la storia
venerdì 10 Maggio, 2024
di Alessandra Campedelli
Cari amici, mi sono assentata per un po’, ma, a dire il vero, purtroppo, non sono stata bene.
Ho passato una settimana con ‘un visus intestinale’…almeno così qui viene chiamato…davvero incredibilmente forte.
Sono stata malissimo e per giorni sembrava che la situazione non migliorasse. Ero davvero tanto debilitata fisicamente, molto demoralizzata e, dopo qualche giorno, vedendo che la situazione non stava prendendo una buona piega, anche un po’ impaurita.
Volevano portarmi in ospedale già il giorno dopo l’inizio dei sintomi, ma…io inizialmente ho preferito di no.
Nella mia testa mi dicevo: ‘chissà dove vado a finire!’…’Suvvia Ale…vedrai che passa, non è mica la prima volta che hai un virus intestinale, no??’…
Dopotutto avevo con me tutto il necessario: antibiotico intestinale, probiotici, fermenti lattici…ecc… Io e il mio medico lo avevamo previsto che sarebbe potuto accadere.
Ma li percepivo preoccupati… Volevano a tutti i costi che permettessi loro di portarmi in ospedale per ‘fare la flebo’…
Dovete sapere che ogni giorno due o tre atlete a turno della mia squadra non si possono allenare perché ciclicamente hanno il ‘fatidico virus intestinale’: si ammalano, guariscono con ‘la flebo’, ma dopo una settimana/dieci giorni si ammalano ancora.
Soprattutto ora che la temperatura si è molto alzata e favorisce davvero la proliferazione di ogni virus e/o batterio, vista anche la scarsa igiene e la mancanza di sistemi di conservazione di cibi e acqua.
Un giorno ho voluto parlarne con il mio collega allenatore della Nazionale maschile per chiedere se anche lui aveva lo stesso problema.
No! Pur mangiando lo stesso cibo, cucinato nella stessa cucina dalle stesse persone, nella squadra maschile sembra non esserci questa situazione sembra non presentarsi.
Inizio a pormi alcune domande e a porle anche ai miei assistenti allenatori (che spesso rappresentano per me gli occhi per accedere a questo loro mondo e a questa loro complessa cultura): come mai accade alle ragazze e non ai ragazzi? Bevono la stessa acqua? Sono fisicamente debilitate a causa del loro background…rispetto ai ragazzi? Hanno delle particolari carenze che le rendono più vulnerabili? …perché se sì, dobbiamo ‘agire’!!
Ma loro…non sembrano porsi domande, né esprimono la volontà di ‘andare a fondo’.
Così anche la Federazione a cui tento di esporre questo problema: orecchie da mercante. Come sempre: ’Sì, sì, sì’, ma poi…il nulla.
E per me tutto ciò rappresenta ennesimo momento di frustrazione…e rabbia.
Ma…torniamo al ‘mio virus intestinale’.
La mia belonefobia e la poca fiducia in loro, mi trattenevano dal permettere loro di ‘farmi la flebo che tanto mi consigliavano’.
Dopo 5 giorni però in cui la situazione non migliorava più di tanto, ho accettato.
Flebo miracolosa: dal giorno dopo la situazione ha preso una buona direzione e sono stata meglio.
Ora sto molto meglio, quasi rimessa a nuovo e ho ripreso regolarmente la mia attività. Mi ci vorrà un po’ per recuperare tutte le energie, ma sto bene.
Non mi sono fidata di loro, non mi sono voluta fidare di loro…ma loro lo sapevano: loro soffrono spesso di ‘virus intestinali’ e sanno che il pericolo maggiore è la disidratazione che qui…sembra manifestarsi da subito.
Nonostante infatti io riuscissi comunque a bere un tantino…i miei sintomi maggiori dal terzo giorno in poi erano, a detta loro, riconducibili alla disidratazione: una debolezza assurda, forte nausea, pressione a terra, forte mal di testa, male a tutte le ossa…giramenti di testa anche da sdraiata…
Loro lo sapevano, ma…io non mi sono fidata di loro.
Ma come posso io, donna occidentale, istruita, abituata all’igiene, all’organizzazione meticolosa, a pensare al futuro, a poter dire la mia…fidarmi per quanto riguarda la salute di queste persone che si ammalano un giorno sì e un giorno no?
Di queste persone che vivono felici, spensierate e ‘senza sogni’ in ambienti poco salubri, pieni di rifiuti…che non sanno cos’è la raccolta differenziata e che gettano la spazzatura direttamente dal ponte riversandola nel fiume vicino a casa?
A fidarmi di persone che vendono la carne appesa a dei ganci, all’aperto, con 38 gradi minimi, senza nessun sistema di conservazione dei cibi?
A fidarmi di persone che si distruggono lo stomaco cibandosi di cibi talmente piccanti e fritti da comprometterne (a detta di loro stessi) la digeribilità?…che nemmeno ci pensano bilanciare i ‘principi nutritivi’ nella loro alimentazione’?
A fidarmi di persone abituate a bere acqua che rimane per giorni in grosse termos ai bordi delle strade …utilizzando lo stesso bicchiere d’acciaio che usano tutti coloro che passano di lì e hanno sete?
Difficile riuscire a fidarsi per una ‘donna occidentale’ come me che, trovandosi catapultata in questa situazione, talvolta ha la presunzione di ‘avere la verità in tasca’ e, pur provandoci razionalmente, talvolta non riesce a porsi di fronte a tutto ciò scevra dal giudizio e dagli insegnamenti derivati dal proprio vissuto e dal proprio background.
Ma…se lo avessi fatto, se ci fossi riuscita…mi sarei risparmiata almeno due giorni di dolori sintomi e…di tristezza e solitudine nel dover stare rinchiusa nella mia camerata ‘a pensare’.
La loro esperienza derivante non tanto da conoscenze studiate sui libri di scuola, ma dalla vita vissuta, ha provato ad indicarmi la strada da seguire, ma…io non ero pronta ad accettarlo.
Fino a quando non ce l’ho fatta più…e mi sono, pur con paura, ‘affidata’.
Che stupida sono stata a non averlo fatto prima!! ma…
E qui i ‘ma’ si presentano come ‘macigni’ nei miei pensieri.
Ma i macigni, ormai lo so per esperienza, possono rappresentare due facce della stessa medaglia: degli ostacoli da superare…o dei ponti da attraversare. Dei ponti che ‘collegano’, che ‘mettono in contatto’.