Università

giovedì 12 Dicembre, 2024

In Università scende la quota degli iscritti trentini

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Il rettore Deflorian: «Tra le cause, l'inverno demografico»

Sempre meno trentini si iscrivono all’università di Trento, soprattutto i giovani tra i 20 e i 24 anni. Registrato un calo del 6 per cento. «Conseguenza del calo demografico che sta arrivando a dimensioni disastrose», l’analisi del rettore, Flavio Deflorian. A incidere anche la crescita delle università telematiche: attualmente sono 11 gli atenei digitali in Italia, sono 1500 gli studenti trentini iscritti a queste università. La rappresentante degli studenti e delle studentesse nel Senato Accademico dell’università di Trento, Daniela Marchetti è preoccupata: «L’ateneo deve incentivare la partecipazione degli studenti e rafforzare i legami con le aziende locali per creare opportunità di lavoro».

Effetto calo demografico
Il calo significativo degli studenti trentini iscritti nell’università di Trento è evidenziato dai dati resi noti dall’Istituto di statistica della Provincia di Trento (Ispat). In dieci anni il calo è stato costante, dal 2013 al 2023 il numero di iscritti è passato dal 25,4 per cento al 19,8 per cento.
«Diminuiscono i giovani residenti iscritti nel nostro ateneo, ma i numeri dei frequentanti è pressoché invariato. Di fatto, ci sono meno studenti diplomati che vanno all’università e molti corsisti di età avanzata – valuta il rettore Deflorian-. Quello che emerge con una certa preoccupazione è, appunto, la perdita netta di studenti trentini iscritti ai nostri corsi di laurea. A mio parere, è l’effetto spopolamento, del calo demografico, della denatalità. Seguiamo la tendenza generale, riscontrata a livello dell’intero sistema universitario nazionale».

Le online piacciono
Le università online sono sempre più attrattive grazie alle tante agevolazioni che offrono: fa risparmiare agli studenti fuori sede bei soldi sull’affitto e riconosce percorsi ad hoc per i corsisti esclusi.
«I numeri delle online stanno crescendo in maniera importante, coprono nuove esigenze: molti ragazzi e ragazze prediligono questo tipo di formazione a causa dei costi eccessivi fuori sede, delle agevolazioni previste – dice il rettore-. Le online esistono in tutta Europa e svolgono una funzione importante ma non possono mettere in ombra le università tradizionali. Bisogna tenere a mente che alcuni atenei digitali sono enti a scopo di lucro e non enti formativi. Le ripercussioni nel medio e lungo periodo sulla qualità della formazione è allarmante».

«Qualche passo avanti»
Di recente, il Ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Bernini, ha firmato il decreto che introduce importanti modifiche sull’erogazione della didattica a distanza. Una novità è l’introduzione di una quota minima – pari al 20 %- di lezioni in modalità non registrata. Previsto poi l’obbligo di svolgere esami in presenza e, in questo senso, saranno rafforzati i controlli. Previste deroghe solo in caso di situazioni temporanee emergenziali e per studenti con disabilità accertata. L’obiettivo è quello di tutelare la formazione degli studenti e rafforzare l’offerta didattica che viene erogata in modalità remota, sia dagli atenei telematici che presenziali. Sul nuovo decreto che fa ordine sui requisiti delle università telematiche, Deflorian commenta:« Qualche passo avanti si è fatto ma si poteva essere più incisivi. Manca chiarezza, alcuni corsi universitari non si prestano ad essere online. In Italia il 60 % degli studenti di Scienze Motorie seguono un percorso telematico, è paradossale, vista l’offerta didattica indirizzata alla preparazione di operatori professionali capaci di programmare, condurre e valutare un’attività fisica. Serve un elenco di corsi universitari erogabili online e no».

Servono agevolazioni
La rappresentante degli studenti e studentesse nel Senato Universitari del Trentino , Daniela Marchetti sostiene ci vuole più sinergia tra imprese locali e sistema formativo. «In Trentino la tendenza è saltare la laurea ed entrare direttamente nel mercato del lavoro dopo il diploma – parla Marchetti-. Nel nostro paese le opportunità occupazionali sono decisamente più basse di quelle medie europee anche per i laureati. Le imprese dovrebbero andare incontro alle esigenze dei giovani attivando tirocini meglio retribuiti e assicurando opportunità di lavoro». L’università di Trento ha un potenziale enorme, ma per esprimerlo al meglio necessita di accorgimenti maggiori per gli studenti fuori sede e corsisti lavoratori, a partire dalla possibilità di iscriversi ad alcuni corsi di laurea anche part time, e più sinergia con il tessuto produttivo locale. « L’offerta formativa è di altissimo livello, con corsi di laurea di eccellenza ma è necessario incentivare ragazzi e ragazze alla partecipazione. Servono più agevolazioni e accordi con le imprese locali per far comprendere che studiare è un’opportunità», conclude la rappresentante degli studenti.