La testimonianza
domenica 10 Settembre, 2023
di Sara Alouani
«Ero a casa e stavo bevendo un caffè con la mia famiglia quando abbiamo sentito tremare tutto». Inizia così il racconto balbettante, a metà tra lo spavento e la felicità di essere ancora vivo, di Houcine Fatih, presidente dell’associazione dei marocchini «Atlas» di Trento che si trova in vacanza a Casablanca, in Marocco, assieme ai figli e alla moglie e che ha vissuto sulla propria pelle quello che è stato identificato come il più forte terremoto nella storia del Paese con una magnitudo di 6.8 sulla scala Richter e che conta al momento 1800 morti, oltre 1000 feriti, di cui 721 in maniera molto grave e centinaia di edifici crollati, immortalati da alcuni video che in pochissimo tempo hanno fatto il giro del mondo online arrivando fino in Italia. Un cataclisma senza precedenti avvenuto a distanza di 19 anni da quel lontano 2004 quando un sisma di magnitudo 6.4 colpì la provincia di Al Hoceima, 400 km a nord-est di Rabat, uccidendo 628 persone e provocando ingenti danni materiali.
Venerdì sera, l’epicentro del terremoto, invece è stato localizzato a 78 chilometri a sud-ovest di Marrakech vicino al villaggio Tata N’Yaaqoub. Un paio di centinaia di chilometri da Casablanca che, però, non hanno risparmiato lo spavento ai suoi abitanti che hanno vissuto veri e propri attimi di terrore.
«Appena sentita la scossa – continua Fatih- mi sono affacciato alla finestra ed ho visto tutti i miei vicini per strada, così ho fatto uscire la mia famiglia di casa». Il padre, di 87 anni e invalido, non ha potuto seguire i componenti della famiglia fuori dall’abitazione, così Fatih, una volta messi al sicuro i figli, la moglie e la madre, è rientrato in casa per assistere il genitore malato. Da quel momento gli abitanti di Casablanca non rientreranno più nelle proprie abitazioni fino al mattino seguente, quando alle 6 i vigli del fuoco, passando per le strade dei quartieri, non li rassicureranno che «tutto è passato».
Baciati dalla fortuna, o dal volere di Allah, i residenti di Casablanca «ora sono tranquilli – spiega Fatih – anche se alcuni di loro hanno preferito non andare a lavorare oggi» (ieri per chi legge ndr), un po’ per la stanchezza mista allo shock che li ha tenuti in piedi tutta la notte e, in parte, perché «al telegiornale hanno detto che potrebbero esserci altre scosse ed hanno paura». Fatih, però non si dà pace, e da oltre 12 ore il suo telefono è occupato in chiamate con alcuni cugini che vivono proprio a Marrakech e che miracolosamente sono riusciti a scappare di casa prima che la stessa crollasse, riuscendo, così, a mettersi in salvo. «Sono vivi – commenta Fatih quasi incredulo – e al momento sono stati portati assieme ad altri superstiti in alcuni rifugi sicuri e in tende temporanee che sono state allestite dalle forze dell’ordine». Con ogni probabilità, anche se la situazione non è molto chiara, verranno costruite delle tendopoli per ospitare le migliaia di persone che sono rimaste senza casa e senza famiglia.
A questo proposito, proprio mentre discutiamo dell’emergenza e di eventuali sostegni che l’Italia e il nostro Trentino potrebbero offrire al Marocco, il presidente di Atlas interrompe la nostra telefonata per contattare il delegato della Mezza Luna Rossa marocchina per poi tornare da noi 10 minuti dopo con un’urgentissima richiesta di aiuto. «In qualità di ex volontario della Croce Rossa a Trento – dice- mi appello al suo presidente e a tutti i cittadini trentini: qualsiasi tipologia di aiuto è ben accetto». Dai kit di emergenza e medicine, a vestiti e coperte per superare le notti con il freddo che inizia a farsi sempre più pungente soprattutto nella zona sud del Paese, dove, per l’appunto, è situata la città di Marrakech. Importantissimi anche l’attrezzatura e il materiale per allestire ospedali da campo e tendopoli dove migliaia di sfollati saranno costretti ad alloggiare per un tempo indefinito. È la catastrofe peggiore nella storia del Marocco quella che ha colpito il suo popolo proprio nel giorno più importante della settimana, il giorno della preghiera, il venerdì e a distanza di poco più di 6 mesi dal sisma che ha raso al suolo l’area meridionale della Turchia e la parte settentrionale della Siria. «Chiunque voglia contribuire – conclude Fatih – mi contatti privatamente, sono a disposizione direttamente dal Marocco».