Sottopagati
giovedì 7 Settembre, 2023
di Francesco Terreri
I 175mila lavoratori e lavoratrici del settore privato trentino, agricoltura esclusa, lavorano complessivamente circa 40 milioni di giornate l’anno e ricevono in tutto un monte salari di 3 miliardi 600 milioni di euro. Lo dice l’Inps nel suo Osservatorio sui lavoratori dipendenti. Gli orari di lavoro sono molto diversi tra contratto stabile e a termine, tempo pieno e part time, tra un settore e l’altro. Nel complesso, la paga media oraria si attesta intorno ai 12 euro. Sopra, quindi, i 9 euro l’ora di salario minimo proposti dal recente disegno di legge presentato il 4 luglio scorso a firma Conte, Fratoianni, Richetti, Schlein e altri, cioè da gran parte delle opposizioni. Se però si vanno a esaminare i dettagli degli stipendi per settore, durata dell’occupazione, tipo di contratto, spunta fuori che almeno 16mila addetti sono sotto la soglia dei 9 euro l’ora. Parliamo soprattutto di lavoratori e lavoratrici precarie del commercio, 2.500 secondo l’Inps, di addetti a termine della ristorazione, 4.000 circa, delle lavoratrici delle pulizie, 7.000, di 500 addetti della vigilanza privata, di occupati a termine negli studi professionali, di addetti a servizi alla persona. In alcuni casi, come la vigilanza privata e i multiservizi cioè le pulizie, sono gli stessi contratti firmati dai sindacati maggiormente rappresentativi a non arrivare al minimo di 9 euro l’ora. Ma in molti altri casi il lavoro sfruttato dipende da contratti pirata, inquadramenti non corretti, dal finto part time dove si lavora più dell’orario contrattuale previsto. Insomma da pratiche di elusione della contrattazione nazionale.
Secondo l’Inps, che ha presentato le stime nel suo rapporto 2020, in Italia ci sono 2 milioni 840mila lavoratori sotto la soglia di 9 euro l’ora, tredicesima compresa. Di essi, poco più di 2 milioni sono dipendenti del settore privato, oltre 260mila sono operai agricoli e 550mila lavoratori e lavoratrici domestiche. La proposta di salario minimo a 9 euro l’ora fa riferimento allo standard europeo, che lo fissa attorno al 60% del salario mediano, cioè della retribuzione del lavoratore che sta a metà nella scala degli stipendi.
Elaborando i dati Inps per la provincia di Trento, emerge che nell’industria sacche di bassi salari sono quasi inesistenti. Le situazioni più difficili sono nel terziario. Nel caso delle attività di pulizia di edifici e verde, 7.000 addetti in tutto, il salario medio orario è di oltre 11 euro solo nel caso di contratto stabile a tempo pieno, che però riguarda appena 700 persone, un decimo del totale, mentre scende a 7,56 euro nel contratto a tempo determinato e a 7,38 euro per gli stagionali. Tra i commessi a termine nel commercio al dettaglio, circa 2.500, la paga oraria media supera di poco i 9 euro ma scende sotto la soglia appena si calcola l’orario effettivo dei part time. Restano sotto soglia anche nel caso di tempo pieno i lavoratori e lavoratrici a tempo determinato della ristorazione, circa 4.000 addetti con una paga oraria media di 8,39 euro.
Le retribuzioni sono mediamente basse nel comparto dei servizi alla persona – non si parla qui delle aziende pubbliche di assistenza – dove la paga oraria media è di 7,27 euro e arriva a 8,91 euro per il migliaio di addetti, su 2.500, a tempo indeterminato e a tempo pieno. Numeri più piccoli ma stipendi ugualmente ridotti nella vigilanza privata, 500 addetti con paga oraria media di 8,47 euro, e in alcune categorie di studi professionali, le attività legali e contabili, dove un centinaio di addetti a termine, su 1.400 totali, sono sotto i 9 euro l’ora.
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