La posizione

giovedì 23 Maggio, 2024

Inceneritore a Spini di Gardolo, il no dei sindaci della Piana Rotaliana: «Rovina le viti»

di

I primi cittadini hanno sottoscritto un documento inviato in Provincia per ribadire il «no» della Comunità: «L’impianto a Gardolo danneggerebbe le nostre coltivazioni viticole, si sfrutti quello già esistente a Bolzano per tutta la regione»

Inceneritore? No, grazie! Lo esclamano all’unisono i sei sindaci della Rotaliana che, assieme al presidente della Comunità Rotaliana Königsberg hanno sottoscritto un documento inviato alla Giunta provinciale. In esso si legge che i sindaci Andrea Brugnara (Lavis), Mattia Hauser (Mezzocorona), Clelia Sandri (San Michele), Renato Tasin (Terre d’Adige), Luca Ferrari (Roveré della Luna) e Michele Dalfovo (vicesindaco reggente di Mezzolombardo), manifestano la loro netta contrarietà alla proposta di localizzare l’inceneritore a Spini di Gardolo. Già si sapeva, perché un documento analogo era già stato inviato un anno fa, quando la Provincia invitò i Comuni a esprimere le loro osservazioni sul progetto di Ischia Podetti. I sindaci e il presidente di Comunità, Gianluca Tait, ribadiscono le ragioni del loro rifiuto a qualsiasi ipotesi di inceneritore: «Pur nella consapevolezza che il ciclo dei rifiuti va chiuso e che le discariche determinano anch’esse grandi problemi di inquinamento, manifestiamo grande preoccupazione nell’individuazione di un sito nel cuore del Trentino, troppo vicino alle coltivazioni viticole rotaliane di grande pregio e volano di crescita per tutta la nostra provincia, in un territorio sul quale tanto stiamo investendo anche per lo sviluppo turistico». Peraltro, da tempo il Consiglio dei sindaci chiede di fare chiarezza sulla normativa nazionale; infatti, il decreto del presidente del Consiglio dei ministri del 10 agosto 2016 recita che si rende necessaria l’individuazione, per macroaree e per regioni, degli impianti di incenerimento con recupero energetico di rifiuti urbani e assimilati da realizzare o da potenziare per coprire il fabbisogno residuo nazionale di trattamento dei medesimi rifiuti. Successivamente, le indicazioni pervenute dal governo sono di creare un solo impianto di incenerimento per ogni regione. E qui sorge il dubbio: per ogni regione, secondo tale normativa, si intendono le due province di Trento e Bolzano unite, o separate? Nel primo caso, l’inceneritore, a Bolzano, esiste già. Da qui la richiesta dei sindaci: «Percorrere necessariamente la strada di verifica delle possibilità di individuare l’inceneritore di Bolzano come unico impianto per tutta la nostra regione. La realizzazione di un secondo impianto in un territorio così piccolo determinerebbe una capacità di trattamento di rifiuti assolutamente sproporzionata e sovrabbondante rispetto alle reali esigenze regionali». I sindaci replicano quanto già contenuto nelle osservazioni inviate lo scorso anno in Provincia, alle quali venne allegato lo studio analitico sui pro e contro dell’inceneritore elaborato dall’ingegner Matteo Zandonai, esperto nelle politiche ambientali e componente del comitato esecutivo della Comunità. L’impianto di Bolzano ha infatti una capacità termica di combustione pari a circa 59 megawatt, ovvero, su tutta la regione, un valore di potenza pro capite installata pari a 55 watt, contro una media di 74 watt per abitante per il Nord Italia e una media nazionale di 52 watt. Se a tale situazione si dovesse aggiungere un secondo impianto regionale di trattamento termico di dimensione pari a quello ipotizzato dalla Provincia, si otterrebbe un valore di 100 watt per abitante, 1,34 volte rispetto alla media del Nord e quasi il doppio di quella nazionale. L’alternativa? Uno scambio di rifiuti con l’Alto Adige: il Trentino porta l’indifferenziato all’inceneritore di Bolzano che, a sua volta, porta l’umido al biodigestore anaerobico di Cadino.
Il documento dei sindaci, che lamentano anche di non essere più stati ascoltati dopo le osservazioni inviate lo scorso anno, si conclude ponendo dubbi anche sul teleriscaldamento: «Il tentativo di superare le perplessità avanzate da più parti, non solo dai noi sindaci rotaliani, circa la non sostenibilità economica e ambientale dell’inceneritore previsto a Ischia Podetti mediante il semplice spostamento dell’impianto stesso di qualche chilometro rispetto al sito originariamente ipotizzato, è del tutto vano. Non è infatti il costo di realizzazione di 2-3 chilometri di tubazione primaria di rete di teleriscaldamento a pregiudicare il risultato economico dell’iniziativa nel suo complesso, quanto piuttosto la difficoltà nell’individuare clienti termici di una certa rilevanza, da servire con continuità. La nuova proposta di localizzazione non risolve alcun aspetto di criticità e appare quasi come un utile diversivo per distogliere l’attenzione dai problemi reali del progetto. In secondo luogo, perché vicino al nuovo sito individuato a Spini di Gardolo vi sono i pozzi per l’acqua potabile ai quali attinge l’80% della popolazione di Trento e le leggi nazionali sono molto restrittive nell’imporre elevate distanze di salvaguardia, soprattutto con riferimento alla realizzazione di impianti di recupero e smaltimento dei rifiuti qual è l’inceneritore».