La questione
martedì 14 Maggio, 2024
di Simone Casciano
Nel cinema è famoso lo «stallo alla messicana», quello reso celebre da registi come Sergio Leone e Quentin Tarantino, in cui più persone si puntano contro la pistola e la reciproca minaccia causa una situazione in cui nessuno può sparare. Sembra stia nascendo uno «stallo alla trentina», quello per cui tutti i decisori politici concordano sulla necessità di realizzare un inceneritore per chiudere il ciclo dei rifiuti, ma nessuno vuole decidere dove farlo. Venerdì il governatore Fugatti aveva detto che «Trento ha mostrato interesse», quasi a voler far capire che fosse stato proprio il capoluogo a chiedere per sé l’impianto. Parole a cui aveva rapidamente replicato il sindaco Franco Ianeselli specificando che «Ischia Podetti non è il luogo adatto e tocca alla Provincia individuare il posto migliore», pretendendo che, trattandosi di un impianto provinciale, fosse la giunta del Trentino ad assumersi l’onere di individuare l’area. Lunedì l’assessora provinciale all’ambiente Giulia Zanotelli ha spiegato che «sarà l’ente gestore a individuare la zona migliore per l’impianto», mettendo in mano ai tecnici la scelta finale. La realtà però è che i tecnici della Provincia avrebbero le idee abbastanza chiare sul luogo migliore: Trento Nord.
L’ipotesi Spini
I tecnici della Provincia studiano la questione ancora da prima di quando è stato approvato l’aggiornamento al piano di gestione dei rifiuti e il relativo addendum. E l’ipotesi di collocamento dell’impianto considerata preferibile è una: Spini di Gardolo. Come sono arrivati a questa conclusione? Ragionando sulle caratteristiche che servono: un’area ampia dove realizzare l’impianto (e si sta guardando a quella a nord della Casa circondariale), ma relativamente vicina a zone industriali e residenziali che potranno beneficiare dell’impianto di teleriscaldamento collegato al termovalorizzatore, considerato fondamentale sia per la sua sostenibilità ambientale (permettendo di ridurre le emissioni legate ai consumi) sia per quella economica. Ischia Podetti è stata bocciata perché non soddisferebbe proprio questi requisiti: è lontana da zone industriali o abitate. Inoltre il fatto che sia dall’altra parte dell’Adige e i tubi necessari potrebbero creare problemi di viabilità, infine la sua posizione sotto la montagna preoccupa, perché l’aria lì rischia di ristagnare. Anche Trento sud è stata bocciata come ipotesi, dopo l’intervento per il depuratore c’è la sensazione in Provincia che l’area «ha già dato». Rimane invece in piedi l’ipotesi ai Lavini di Rovereto, che soddisferebbe gli stessi requisiti e dove esiste già un impianto di teleriscaldamento, ma dove la Provincia si scontra con una posizione di più netto contrasto dell’attuale sindaca, e candidata del centrosinistra, Giulia Robol.
Governance: «Modello Bolzano»
Secondo l’assessora provinciale Giulia Zanotelli alla fine la decisione sarà più tecnica che politica. «Ora siamo concentrati sull’istituzione dell’Ente di governo degli ambiti territoriale ottimale (Egato) che poi gestirà l’impianto – spiega Zanotelli – Toccherà proprio all’Egato individuare poi la localizzazione e il tipo di impianto da andare a realizzare». Per la governance di questo ente si immagina un modello simile a quello dell’Eco-center di Bolzano, dove Provincia e Comuni partecipano insieme. Restando in Trentino si guarda al modello di Trentino Digitale con un Cda, di rappresentanza mista tra Provincia e Consorzio dei Comuni, che agisce sulla base di quanto indicato da un’assemblea di coordinamento composta da tutti i partecipanti. Sulla localizzazione l’assessora non si sbottona: «Riprendo quanto detto dal mio predecessore Tonina, va fatto lungo l’asta dell’Adige. In questo senso registriamo una maggiore disponibilità al dialogo a Trento rispetto che a Rovereto al momento». Sulla capacità si rimane a quanto indicato nell’addendum: un impianto che bruci circa 80mila tonnellate l’anno al massimo.
«Bolzano non praticabile»
Si fa sempre più remota l’ipotesi di Bolzano. Ossia quella che, aumentando la differenziata in tutta la regione, l’impianto altoatesino possa bastare. «È impossibile, abbiamo esplorato l’opzione ma a questo punto la escludo in maniera categorica» dice Zanotelli. L’ostacolo sembra più di natura politica che tecnica, ma, senza un’apertura dall’Alto Adige, conclude Zanotelli, «noi lavoriamo per avere un impianto sul territorio».