Il fenomeno
domenica 9 Marzo, 2025
Il Trentino invecchia: il 24% degli abitanti è over 65. E per la non autosufficienza spesi 200 milioni
di Gabriele Stanga
L'assessore Tonina: "Puntiamo sulla prevenzione e promuoviamo sani stili di vita per i giovani"

Nel 2024 in Trentino la popolazione over 65 ha raggiunto il 24% del totale, corrispondente a circa 129 mila abitanti su 543 mila. Per fare un rapido confronto, nel 2018 il dato era di 120 mila e nel 2011 poco più di 103 mila.
I dati Ispat
Ma con inverno demografico e calo delle nascite i numeri sono destinati a crescere ancora, tanto che, secondo le previsioni Ispat, tra vent’anni si dovrebbe arrivare al 27,5% di over 65 e nel 2065 alle soglie del 30% (29,5). Contemporaneamente migliorano le aspettative di vita e cresce anche la popolazione sopra gli 85 anni, che oggi è intorno al 4% e sempre nel 2065 potrebbe spingersi fino al 9%. In questo contesto aumentano anche le problematiche legate alla non autosufficienza e alle malattie croniche.
Risorse e Giovani
Dei 129 mila anziani in Provincia, circa 12 mila sono non autosufficienti. Le spese sanitarie in Trentino ammontano a 1,9 miliardi dei quali 1,4 pubblici contenuti nell’assestamento di bilancio. Di questi circa 200 milioni sono da riferirsi alla non autosufficienza. «Abbiamo messo in campo una serie di risorse importanti sulle case di riposo e altri servizi legati al sociale – spiega l’assessore provinciale alla salute, Mario Tonina – ma se mi viene dimostrato che c’è necessità di mettere altre risorse e che queste sono spese bene, siamo pronti a trovarle». Tenendo in considerazione che accanto alle Rsa, ci sono anche domiciliarità e prossimità territoriale. Come agire, però, per contrastare il fenomeno? «Autonomia, cooperazione e volontariato», sono i pilastri su cui punta l’assessore ma l’ingrediente segreto della ricetta Tonina è un altro, la prevenzione: «Dobbiamo investire in prevenzione sin da subito. È un tema che io vorrei intensificare, a cominciare dalle scuole e dai sani stili di vita. Promuoviamo un modello diverso che eviti fumo e alcool e sia più attento alla salute». Una risposta di lungo termine, che però, secondo l’assessore è anche «la più importante, io non voglio pensare solo all’immediato. I risultati li raccoglierà chi verrà dopo di me ma credo sia un metodo che fa bene al sistema Trentino». Una linea condivisa con l’assessora all’istruzione e vicepresidente Francesca Gerosa. C’è poi un discorso di risorse spese, come già ricordato. «Se in futuro dovessimo pensare a curare chi avrà bisogno non avremmo le risorse che abbiamo oggi – osserva Tonina- se riusciremo a risparmiarne una parte, queste potranno essere utilizzate dove servono per fare fronte alle criticità che sorgeranno. Per questo c’è necessità e urgenza di intervenire».
I pilastri
E qui si arriva ai tre pilastri individuati dall’assessore. Partendo dalla cooperazione: «In occasione dei 130 anni, bisogna chiedersi se il sistema cooperativo potrà ancora garantire ancora utilità ai nuovi bisogni. Le cooperative sociali hanno un ruolo importante per garantire servizi ma bisogna puntare sempre di più sull’assistenza. Dare risposta a questi bisogni tramite la cooperazione significa farlo in sintonia con i valori dell’autonomia». E ancora un appello per il futuro: «La cooperazione deve essere protagonista e può fare la differenza». Accanto al modello cooperativo, non poteva mancare il riferimento al volontariato, «un altro punto fiore all’occhiello della nostra provincia che sarà fondamentale, specie in un contesto nel quale sempre più persone sono single e vivono da sole». Da non trascurare anche l’apporto della previdenza complementare: «C’è un tavolo di confronto a livello regionale con anche l’assessora Pamer (che ha la delega per Bolzano ndr) e l’assessore Daldoss, che ha competenza sul tema e punta molto su questo fronte. È un’altra sfida sulla quale possiamo non solo distinguerci ma anche essere d’esempio. Sanifonds, Pensplan, Laborfonds, sono fondi che ci sono già e fanno un lavoro importante, si può però pensare di ampliare il loro orizzonte», chiosa Tonina.
Queste sono le risposte di lungo periodo all’emergenza, mentre nell’immediato sono state messe in campo ingenti risorse per adeguamento di strutture e posti letto, circa 180 milioni sulle Rsa e 9 per i centri diurni.
Il parere del sociologo
Alle riflessioni di Tonina, seguono quelle di Antonio Schizzerotto, professore emerito di Sociologia all’Università di Trento e ricercatore in Fbk: «Il problema per il nostro paese e per il Trentino in particolare è che siamo in un regime di denatalità per cui il rapporto tra over 65 e persone in età da lavoro diventa sempre più grande». Da un lato, quindi «servono politiche di sostegno alla natalità e politiche organiche che consentano di crescere figli, non bonus una tantum appena questi nascono». Dall’altro occorre anche pensare a «politiche per l’invecchiamento attivo». Vale a dire, spiega il professore, «forme di più lunga permanenza nel mondo del lavoro, tramite part time, orario ridotto e lavoro a giorni alterni. Ovviamente per lavori che non implichino fatica fisica». Un altro problema, secondo il professore è che «oggi ai pensionati non si possono fare contratti pubblici di alcun tipo. È vero che bisogna evitare il cumulo di stipendio pieno e pensione piena ma lavori part time con un minimo di riconoscimento economico sarebbero una cosa diversa».
Sulla non autosufficienza, invece, «ci vogliono misure di sostegno più ampie, non ci si può limitare agli assegni per i non autosufficienti gravi, occorre graduare».
Questa la considerazione finale: «Quello che si può pensare di fare è prevedere fondi anche locali destinati alla non autosufficienza, in cui si cominci a contribuire ad esempio dia 30 anni in su. Questo aiuterebbe a far fronte alle spese. Oggi manca una normativa organica su tutte le misure».