I dati
sabato 1 Marzo, 2025
Industria trentina, profondo rosso: 18 mesi di fatturato in calo
di Simone Casciano
Peggiore la situazione nazionale: fatturato in calo del 4,3%, persi 42 miliardi di euro. Automotive e moda i settori più in difficoltà
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Profondo rosso, non è il titolo del celebre film, ma la situazione dell’economia italiana e a scorrere i dati sembra quasi di sentire in sottofondo la colonna sonora, tanto iconica quanto inquietante, del capolavoro
di Dario Argento.
Dati di dicembre 2024 alla mano Istat ha certificato per l’Italia un calo della produttività del 3,5% rispetto all’anno precedente e addirittura del 7,1% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. In totale sono 23 i mesi consecutivi di calo produttivo nello Stivale. Anche i dati del Trentino non fanno sorridere facendo segnare 18 mesi consecutivi in calo.
Qualche luce però si intravede, i dati del quarto trimestre 2024 saranno diffusi dalla Camera di Commercio di Trento settimana prossima e stando alle prime indiscrezioni segnalano un lieve segno più.
I dati locali
I dati del manufatturiero trentino, forniti dalla Camera di Commercio locale, mostrano una netta discesa a partire dal secondo trimestre del 2023 che è anche quello che presenta la prestazione peggiore -7,7%. Una tendenza negativa confermata anche dai trimestri successivi anche se con un progressivo miglioramento del risultato: -7,1%, -6,2%, -5,1%, -4%, per chiudere con il -1% del terzo trimestre 2024. Un miglioramento che però rischia di essere ingannevole: i trimestri infatti vengono comparati allo stesso periodo dell’anno precedente. In questo senso il -7,7% del secondo trimestre 2023 è meno preoccupante visto che va paragonato al +27,3% del 2022, mentre fa allarmare che lo stesso periodo del 2024 ha comunque fatto registrare un -4% dopo il crollo di sette punti dell’anno precedente. Spostandosi sul fatturato totale dei settori economici del Trentino la situazione è migliore, dopo due trimestri con il segno meno (-0,3% e -1,1%), il terzo ha fatto segnare un incoraggiante +2,3%.
E quelli nazionali
È uscendo dai confini provinciali però che la situazione si fa preoccupante. Per l’industria italiana nel complesso il 2024 è stato un anno da dimenticare. Il settore alimentare è stato l’unico a crescere. La produzione industriale è calata del 3,5% su base annua (dopo il -2% del 2023), crollando del 7,1% a dicembre, solo ai tempi del Covid era stato registrato un dato peggiore.
Per la produzione industriale salgono così a 23 i mesi di caduta consecutiva nel dato tendenziale, l’ultimo mese in crescita è ormai il lontano gennaio 2023, quando il governo Meloni e il ministro Urso si erano appena insediati. Una discesa che in termini di incasso per la manifattura è stimata in 42 miliardi di euro persi. Sono due, in particolare, i settori che portano verso il basso la media nazionale del manufatturiero: auto e settore moda. La produzione del primo è quasi dimezzata nel 2024, -43%, un dato che non stupisce alla luce del massiccio ricorso alla Cassa integrazione (Cig) del settore, in particolare del gruppo Stellantis. Nel tessile abbigliamento la frenata supera il 18%, così come a doppia cifra è il calo della metallurgia, mentre macchinari e legno-carta arretrano di oltre il 9%. Lo stesso trend emerge anche analizzando i dati Istat per quello che riguarda il fatturato delle imprese. Per l’industria il calo del 2024 è quantificato in -4,3% e sono 21 i mesi consecutivi di rosso per le vendite del manufatturiero. Unico settore a mostrare una crescita significativa è il comparto farmaceutico con un +7%.
Le ragioni della crisi
Questa performance negativa ormai consolidata nel tempo (il «Contatore della crisi» introdotto dal Sole24Ore segna 759 giorni consecutivi) ha varie ragioni. Guardando al mercato interno oltre un quarto delle imprese ritengono inadeguata la domanda attuale, un dato doppio rispetto alle medie, a questo poi si aggiunge il caro-tassi, che ha scoraggiato gli investimenti e forse anche un’attesa per le misure del governo, non ancora arrivate, che ha spinto le aziende a rimandare gli investimenti in attesa di incentivi statali. Se la domanda interna cala, anche i mercati esteri non lanciano un salvagente all’industria italiana. La crisi della Germania ha prodotto un danno diretto quantificabile in 3,6 miliardi all’export italiano. Ora il nuovo aumento del costo dell’energia e i dazi al 25% annunciati da Trump rischiano di essere la miccia di una situazione già esplosiva. Per scongiurare la deflagrazione servirebbero investimenti importanti e una visione che al momento non sembra appartenere alla politica italiana.
il bando
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