Il reportage

domenica 12 Novembre, 2023

In strada con i carabinieri di quartiere, tra arresti e turisti che chiedono selfie: «Con l’ascolto i cittadini diventano il primo baluardo di sicurezza»

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Una mattinata con i militari delle pattuglie a piedi in centro. Tante le segnalazioni degli esercenti, ma i passanti sono «timidi»

Passo dopo passo, ogni metro e prezioso. Ogni persona può aver qualcosa da raccontare. Un’informazione da chiedere. Un’indicazione da dare. Frammenti che messi insieme diventano importanti e che e costituiscono il primo livello della sicurezza o, come la chiamano gli addetti ai lavori, del «controllo del territorio». Non si parte dalle sale di controllo, tecnologiche e munite di telecamere, quella fitta rete che ha fatto di Trento — generando anche qualche «teoria del complotto» — una delle città più videosorvegliate d’Italia, ma dalla strada. E la prima linea sono loro, i carabinieri di quartiere. Rilanciati negli ultimi anni dai vertici nazionali, a Trento il servizio è stato rafforzato a partire dall’agosto 2022, per volontà del comando provinciale. Un anno dopo, questo settembre, sono approdati anche a a Rovereto. Per migliorare la sicurezza, certo, in particolare «quella percepita». Perché la gente vuole vedere le forze dell’ordine presenti. Ma anche perché «funzionano»: tant’è che nel corso del primo anno sono arrivati anche una serie di arresti. Per i militari impegnati in un servizio di «polizia di prossimità» (come i colleghi della questura e della polizia locale), i giorni (e i periodi dell’anno) in cui sono presenti più persone in città sono anche quelli di maggior lavoro. Per Trento significa il giovedì, giorno di mercato, e il sabato, scelto da molti per il «giro al Sas» tra i negozi.

«Mi hanno rubato la lampadina»
Per una mattinata, «il T» ha seguito una pattuglia a piedi in una giornata tipo. Tutto ha inizio dal comando dei carabinieri di via Barbacovi: la zona coperta è quella del centro, compreso quel triangolo «caldo» che ha come vertici la Portela, piazza Dante e la zona di piazza Venezia. «Ma anche altre località sono coperte — fa sapere il comandate della compagnia di Trento, il capitano Andrea Ceron — con il supporto della stazione mobile: con questa operiamo di frequente nella parte nord della città». Il compito principale della pattuglia è guardare e ascoltare. Punto di riferimento, preziosissimo, sono i bar. I militari entrano per un saluto, un caffè, una bottiglietta d’acqua. Bisogna insistere per non farsi offrire nulla: le divise non sono lì per quello. In un locale di via Oriola i gestori si fermano un po’ a chiacchierare. Le emergenze sono rare, ma i «mal di pancia» non mancano quasi mai. Le segnalazioni? Episodi di inciviltà che avvengono soprattutto la sera tardi, piccoli furti. Anche stupidi e insensati, qualsiasi cosa sia disponibile tra le mani. «La volete sapere la cosa assurda?», l’aneddoto dei gestori del bar, «ci hanno rubato perfino la lampadina. Ce l’hanno svitata sotto gli occhi: li abbiamo ripresi con la telecamera». Lamentele che, negli ultimi mesi, sono arrivate numerose anche dai locali vicini al Duomo. Gesti goliardici, forse, per qualcuno, esasperanti, per chi continua a rimetterci.

Passanti «timidi»
I locali pubblici sono un presidio importante. Ma il lavoro — e la speranza — dei carabinieri di quartiere è quello di essere avvicinati anche dai passanti. La mostrina rossa, portata sul braccio sinistro, serve a quello. Ma non sempre i cittadini scalpitano per parlare ai militari. «Veniamo fermati perlopiù dai cittadini più anziani — spiegano i carabinieri — fanno segnalazioni, molto spesso, non perché hanno subito danni, ma per senso civico». Capita spesso che i carabinieri vengano fermati da persone di passaggio: chiedono indicazioni stradali, come si faceva una volta. E, ieri, durante il passaggio al Buonconsiglio, dei turisti stranieri hanno chiesto di farsi un «selfie»: succede, è il fascino della divisa. La risposta, in questo caso, è un no garbato.

Aree sensibili
Tra le strade più battute dai carabinieri di quartiere c’è via Torre Vanga e la vicina piazza della Portela. Anche nell’itinerario di ieri non è mancata: la pattuglia si ferma a un negozio etnico: viene identificata una persona, è un cittadino straniero. Il tablet in dotazione permette un confronto in tempo reale con la banca dati interforze: si viene così a sapere se una persona è presente in Italia in modo regolare, se ha precedenti penali, se è ricercata. Un controllo che si estende anche ai posti di lavori nelle attività commerciali. La zona è «problematica» per gli standard cittadini. Spesso, raccontano i carabinieri, capita di trovare «soggetti agitati», nella maggior parte dei casi ubriachi. Uno scambio non è mancato nella giornata di ieri: un uomo ha stappato con disinvoltura una bottiglia di birra, usando solo i denti, proprio mentre parlava con i militari. Tutto si è risolto con l’invito a raccogliere il tappo da terra. «Abbiamo avviato una proficua collaborazione — spiegano i carabinieri — con i negozi che hanno clienti e collaboratori stranieri». Se c’è qualche problema, il comando invia una pattuglia in macchina. In questo modo si è riusciti ad arrestare in flagrante di reato, nei mesi scorsi, un uomo che ha commesso una rapina impropria in un negozio di corso III Novembre. Non è stato l’unico caso. Episodi che sarebbe facile rubricare sotto la voce «degrado». Affrontarli subito è semplice, ma efficace, prevenzione.