Sanità
venerdì 26 Aprile, 2024
di Davide Orsato
Entro lunedì si tornerà a fare attività di endoscopia anche al Santa Chiara, nonostante le poche ore trascorse dall’incendio di mercoledì mattina. La giornata di ieri, nonostante fosse festiva, è stata pienamente lavorativa per i responsabili dell’ospedale, ma anche per gli operai specializzati che hanno iniziato le prime operazioni di bonifica del secondo piano del blocco B, dove si trova la sala endoscopica, la stanza invasa (e distrutta) dalle fiamme. Operazioni che includono lo «strip-out», cioè la demolizione delle parti danneggiate e che impegneranno le ditte per le prossime due settimane. Oggi, invece, tornerà in aiuto la protezione civile, il cui apporto è stato fondamentale nelle prime ore dopo l’incendio: si occuperà della bonifica ambientale. Il tutto, mentre è in corso una riorganizzazione che coinvolge anche altri reparti, compreso quello di ginecologia, invaso dal fumo: sedici posti letto sono stati spostati al settimo piano. Oggi verrà cambiata anche la segnaletica all’ingresso, in modo da non disorientare Ma la buona notizia è che c’è stata un’accelerazione sulla riattivazione dell’attività endoscopica.
Come anticipato dal direttore del Santa Chiara, Michele Sommavilla, si tratterà solo dell’attività di emergenza, necessaria, però, in un ospedale dove avvengono diverse operazioni al giorno che possono richiedere questo tipo di esami: la stanza individuata è la sala 8, nel blocco operatorio, i primi macchinari verranno recuperati da altri ospedali del Trentino.
La conta dei danni
Ma quante macchine sono state danneggiate? Non c’è ancora un conteggio ufficiale. Si sa, però, che sono «molte». La sfortuna ha colpito duro: la sala endoscopica è una delle più attrezzate dell’ospedale, ci sono decine di strumenti costosissimi. L’ipotesi è che le fiamme siano partiti da uno di questi, per un corto circuito, che non è stato ancora individuato.
Quando i vigili del fuoco sono entrati nella stanza, infatti, si sono trovati davanti «un muro nero». «Alcune attrezzature — fa sapere l’ingegnera Debora Furlani, direttrice del dipartimento infrastrutture dell’Apss — si sono salvate, ma perché tornino a essere operative servirà pulirle». Al momento, né Apss né la Provincia hanno fornito una stima dei danni.
«Saranno comunque ingenti — afferma l’assessore alla Sanità, Mario Tonina — sia per le attrezzature sia per per i lavori che si dovranno sostenere all’edificio». La cifra è sicuramente nell’ordine delle centinaia di migliaia di euro, e potrebbe arrivare a superare la soglia del milione. In ogni caso, dovrebbe essere coperta interamente dell’assicurazione. Quanto ai tempi, i due mesi preconizzati poche ore dopo l’evento «sono il minimo indispensabile — nota Furlani — saremo bravi se riusciremo a rimanere entro questa tempistica: teniamo conto che vanno rifatte tutte le finiture e i controsoffitti, con componenti specifici che vanno ordinati».
Il nodo delle liste d’attesa
Se l’attività d’urgenza verrà ripristinata a breve, l’Apss dovrà comunque prevenire una ricaduta sulle liste d’attesa. L’endoscopia è una delle specialità più a rischio. Secondo i dati più recenti, quelli relativi al secondo semestre del 2023, ben tre prestazioni sulle dieci che non arrivano alla soglia dell’80% del rispetto dei tempi di prescrizione (indicata dalle direttive ministeriali) sono afferenti a quest’ambito: la colonscopia totale, l’esofagogastro-duodenoscopia e la prima visita gastrologica. Una situazione che si ripercuote anche sui pazienti «differibili». L’ambulatorio del Santa Chiara assicurava 28 visite al giorno, circa 900 al mese. Nei due mesi di stop saranno duemila. Per dare un’idea, le prenotazioni delle sole prestazioni elencate sopra ammontano a 2.120 al semestre. «La questione si pone assolutamente — il commento di Tonina — e si farà il possibile per limitare i disagi ricorrendo agli altri ospedali». La prima giornata di emergenza, quella di mercoledì, è andata bene: a Rovereto sono state recuperate tutte le visite in programma al Santa Chiara nella stessa data.