l'indagine
mercoledì 12 Marzo, 2025
Inchiesta Romeo, Signoretti torna libero: revocato l’obbligo di dimora
di Benedetta Centin
L’imprenditore è l’unico dei principali indagati che ha impugnato l’ordinanza del gip. L’avvocato Rambaldi: «Dimostreremo l’estraneità alle accuse»

Torna del tutto libero, senza vincoli sugli spostamenti fuori da Arco, Paolo Signoretti. Il tribunale del riesame di Trento ieri gli ha infatti revocato l’obbligo di dimora.
Da poco più di un mese, dal 4 febbraio scorso, l’imprenditore — assieme ad altri cinque, tra i principali indagati della maxi indagine «Romeo» sugli intrecci tra affari e politica — era stato rimesso in libertà. Su decisione del giudice per le indagini preliminari Enrico Borrelli che aveva sostituito gli arresti domiciliari (scattati il 3 dicembre scorso) con l’obbligo di dimora nel proprio Comune di residenza. E questo su richiesta del procuratore Sandro Raimondi e dei sostituti Alessandro Clemente e Davide Ognibene. Da ieri però non c’è più alcuna misura cautelare a carico di Signoretti: il suo avvocato, Giovanni Rambaldi, aveva infatti impugnato l’ordinanza del gip presentando appello al Riesame, insistendo sul fatto che non sussiste più alcuna esigenza cautelare (e cioè il pericolo di inquinamento della prova, il pericolo di fuga o di reiterazione del reato). In seguito alla discussione, che si è tenuta ieri mattina in aula, il tribunale della Libertà, presieduto dalla giudice Laura Di Bernardi, ha accolto l’appello della difesa e ha revocato l’obbligo di dimora. L’imprenditore indagato potrà quindi muoversi senza limitazioni, senza preoccuparsi di «sconfinare» dal suo territorio. Per conoscere le motivazioni dei giudici bisognerà però attendere il deposito.
Unico vincolo ancora in essere per l’ingegnere di 45 anni la misura interdittiva applicata già a dicembre scorso dal giudice e che riguarda la sfera lavorativa: il divieto cioè di svolgere attività che prevedono rapporti con la pubblica amministrazione.
La difesa soddisfatta
L’avvocato Giovanni Rambaldi, difensore dell’imprenditore arcense, ha commentato così il provvedimento del Riesame: «Accogliamo con soddisfazione la decisione del tribunale della Libertà che conferma l’assenza di esigenze cautelari a carico dell’ingegnere Paolo Signoretti. Attendiamo ora la chiusura delle indagini, fiduciosi di poter dimostrare l’estraneità dell’ingegner Signoretti rispetto alle ipotesi accusatorie avanzate dalla Procura di Trento» le parole del legale. La revoca dell’obbligo di dimora ad oggi riguarda, sia chiaro, solo Signoretti, l’unico a presentare appello. Rimane invece per gli altri indagati come lui, accusati per associazione a delinquere, ciascuno con ruoli diversi, e cioè il commercialista altoatesino Heinz Peter Hager, l’ex sindaco di Dro ed ex senatore Vittorio Fravezzi, la sindaca di Riva del Garda, Cristina Santi, il giornalista Lorenzo Barzon, gli architetti altoatesini Andrea Saccani e Fabio Rossa, e Daniela Eisenstecken, funzionaria del Comune di Bolzano, che nel frattempo ha chiesto e ottenuto di farsi interrogare dai pm. Quanto al magnate René Benko, presunto vertice dell’associazione, è in carcere a Vienna, nell’ambito dell’inchiesta dell’anticorruzione della magistratura austriaca. Secondo l’accusa, a capo del sodalizio ci sarebbe stato appunto Benko, fondatore di Signa, mentre Hager e Signoretti sarebbero stati i bracci operativi.
Presunto alter ego di Hager
Per il tribunale del Riesame che il 19 dicembre scorso aveva confermato gli arresti domiciliari per sei dei principali indagati, tra questi Signoretti, l’associazione a delinquere contestata dalla Procura non può essere inquadrata come sodalizio di stampo mafioso, come associazione mafiosa, dato che manca lo spessore criminale degli indagati. I giudici hanno comunque riconosciuto l’aggravante del metodo mafioso per i singoli episodi, in relazione ad alcuni reati-fine. E sarebbe stata usata una forza intimidatrice tipica dell’agire mafioso. Per il tribunale un sistema corruttivo stabile, professionale e organizzato.
E anche quando non c’erano minacce esplicite ci sarebbero state intimidazioni silenti. Un’associazione, per l’accusa, in continua espansione, con gli stessi interessi economici, che mirava ad ottenere profitti da iniziative speculative, specie in campo edilizio: dal progetto del Whaltherpark a Bolzano, all’area ex Cattoi di Riva passando per l’hotel Palace di Arco. E se, per gli inquirenti, Benko e Hager sono «gli elementi di riferimento per il gruppo criminale, a cui gli altri altri affiliati si rivolgono», Signoretti sarebbe l’alter ego trentino di Hager, di cui è socio: collabora con lui e sostiene le imprese del magnate austriaco, non solo in Trentino. Ma il ruolo di vertice che gli viene attribuito è in maniera subordinata a Benko e Hager, e con un raggio geografico e di azione riferito al Trentino meridionale.
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