scuola
mercoledì 13 Settembre, 2023
di Redazione
Primo giorno di scuola armati di astuccio e quaderni. Non per tutti gli alunni e gli studenti questo è un fatto da dare per scontato. Con i prezzi in continua crescita alcune famiglie si rivolgono alla Caritas per far fronte a questa spesa inevitabile. Per i bambini della primaria quest’ultima è stimata attorno ai 250 euro per i soli materiali, mentre per la scuola secondaria, dove la spesa include anche l’acquisto dei libri di testo, si arriva ai 550 euro. Alla somma si aggiungono i costi di trasporto e mensa (828 euro l’anno per alunno) che portano la cifra a superare il migliaio di euro in totale (Il T del 25 agosto).
Consapevole delle difficoltà, l’ente diocesano ha strutturato una risposta solidale adeguata alle esigenze:
«Abbiamo fatto delle raccolte di generi per la scuola – spiega Cristian Gatti, della Caritas – Dalla cancelleria ai quaderni, ma si guarda anche ai bisogni particolari». E si tratta di un’iniziativa diffusa: «Le nostre sedi nei territori si sono organizzate per rispondere in modo capillare. Ci sono diversi fattori che entrano in gioco e che non si limitano al bisogno di materiali scolastici, come la mensa. Ci attiviamo con quello che definiamo “aiuto scolastico” e che riguarda gli aspetti educativi nel complesso», spiega.
Il lavoro volto a garantire questo tipo di supporto è continuo nel corso dell’anno: «Le richieste arrivano ai 40 centri d’ascolto ma anche dai servizi sociali, con i quali c’è uno stretto raccordo, che segnalano famiglie in difficoltà», aggiunge il referente.
Alla base c’è, dunque, un concetto di utenza che viene seguita puntualmente, come spiega don Cristiano Bettega, delegato vescovile nell’area testimonianza e impegno sociale: «Si tratta di utenti che si rivolgono abitualmente ai nostri centri, anche per far fronte, ad esempio, alle bollette energetiche».
L'INTERVISTA
di Gabriele Stanga
Il professore emerito del dipartimento di Sociologia commenta i dati Ocse: «La cultura scolastica è sconnessa dalla realtà economica, sociale e culturale. Non si crea l’abitudine a leggere e informarsi»