La storia
sabato 20 Aprile, 2024
di Sara Russo
Un abbraccio che ha dovuto aspettare trent’anni. Un abbraccio che racchiude in sé una vita intera. Un abbraccio che «chiude un cerchio» quello tra Tung Ciotti, titolare dell’ottica Glamvision, e sua mamma. Una storia commuovente, quella che vede come protagonista il proprietario del negozio in via Maccani. Nato in Vietnam, a soli sette anni, per il bene della sua famiglia, ha dovuto prendere una decisione drammatica, abbandonare la sua casa per andare a vivere in orfanotrofio.
«Dopo la separazione dei miei genitori la situazione ha iniziato a degenerare, eravamo molto poveri, e mia mamma si è ritrovata a mantenere tutti e tre noi figli -commenta Ciotti- Siamo andati avanti per un po’ ma, ad un certo punto, mia mamma non ce la faceva più a sfamarci».
Una richiesta drastica, drammatica, fatta per il bene della famiglia. «Ha chiesto a noi chi se se la sentiva di lasciare casa, di andare via per trovare una vita migliore -spiega il titolare di Glamvision- Dopo una serie di considerazioni mi sono offerto io». Il secondo genito, di soli sette anni. «Mio fratello più grande, di quattordici anni, già aiutava la mamma lavorando, se se ne fosse andato sarebbe stata una privazione -commenta Ciotti- Il fratello piccolo, di tre anni, era invece troppo piccolo per prendere una decisione del genere».
Un atto di coraggio quello fatto dal titolare di Glamvision. «Mia mamma mi ha portato all’orfanotrofio, lì c’erano tanti bambini piccoli e altri ragazzi molto grandi, troppo grandi per essere adottati», spiega Ciotti. Un atto di coraggio che è stato ripagato pochi anni dopo, quando una signora americana ha accompagnato Tung su un aereo che gli ha donato una nuova vita a Pieve di Cadore, in Veneto. «Sono arrivato in inverno, faceva freddo e io non ero abituato a delle temperature così basse -spiega Tung- Trovarmi sotto zero e con così tanta neve è stata una cosa nuova». Una novità che ben presto è diventata la sua nuova casa.
«Lì ho fatto la scuola e ho imparato la lingua. Mio papà lavorava già nel campo dell’occhialeria. A Pieve di Cadore ho fatto la scuola dell’ottica e poi, crescendo, ho aperto il mio negozio di ottica qui in Trentino». Il primo, aperto solo a vent’anni, di quattro negozi che oggi sono ben radicati nella nostra regione. Quattro come i figli che Tung ha avuto con sua moglie. Mancava solo un ultimo tassello, un piccolo pezzo per chiudere un cerchio che andava chiuso. «Il desiderio di rivedere, di capire come sta la mia famiglia c’è sempre stato -spiega Ciotti- Prima non li avevo mai né cercati né rivisti. Ho sempre un po’ rimandato, ma sentivo che era una cosa che dovevo fare». Un bisogno che è diventato impellente dopo la pandemia di Covid-19, che ha dato una scossa importante a Tung.
«Lì mi sono messo alla ricerca. Ho prima scritto alle ambasciate ma non è servito a molto. Con l’aiuto di un amico vietnamita sono riuscito a ritrovarli -spiega Ciotti- Da lì abbiamo iniziato a sentirci, a scambiarci messaggi e video chiamate, finché, nell’estate 2022, con la riapertura dei voli intercontinentali, sono andato ad Hanoi per la prima volta». Un primo incontro dopo tanti anni, un primo abbraccio dopo tanti anni che ha portato alla chiusura di un ciclo, permettendo a Tung di rivedere e di riabbracciare le sue origini. «Sono riuscito a visitare il Vietnam e a conoscere i miei parenti – commenta Ciotti – Ho vissuto la loro vita». Un viaggio che non è rimasto fine a stesso. «Nel 2023 ho portato mia moglie e miei ragazzi in Vietnam, per mostrargli le loro origini».
Un bisogno primario, bisogno di vedere quello che era stato lasciato indietro, bisogno di far vedere alla sua famiglia che quel sacrificio era servito, che Tung era riuscito a costruirsi una bella vita. «È stata la mia forza, questo mi ha spinto a dare sempre il massimo sia nella mia attività che nella mia famiglia». Un passato che Ciotti non ha dimenticato, e che cerca di portarsi sempre dietro. «Cerco sempre di restituire il bene che ho ricevuto -commenta Tung- Aiuto l’associazione Cds, che aiuta le famiglie fornendo del cibo, un po’ il mio legame». Costretto ad andare via di casa proprio la mancanza di cibo, oggi il titolare di Glamvision dona quello che lui non aveva.