l'indagine
venerdì 21 Marzo, 2025
In Trentino aumentano le madri sole, donne più occupate ma precarie. E le sindache sono solo il 18%
di Elisa Egidio
Parità ancora lontana: la fotografia del Centro Studi Interdisciplinari di Genere

Donne sempre più sole, discriminate e gravate dai carichi di cura. Questo quanto emerge dal quadro a tinte fosche emerso dal Monitoraggio sulle (dis)pari opportunità in Trentino, realizzato dal Centro Studi Interdisciplinari di Genere per conto della Commissione Pari Opportunità tra donna e uomo della provincia di Trento. La legge provinciale 18 giugno 2012 sulle pari opportunità affida infatti all’organo del Consiglio provinciale il compito di monitorare l’attuazione della legge stessa sul territorio. Una funzione che implica il monitoraggio sistematico delle politiche della pari opportunità, delle nomine e delle designazioni di competenza del Consiglio provinciale, della Provincia, dei suoi enti pubblici strumentali e degli enti locali.
Nel report, presentato ieri nella sala Aurora Palazzo Trentini, anche un resoconto delle attività svolte in relazione alle funzioni previste dal comma 2 dell’art. 13 della legge, con proposte di miglioramento della situazione attuale. I contenuti del report, scaricabile dal sito del Consiglio provinciale, saranno esposti più approfonditamente sabato 22 marzo alle ore 10.30 sempre nella Sala Aurora.
Lo studio, condotto dalle due ricercatrici Anna Res e Letizia Caporusso tra dicembre 2024 e marzo 2025, si basa sui dati di trend aggiornati all’ultimo anno disponibile, dove possibile il 2023, disaggregati per genere nei vari ambiti di indagine, tra cui società, istruzione e formazione, salute, cittadinanza e partecipazione, economia e lavoro, conciliazione e violenza di genere. «In Consiglio abbiamo 14 consigliere donne, il 40% della composizione del Consiglio, un risultato importante, siamo secondi solo dopo il Lazio», ha esordito positivamente il presidente del Consiglio provinciale Claudio Soini. «È importantissimo il lavoro delle associazioni ma è la politica che deve dare il suo imprinting», ha commentato Marilena Guerra, presidente della CPO.
«Si è parlato ieri in Consiglio regionale la modifica della legge che prevede un cambio all’interno della composizione regionale: è stata approvata sì, ma solo a metà», ha chiosato Guerra. Tra i dati più allarmanti, quello sull’inverno demografico. «Per ogni bambino della fascia 0-14 anni abbiamo quasi due persone anziane, questo avviene da 5 anni, la natalità diminuisce costantemente», ha riportato Anna Ress. Un fenomeno legato in parte al rinvio della nascita del primo figlio. «L’età media al parto di 33 anni in Trentino è cresciuta di due anni». Cambia anche la struttura dei nuclei familiari, con l’aumento di madri sole. Tra i temi affrontati, quello della segregazione formativa, che vede ancora profondi divari di genere nelle scelte educative. «Sempre più donne accedono all’università, questo vale anche per il Trentino», ha osservato Caporusso.
«Il tema dell’istruzione è esemplificativo di una parità che sembra raggiunta, ma non è così. In Trentino vediamo differenze ampie tra la prima e la seconda transizione. Questo dato non si muove da dieci anni», ha constatato Ress. «Nella prima transizione abbiamo nei percorsi umanistici una quota femminile dell’80%, mentre all’istituto tecnologico una presenza del 15%». Un gap che si ripete nella scelta universitaria. «Nei percorsi per l’insegnamento abbiamo il 92% di ragazze, nell’area ingegneristica siamo fermi al 17%. Questo dato fa riflettere, perché vuol dire che c’è una visione ancora molto stereotipata dei ruoli», ha riflettuto la studiosa. Una situazione che preclude alle donne l’accesso a competenze sempre più fondamentali per raggiungere i ruoli apicali. Il proverbiale tetto di cristallo rappresenta per le donne un miraggio anche nella politica, con solo un 18% di sindache donne in Trentino.
Non va meglio nel lavoro e nell’università. «Il 45% della dirigenza sono donne, in particolare nella scuola, dove la composizione femminile è elevata. Nelle università solo il 20-25% dei docenti di ruolo sono donne». Dirimente il tema del part time, spesso involontario, che costringe molte donne a lavorare meno e con paghe minori. «Nel 2023 abbiamo avuto un +7% di donne occupate, ma sono in condizioni di lavoro precarie», ha affermato Caporusso. Per le ricercatrici, nel mondo del lavoro e dell’istruzione la parità di genere è infatti apparente più che sostanziale. «In Trentino abbiamo il 40% di donne che lavorano part time con tutti i limiti di questo inquadramento. In dieci anni nella scuola la segregazione formativa non si è mossa. Le donne continuano a fare scelte che le penalizzano nell’acquisizione delle competenze STEM, sempre più importanti nell’evoluzione digitale e maggiormente remunerative».
Donne gravate dai carichi di cura e dalle difficoltà di conciliazione vita lavoro. «I servizi in Trentino ci sono, sono migliori rispetto al livello nazionale. I bambini che frequentano il nido stanno crescendo, ma l’indice complessivo del benessere delle madri è peggiorato durante la pandemia. La maternità è sempre più un ostacolo rispetto al lavoro».