L'indagine
domenica 13 Ottobre, 2024
di Benedetta Centin
«Nell’appartamento dove vivevano quei braccianti c’era totale degrado e sporcizia, sacchi di immondizia aperti ovunque in casa, anche sotto i letti, e pure nel giroscale dello stabile: contenevano rifiuti indifferenziati e cibo avariato, in putrefazione. Altro, ammuffito, è stato trovato in frigo e nei lavandini. C’era un fortissimo odore in quegli ambienti, che sono stati fatti arieggiare. Quanto agli occupanti del bicamere erano in numero di molto superiore alla capacità prevista, stipati in spazi ristretti, in condizioni allucinanti: in letti a castello e in materassi piazzati a terra, un po’ dappertutto. Un contesto che mi ha lasciato sorpreso e perplesso, non avrei pensato potesse accadere nel 2024». Il vicesindaco di Baselga di Piné, Piero Morelli, l’11 settembre scorso — dopo il controllo della Guardia di Finanza che ha fatto emergere «criticità di carattere igienico sanitario nell’abitazione utilizzata come dimora dai lavoratori agricoli» che operavano per un’azienda agricola del posto — ha effettuato un sopralluogo in quell’abitazione. Un immobile in centro a Miola (frazione). Secondo quanto avrebbero accertato i militari vi vivevano in una trentina di braccianti, divisi in tre appartamenti, uno di sole donne. Degli altri due uno era in condizioni più che «precarie». Condizioni che «mi hanno lasciato sconcertato» racconta Morelli. Con lui, quel giorno, c’erano gli agenti della polizia intercomunale Alta Valsugana e personale dell’azienda sanitaria. In seguito alla relazione redatta, il sindaco Alessandro Santuari ha provveduto, 24 ore dopo, a firmare un’ordinanza «contingibile e urgente per motivi di igiene e sanità, dichiarazione di inagibilità e ripristino», vietando «l’utilizzabilità dell’abitazione con il conseguente sgombero degli attuali residenti – si legge – fino alla messa in atto delle misure idonee ad eliminare la grave situazione igienico sanitaria venutasi a creare». Di qui la dichiarazione di «inagibilità dell’alloggio» e l’ordine ai proprietari, e cioè il titolare dell’azienda agricola e la sua compagna, di «ripristinare (di lì a due giorni ndr) le condizioni igienico-sanitarie dei locali mediante la completa rimozione dei rifiuti e di ogni altro materiale fatiscente e sporco presente all’interno dell’abitazione e alla conseguente disinfestazione dell’intera unità abitativa». Così come è stato. L’ordinanza riporta che «i locali dell’appartamento erano impregnati di cattivo odore, derivante da cumuli di rifiuti, le cui parti organiche erano in evidente stato di decomposizione, provviste e residui alimentari, stoviglie, cumuli di indumenti e materiale fatiscente di varia natura, visibile dalla documentazione fotografica in atti». Un «nocumento per l’ambiente e la salute pubblica e privata — scrive il sindaco — anche per gli abitanti nelle adiacenze dell’immobile e per gli utenti della vicina scuola dell’infanzia». Di qui anche «le particolari ragioni di celerità» relative alla necessità di ripulire gli ambienti e renderli vivibili, per il ripristino dell’agibilità.