startup

domenica 7 Gennaio, 2024

In val di Fassa arriva «Tone», il traduttore simultaneo per il ladino

di

L'informatico fassano Marcus Vukojevic è il «papà» della startup che sfida Google: «Tutto è iniziato quasi per scherzo durante la pandemia: oggi grazie all’intelligenza artificiale la macchina apprende da sola»

Si chiama «Tone» ed è la risposta delle minoranze linguistiche al traduttore di Google. Lo ha programmato Marcus Vukojevic, giovane studente del corso magistrale di Intelligenza Artificiale a Trento.
Chi è il giovane Marcus?
«Sono un ragazzo del mio tempo. Sono nato in Valle di Fassa e ho studiato alla Scuola ladina fino alla maturità. Successivamente mi sono iscritto alla facoltà di Informatica del dipartimento di Ingegneria e Scienza dell’Informazione. Dopo la triennale ho scelto il corso in Sistemi di Intelligenza Artificiale – AIS. Ho giocato a hockey nei Falcons di Alba e ora mi piace mettermi alla prova nella corsa in montagna».
Come è nato Tone?
«Eravamo nel pieno della pandemia e stavo cercando la traduzione di alcune frasi ladine utilizzando lo strumento on line chiamato Dilf (dizionario ladino fassano [ndr]). Ho trovato lo strumento un po’ macchinoso per noi giovani e quindi, quasi per gioco, mi è venuta l’idea di creare un vocabolario più abbordabile. Un’idea della domenica, quasi uno scherzo. Ora è una cosa seria».
Come funziona?
«Ho cambiato approccio. Oggi non serve insegnare alla macchina a svolgere un compito come quello di suggerire un vocabolo o tradurre un testo. Grazie all’Intelligenza Artificiale è la macchina stessa a imparare quello che deve fare».
Possiamo spiegare meglio il meccanismo?
«Sul mio computer portatile ho scritto, in linguaggio comprensibile alla macchina, come si fa a tradurre da una lingua a un’altra. Terminato questo primo passo ho fornito i testi su cui studiare. Nel nostro caso tutti gli articoli apparsi in ladino fassano sul settimanale Usc di Ladins (La voce dei ladini) dal 2008 al 2023. Non solo, ho proposto le delibere prodotte in ladino dagli uffici amministrativi dei sei Comuni di valle. Ho aggiunto altre pubblicazioni e ho dato tutto in pasto a veloci computer. Un lavoro che per noi umani sarebbe lungo e noioso. Le macchine sono obbedienti e lavorano notte e giorno senza provare fatica. Oggi i computer hanno elaborato circa 300mila frasi ma per arrivare all’obiettivo devono analizzarne almeno qualche milione. Intendo fornire testi di varia natura al traduttore, enfatizzando la sua necessità di adattarsi alle diverse situazioni del testo in ingresso, che potrebbero variare da contesti formali a conversazioni informali come quelle che si potrebbero ascoltare in un bar».
Concretamente come si lavora con Tone?
Il programma si trova all’indirizzo https://iltone.com/ Può essere scaricato sul computer o sul proprio smartphone e dà la possibilità di cercare una parola, tradurre una frase, correggere un testo. C’è anche una sezione per imparare: un semplice gioco per indovinare termini ladini poco usati. Lo strumento è indirizzato specialmente alle amministrazioni pubbliche, ai giovani e ai turisti curiosi. Quando in estate facevo il cameriere spesso gli avventori mi domandavano di tradurre le frasi ladine stampate sulle bustine dello zucchero. Ora possono ricorrere a uno strumento agile, sempre pronto a dare risposte. Come ho detto è un sistema che sta apprendendo quindi è ancora impreciso».
Tone può avere una evoluzione?
«Certo. Questa tecnologia può essere utilizzata per altre lingue minoritarie. Sto valutando l’uso della lingua catalana per “allenare” il traduttore, sfruttando la sua ampia libreria di documenti, molto più estesa di quella del ladino. Mi piacerebbe arrivare a creare un programma di apprendimento del ladino, un imitatore di Duolingo (una applicazione per imparare altre lingue attraverso una serie di lezioni personalizzate ndr)».
Altri progetti per la testa?
«Nel mio corso di studi all’Università di Trento, sono coinvolto in una serie di progetti stimolanti che sono parte integrante del programma accademico. Questi progetti mi offrono l’opportunità di applicare la teoria alla pratica in vari ambiti. Poi per gioco ho sviluppato un mini programma per colorare le foto in bianco e nero dell’archivio fotografico dell’Istituto culturale ladino. Inoltre, insieme ad un team di studenti, abbiamo proposto un progetto per lo sviluppo di un sensore per la cattura di particelle cariche nell’ambito dell’ESA Academy Experiments Programme. Stiamo attualmente attendendo il risultato della selezione per procedere con lo sviluppo effettivo. Il settore dell’Intelligenza Artificiale apre molte possibilità, e sono entusiasta di esplorarle attraverso questi progetti».
Perché un giovane fassano si dovrebbe interessare del mondo ladino?
«Credo che una lingua non debba essere relegata nel buio di un museo. È una ricchezza che va spesa tutti i giorni, specialmente in un contesto di globalizzazione. Altrimenti rischiamo l’omologazione. E’ un po’ come trasformare un bel prato in un cesto di fiori di plastica, tutti con lo stesso aspetto».