L'INTERVISTA
giovedì 16 Novembre, 2023
di Tommaso di Giannantonio
Si è presentato al Teatro sociale come «libero cittadino», come «persona vicina all’università». Ma in realtà, ieri, all’apertura dell’anno accademico, Achille Spinelli si muoveva come assessore allo sviluppo economico, alla ricerca e all’università. «Un triangolo (di deleghe) che deve alimentarsi in maniera positiva: questo deve essere l’obiettivo della prossima legislatura», ha spiegato il consigliere eletto con la lista «Fugatti presidente». E ieri è stato lui il primo esponente della nuova giunta provinciale, non ancora nominata, a rispondere all’appello del rettore. Sia sul fronte delle risorse («ci sarà l’adeguamento della quota base») sia sul ruolo dell’ateneo («l’università rappresenta il motore dell’Autonomia»).
In quale veste è venuto?
«Libero cittadino, non sono né consigliere provinciale né assessore, per adesso. Quindi vengo come persona vicina all’università».
In questi giorni di toto giunta una cosa sembra certa: lei sarà l’assessore allo sviluppo economico con le deleghe alla ricerca e, da questa legislatura, all’università.
«Questo si dice».
La riunificazione delle deleghe all’università e alla ricerca segna un cambio di passo rispetto alla scorsa legislatura?
«Non so se sia un cambio di passo. Sarà un’unificazione di deleghe che hanno sicuramente delle sinergie forti. Io vedo più un triangolo, formato da università, ricerca e sviluppo economico, che si alimenta in maniera positiva. Questo è l’obiettivo per la prossima legislatura, poi non so se si potrà realizzare perché le alchimie di giunta sono sempre più difficili rispetto alla normale discussione. A me sembra che anche la posizione del rettore, negli ultimi tempi, sia stata positiva, aperta, anche a mettersi in discussione, dall’efficientamento a vari aspetti che guardano in maniera propositiva al futuro».
L’idea è quella di un’università sempre più vicina al territorio?
«Sicuramente, l’università è sempre stata territorio, soprattutto in Trentino. Io ho sempre detto che l’università rappresenta il motore dell’Autonomia, del capitale umano, di quello che Kessler voleva che diventasse fin dall’inizio, fucina di menti e di persone in grado di guardare al futuro e di traghettare il territorio verso qualcosa di diverso. Io penso che i nostri mondi siano riusciti a fare tanto di questo. Il futuro che ci aspetta è il futuro che guarda di più all’internazionalizzazione delle menti, a un maggiore investimento sul capitale umano, a trattenere e valorizzare meglio i giovani e a fare tanta buona ricerca. La ricerca è stata uno dei motori più forti della crescita del nostro territorio».
Il rettore ha posto un tema preciso: nei prossimi 10-20 anni l’università potrebbe dare un contributo al territorio nell’affrontare le grandi sfide del futuro, come i cambiamenti climatici e l’invecchiamento della popolazione, ma è necessario che abbia le giuste risorse. Ha auspicato una rivisitazione al rialzo, non solo della quota compensata dal ministero, ma anche della quota provinciale. Sarà possibile?
«Io condivido con lui il fatto che la dimensione di questa università abbia raggiunto una dimensione ideale, e adesso bisogna consolidarla. Ora bisogna costruire un perimetro di contenimento e maggiore strutturazione dell’università, che passa per investimenti. Dieci anni fa è stato fatto un piano di investimenti immobiliari, che ha sicuramente liberato da tante spese di manutenzione in quel momento, mentre adesso cominciano ad essere pesanti. E servono anche spazi. Però gli spazi vanno considerati nel perimetro di consolidamento dell’università. Sulle quote, io penso che i ragionamenti che stiamo facendo con il governo siano molto ben impostati e porteranno a un adeguamento della quota base. Noi siamo titolari di una delega, l’abbiamo cercata e l’abbiamo costruita, quindi penso che dovremo fare un ragionamento adeguato anche sul lato provinciale».
Spostandoci sui temi prettamente economici, secondo le proiezioni della Banca d’Italia, il Trentino rischia di chiudere l’anno con una crescita zero. La preoccupa questa situazione?
«L’economia non è mai stata governabile da una provincia e lo sarà sempre meno in futuro. Possiamo solo costruire delle condizioni per cercare di essere anticiclici, migliorare le performance aziendali e le capacità di investimento in periodi in cui gli investimenti sembrano impossibili. Su questo ci concentreremo. Sarà sicuramente importante essere sempre al fianco delle imprese: la funzione di ascolto sarà sempre fondamentale. Tante politiche, se possono confrontarsi ed essere condivise, migliorano le performance e il risultato finale. Un calo dell’economia era prevedibile. È sicuramente meno importante di quello registrato dall’Alto Adige, che è maggiormente legato all’economia germanica. Prima o poi, comunque, doveva arrivare un calo. Lavoreremo come sempre nelle emergenze per rendere la vita più facile possibile ai nostri imprenditori».