
Quella che noi oggi chiamiamo Costa Smeralda.
«Un progetto mai visto prima, assolutamente straordinario. Venuto in possesso di un territorio vastissimo ma allora assolutamente privo di infrastrutture, il principe ha pensato a una strategia di sviluppo. Un consorzio di proprietari, con spazio sia per hotel che per case private».
Cosa c’era di rivoluzionario?
«In quegli anni si poteva fare quello che si voleva, c’era pochi vincoli — se non nessuno — dal punto di vista urbanistico. Il principe decise, però, che servivano regole per consentire un’espansione che fosse in armonia con il territorio».
Gli esempi a cui si guardava, all’epoca, nell’area del Mediterraneo, venivano da Francia e Spagna…
«Sì, Costa Azzurra e Costa Brava: due realtà che stavano già manifestando alcuni limiti. In Costa Smeralda si è pensato fin da subito si è puntato su un’ampia offerta di attività sportive. come golf e vela. E la vela ha trasformato il vento, da sempre vissuto come un problema in Gallura, in una grande risorsa».
A quel punto c’era da fare arrivare i turisti…
«Il principe Aga Khan fece un calcolo guardando la mappa geografica dell’Europa. Vide che il Nordest della Sardegna era facilmente raggiungibile dai principali centri europei, se si ragionava tramite trasporto aereo».
Cosa fece allora?
«Pose le basi per quella che sarebbe diventata Alisarda e poi Meridiana, la prima compagnia aerea privata in Italia».
A distanza di oltre sessant’anni qual è l’eredità che lascia in Costa Smeralda?
«Si può dire serenamente che ha trasformato un’area povera della già povera Sardegna in un luogo in cui c’è lavoro. Pensiamo ad Olbia, che negli anni ‘50 contava poco più di diecimila abitanti e ora ne ha oltre sessantamila, è un centro di riferimento per un’intera area. Oggi, ricordando l’Aga Khan, tutti in Sardegna ricordano la bontà di questo progetto».
Quanto ha pesato questo esempio nella sua esperienza in Trentino?
«Molto. Ho cercato di applicare a Trentino Spa gli insegnamenti del principe, per un turismo che sapesse proporre una formula in armonia con il territorio. Ho incontrato anche qualche opposizione, perché c’era chi riteneva questo modo di agire, che pur si muoveva nell’ambito di un soggetto pubblico, troppo “privatistico”».
Con l’Aga Khan allora non fu un addio…
«Una volta lasciato il Trentino, nel giro di due settimane venni richiamato: questa volta nel consiglio di amministrazione di Meridiana. Ci rimasi fino al 2012. Da allora faccio il nonno».
l'intervista
di Alberto Folgheraiter
Giornalista, 95 anni, ha dedicato tutta la vita allo studio dei dialetti. «In Trentino quattro grandi gruppi. Solo in val di Non almeno dieci varianti»