Il caso
venerdì 1 Settembre, 2023
di Margherita Montanari
Nel forno fusore in funzione della Vetri Speciali il peggio è stato evitato. La colata di quasi 200 tonnellate di vetro fuoriuscita dalla spaccatura di 60 centimetri sulla suola della struttura ha lasciato indenni gli operai al lavoro. I dipendenti stanno bene, ma è stato un incidente complesso. Anche per le conseguenze operative che trascina. In termini di danni provocati. Finanziariamente quantificabili tra i 5 e i 10 milioni di euro. E in termini di tempo in 13 settimane di stop forzato della produzione. Di conseguenza, da oggi 183 lavoratori dello stabilimento di Spini di Gardolo, da ieri a casa dopo che l’azienda ha sospeso l’attività, si dovranno fermare. Vetri Speciali farà ricorso alla Cassa integrazione (Cigo) a zero ore a partire da oggi. Per ora prospetta tredici settimane di stop. Ma resta l’incognita sulla durata effettiva della pausa. Prima i tecnici al lavoro dovranno definire l’entità del danno e capire se la ferita può essere ricucita. O se sarà necessario ricostruire da zero il forno. Qualche elemento potrebbe arrivare già in giornata, dall’incontro convocato con i sindacati in Confindustria.
Ieri mattina, finiti i lavori dei vigili del fuoco, sono partite riunioni fiume e si sono messi in moto i primi sopralluoghi. In una nota diffusa dall’azienda, si è parlato di lavori per la «valutazione preliminare dei danni subiti dall’infrastruttura con il fine di riprendere l’attività produttiva nei tempi più brevi». L’obiettivo è fare chiarezza su cosa possa essere successo mercoledì sera nell’altoforno. Una struttura con 7 anni di età, e dunque ben lontana dal consueto fine vita (può durare anche 15 anni). Dare una spiegazione tecnica di un cedimento anomalo – se si è trattato di un problema di produzione o di progettazione – è il primo passo da fare. «Non possiamo ancora trarre conclusioni fino a sabato (domani, ndr) almeno – spiega l’amministratore delegato di Vetri Speciali Osvaldo Camarin – Dobbiamo entrare dove c’è stata la frattura con telecamere apposite che ci consentano di valutare la situazione in tempo reale». Sul posto stanno intervenendo ditte specializzate del settore per condurre le delicate operazioni. Il vetro fuso, a 1.600 gradi di temperatura, è piombato in pochi attimi sugli elettrodi e sui cavi del forno.
Saranno gli impianti, in primis, a dover essere ripristinati. Le perdite potrebbero però non limitarsi a queste. L’incidente, infatti, pare abbia intaccato pesantemente la struttura. Dalla gravità della situazione dipenderanno sia la quantificazione economica del danneggiamento, sia la tempistica per il ripristino dell’operatività industriale. Quanto alla prima, la conta è ancora a spanne. Nel campo delle ipotesi, si parla comunque di cifre importanti richieste per ripristinare l’impianto. Potrebbero volerci anche dai 5 ai 10 milioni.
Non è questo però il fronte più caldo delle ultime ore. L’attenzione di lavoratori (un’ottantina i turnisti impegnati sulla linea di produzione, una trentina quelli occupati in riscelta e poi i meccanici e i manutentori) e sindacati è puntata sui tempi che richiederà la manutenzione. Perché saranno quelli che scandiranno la gestione del personale. Lo scenario non è semplice. Prima di tutto, serviranno una decina di giorni per mantenere in temperatura il forno, in modo da spostare la massa di vetro fuoriuscita. Altrimenti, in caso di raffreddamento repentino, la volta rischierebbe di rompersi. Passati questi dieci giorni, si potrà metter mano all’altoforno. Nella più rosea delle aspettative, occorreranno tre mesi (sempre che i materiali particolari siano a disposizione). Se il forno invece fosse definitivamente giunto a fine vita, a causa dei danni provocati dall’incendio, i tempi potrebbero essere più lunghi.
I vertici di Vetri Speciali hanno convocato per oggi un incontro con i sindacati, con oggetto «il ricorso alla Cigo a partire dal 1° settembre» (cioè oggi), e per le canoniche tredici settimane (3 mesi). Come aveva già anticipato Camarin (vedi «Il T» di ieri), l’azienda è disponibile a ricorrere agli ammortizzatori sociali e andare incontro ai lavoratori. L’idea che si fa avanti è attivare la cassa integrazione ordinaria a zero ore. Un ammortizzatore che garantisce all’80% lo stipendio, fino a un tetto massimo di 1.300 euro lordi circa. «Significa che per alcuni addetti, in particolare quelli con turnazioni notturne e nei festivi, la riduzione effettiva sarebbe sensibilmente più alta del 20%», ricorda Mario Cerutti (Cgil del Trentino). Anche per questo le unità sindacali al tavolo chiederanno sia che venga garantita la cassa integrazione sia «la disponibilità dell’azienda a integrare la differenza in caso di stop prolungato, in modo da ridurre al minimo l’impatto sui lavoratori». «Le questioni sono tre – fissa Alan Tancredi (Uiltec) – Primo, verificare che la struttura venga rimessa in sicurezza e non ci siano rischi per i lavoratori. Secondo, accertare le causa, perché la situazione non si ripeta. Terzo: capire i tempi della manutenzione. Ad ogni modo, chiederemo all’azienda tutele ampie per i lavoratori».
Nel frattempo, la Vetri Speciali cercherà di compensare allo stop inaspettato nello stabilimento del capoluogo gestendo di conseguenza la produzione negli stabilimenti di contenitori vitrei cavi in Veneto e in Friuli. Questo per continuare a garantire ai clienti le forniture, visto che il mercato tira e gli ordinativi non mancano.
l'incontro formativo
di Redazione
Il 20 novembre alla Fondazione Mach l'evento di approfondimento riservato ai datori di lavoro i cui dipendenti potrebbero essere esposti al rischio di incontrare, durante il proprio lavoro, un orso o un lupo