i dati

mercoledì 8 Marzo, 2023

Imprese femminili, il Trentino è indietro: sono solo il 18,5%

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Le aziende guidate da donne sono al di sotto della media sia nazionale sia del Nordest. Spinelli: «più lavoro femminile significa più Pil»

Trento è tra le ultime tre province italiane per percentuale di imprese femminili: i dati del 2022 elaborati dalla Camera di Commercio di Trento hanno evidenziato, infatti, che il numero di aziende a conduzione femminile in Trentino è nettamente inferiore alla media sia nazionale che del Nordest.
Aziende guidate da donne
Le imprese guidate da donne e iscritte al Registro delle Imprese della Camera di Commercio di Trento erano, a fine 2022, 9.417, ovvero il 18,5% del totale delle aziende locali. Nonostante il lieve calo rilevato rispetto all’anno precedente (-0,2%), il valore si conferma stabile; tuttavia, non si può ignorare la differenza tra il 18,5% registrato in provincia di Trento, e i valori rilevati nel Nord Est e a livello nazionale, pari rispettivamente al 20,6% e al 22,2%. Il dato provinciale è, inoltre, in linea con quello registrato a Bolzano, che con il 18,2% si attesta – insieme a Trento e Milano – tra le ultime tre province italiane per peso delle imprese femminili a livello percentuale. Dunque, nonostante i passi in avanti confermati dalla stabilità del numero di imprese guidate da donne, il Trentino Alto Adige ha ancora del lavoro da fare in tema di imprenditoria femminile.
Giovani donne imprenditrici
Relativamente alle imprese guidate da donne giovani, poi, la provincia di Trento nel 2022 ha accolto 1.129 realtà condotte da donne sotto i 35 anni, ovvero il 23,2% del totale di imprese giovanili in provincia. Queste aziende si occupano prevalentemente di servizi alla persona, commercio, e turismo. Le imprese artigiane femminili, invece, sono 1.844, il 14,9% del totale delle imprese artigiane presenti in provincia, e sono attive soprattutto nel comparto dei servizi alla persona. Importante sottolineare anche che, così come a livello nazionale, le imprenditrici in Trentino sono ancora tradizionalmente legate ad alcuni comparti produttivi specifici: ad esempio, le aziende femminili sono poco presenti nel settore manifatturiero (con 415 imprese attive), in quello delle costruzioni (220 aziende femminili), delle assicurazioni e del credito (175 imprese guidate da donne), e nel comparto dei trasporti e delle spedizioni (107 aziende femminili). Il settore che, al contrario, registra il maggior numero di posizioni attive è quello dell’agricoltura: sono 1.941 le imprese femminili in questo comparto (22,3% del totale di aziende guidate da donne); nel settore commerciale, invece, si contano 1.706 aziende guidate da donne (19,6%), mentre nella categoria “Altri settori” – composta perlopiù da attività di servizi alla persona come saloni di parrucchiere e centri estetici – queste realtà sono 1.418 (16,3%). A seguire, c’è il settore turistico, con 1.401 aziende femminili attive (16,1%), e il comparto dei servizi alle imprese, con 1.292 realtà guidate da donne (14,9%). In termini di impatto occupazionale, i dati della Camera di Commercio mostrano che le imprese a conduzione femminile danno lavoro a quasi 27mila addetti (12,3% del totale), e che il maggior numero degli occupati all’interno delle imprese femminili lavora nei settori altri servizi (46,9% del totale del comparto) e sanità e assistenza sociale (32,4%). In seguito, si osservano turismo (22,9%), attività immobiliari (18,8%), istruzione (16,7%) e commercio (14,7%).
Società di capitali in crescita
Infine, passando all’analisi della forma giuridica, il 66,5% delle aziende femminili è un’impresa individuale, mentre il 17,3% è una società di capitale: questa forma giuridica, oltretutto, ha registrato un aumento – del 2,7% rispetto al 2021, e del 10,3% rispetto al 2019 — che testimonia la preferenza delle imprenditrici per strutture giuridicamente più complesse, in particolare all’interno dei settori tradizionalmente di più difficile accesso per le donne, come i comparti delle costruzioni e delle attività immobiliari. Le forme più semplici di impresa, invece, prevalgono nelle attività di servizi alla persona, nel settore commerciale e nel comparto di alloggio e ristorazione. Infine, le società di persone e le altre forme di impresa nel 2022 sono state selezionate dal 14,8% e dall’1,4% delle imprenditrici, registrando un saldo negativo rispetto al 2021, pari rispettivamente al -2,9% e al -5,6%.
Leadership femminile
Fin qui la fotografia complessiva del numero delle imprese guidate da donne. Nelle imprese trentine – in base alla recente indagine curata dall’Ufficio studi e ricerche della Camera di Commercio di Trento – le cariche attive ricoperte da donne (titolari, amministratrici, socie o altre cariche) sono 19.476, con un’incidenza del 25,5% sul totale. Si tratta di un dato leggermente superiore a quello registrato in provincia di Bolzano (24,7%) e che è rimasto pressoché stabile negli ultimi anni: l’incremento rispetto al 2018 è infatti dello 0,8%, corrispondente a 160 cariche in più.
Socie e titolari
Tra i ruoli di responsabilità ricoperti da donne, quello di socia è predominante con 6.730 posizioni attive al 31 dicembre 2022, ovvero il 34,6% del totale femminile, percentuale che risulta addirittura superiore a quella raggiunta dalla quota maschile (19,1%). Quello di socia è comunque un ruolo che non definisce con esattezza la posizione e il grado di leadership ricoperti all’interno dell’azienda, mentre maggiore rilievo assumono le cariche di titolare e amministratrice alle quali fanno capo precisi poteri di gestione, rischi e responsabilità imprenditoriali. In provincia di Trento, le donne che ricoprono il ruolo di «titolare» sono il 31,2% (6.084), mentre le «amministratrici» sono il 26,8% (5.215). In questi due casi, però, se si prende in considerazione il corrispondente dato maschile, emerge che la percentuale di «titolari» sale al 37,6% e quella di “amministratori” al 34,1%, confermando l’atavica predominanza maschile nei confronti di posizioni apicali.
Gender pay gap
Oltre al censimento delle imprese femminili e oltre all’analisi dell’incidenza nei ruoli apicali, c’è un altro tema che riguarda la condizione delle donne nel mercato del lavoro: i salari. In Trentino la retribuzione giornaliera media ammonta nel 2019 a 88,1 euro. Il divario tra maschi e femmine è rilevante: 101,6 euro per gli uomini a fronte di 70,1 euro per le donne. Cosa significa? Il differenziale
salariale (ossia il gender pay gap) è pari al 31,0%.
Più lavoro, più Pil
«Il lavoro femminile conviene a tutti – ha detto ieri l’assessore Achille Spinelli in occasione della giornata di studio a Casa Maggioli – Stime della Banca d’Italia affermano che se si raggiungesse anche solo il 60% del tasso di occupazione femminile il PIL aumenterebbe di 7 punti percentuali. Più donne al lavoro significa maggiore produzione e creazione di valore aggiunto». Con tali convinzioni, partirà un nuovo percorso formativo nell’area Euregio per 30 neo-imprenditrici.