L'analisi
sabato 7 Ottobre, 2023
di Francesca Dalrì
«Dopo due anni di incontri, analisi e verifiche, dalla coalizione della Giunta uscente ci saremmo aspettati una presa di posizione chiara sull’inceneritore. Invece nel programma elettorale del centrodestra la parola non compare nemmeno, si parla solo di un generico impianto a gestione pubblica. Un’ambiguità assolutamente inaccettabile». Così Pietro Zanotti, portavoce delle 17 associazioni ambientaliste riunitesi per dire no alla realizzazione di un inceneritore, commenta il programma della coalizione che sostiene l’attuale presidente Maurizio Fugatti.
Gli ambientalisti hanno passato sotto la lente di ingrandimento i programmi dei sette candidati presidente alle provinciali del prossimo 22 ottobre focalizzandosi sul settore rifiuti. Dall’analisi emerge come solo tre candidati si siano dichiarati apertamente contrari all’inceneritore: il M5s con Alex Marini; Filippo Degasperi sostenuto da Onda, La me Val e Unione popolare; Marco Rizzo di Democrazia sovrana popolare. Tra i pienamente favorevoli c’è solo il centrodestra (Lega, FdI, Udc, Forza Italia, La Civica, Patt e Fassa) secondo cui «la situazione dello smaltimento rifiuti non ammette ulteriori indugi. Ora va assolutamente chiuso il ciclo dei rifiuti». Gli ambientalisti criticano non solo la scelta di eludere la parola inceneritore. «Nel programma si parla dell’ipotesi di abbinare la possibilità del teleriscaldamento. Ma ad oggi non è possibile realizzare un inceneritore che produca solo energia, il teleriscaldamento non può essere un’ipotesi – sbotta Zanotti –. La verità è che non sanno come affrontare la questione: non ci sono le condizioni per realizzare il teleriscaldamento. Peraltro non è affatto scontato che poi imprese e cittadini scelgano di usufruirne visto che la direzione ormai è quella dell’autoproduzione». «Non vogliono usare la parola inceneritore solo perché è impopolare – aggiunge Salvatore Ferrari di Italia Nostra –. Quello che chiediamo agli elettori è di informarsi e scegliere forze politiche capaci di problematizzare il problema rifiuti che non si risolve con un semplice sì o no». Le associazioni si dicono preoccupate anche dalla posizione presa da Confindustria a favore dell’inceneritore. «Come mai tutto questo interesse visto che parliamo di un impianto per i rifiuti urbani e non per quelli speciali delle imprese?», si è chiesto Zanotti. «Il sospetto e la paura è che gli industriali siano interessati all’inceneritore proprio perché sperano di potervi smaltire in maniera più economica i propri rifiuti». Nell’analisi degli ambientalisti ci sono poi tre candidati presidente che si posizionano per così dire al centro: non sono favorevoli all’inceneritore, ma non escludono l’ipotesi in maniera categorica. C’è innanzitutto la coalizione di centrosinistra (Pd, Italia viva, Campobase, Verdi Sinistra, Fascegn, Casa autonomia e Azione) guidata dall’ex sindaco di Rovereto Francesco Valduga. L’Alleanza democratica autonomista vuole puntare sulla riduzione dei rifiuti e su educazione e incentivi al riuso. Ma accetta la possibilità di un «impianto di valorizzazione energetica rispettoso della salute e dell’ambiente» qualora le altre soluzioni non si rivelassero sufficienti. Stessa cosa per Sergio Divina che non ritiene sia il momento per un inceneritore, ma non lo esclude in maniera categorica. Infine Alternativa con Elena Dardo che «elenca le criticità dell’inceneritore ma rimane di fatto indecisa sulla scelta da compiere», commentano le associazioni. «Con l’aumento della differenziata già in atto e il futuro catino di Ischia Podetti da 250 mila tonnellate – sostengono tornando a chiedere una moratoria di cinque anni – abbiamo tutto il tempo di lavorare per ridurre il residuo e rendere l’inceneritore inutile». «Ai politici che verranno eletti – conclude Ferrari – chiediamo di riscrivere da zero il piano provinciale di gestione dei rifiuti: è arrivata l’ora di cambiare completamente il metodo di governo».
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