Calcio Serie C

domenica 3 Settembre, 2023

Inizio campionato, mister Tedino: «Proveremo un gioco propositivo»

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La prima dei gialloblù domani (lunedì) a Trieste (ore 20.45). L'allenatore del Trento annuncia il modulo 4-3-3. Indisponibile Rada e squadra non ancora al top. Tanti i giovani in campo

Rada s’è fermato per un problema tendineo muscolare, per il resto il Trento è pronto ad iniziare la sua terza avventura in Serie C.
La prima di campionato dei gialloblù è posticipata a domani, a Trieste (ore 20.45) e mister Tedino è curioso ed entusiasta «come fu la prima volta che ormai risale a più di 30 anni fa» ha detto in conferenza stampa.
Quale sarà l’approccio dal punto di vista tattico?
«Giocheremo con un 4-3-3 ma non punteremo in maniera esagerata sugli schemi in generale. Chiedo un gioco elastico, dovremo essere capaci di cambiare a seconda delle situazioni. Non siamo ancora al 100% della forma, quindi è meglio badare più al concreto in questo momento».
Un pronostico non è opportuno ma è certo che il Trento di quest’estate ha fatto bene e ha creato una certa aspettativa. O no?
«Si, vero. Credo che vincere le partite estive sia importante perché crea un clima di fiducia e di entusiasmo nella squadra; detto questo – però – è opportuno tenere presente che il calcio di luglio o di agosto non offre le stesse motivazioni di un campionato. I punti da conquistare cominciano da lunedì, contano quelle partite».
Parliamo, per un secondo, del mercato che s’è chiuso due giorni fa. Alcuni se ne sono andati ma non è arrivato l’ultimo tassello, un esterno magari. Deluso?
«Io sono l’allenatore e sono tenuto a lavorare con gli uomini che la società mi mette a disposizione. Posso, quindi, solo dire di essere contento di questo gruppo di giocatori; abbiamo una squadra costruita per far maturare i più giovani e creare un’ossatura per il futuro provando a rimanere in categoria. A questo devo badare».
A Trieste che partita si aspetta?
«Una partita difficile con un ritmo importante come c’è da attendersi da una partita di cartello e questa lo è. Bisognerà fare ed essere in grado di sopportare fatica. La Triestina è una squadra costruita per vincere il campionato, il che non significa necessariamente che sia più forte di noi ma certamente è una di quelle squadre che sarà difficile affrontare».
Quanto conta, mister, partire bene dopo quanto fatto l’anno scorso?
«Ecco, sottolineerei proprio quanto accaduto. Sembra ci si sia già dimenticati di com’è andata la stagione scorsa quando abbiamo fatto 14 punti nel girone di andata e 32 nel ritorno, conquistando la salvezza a quota 46. Abbiamo fatto una cosa mai esistita nel campionato di Serie C. Probabilmente ce lo si sta dimenticando perché abbiamo fatto talmente bene nella parte iniziale del ritorno che ci si è abituati, quasi, a quel rendimento. Ma questo non vuol dire che quest’anno andrà così o meglio; può accadere di tutto quindi servirà tenere presente le difficoltà già vissute per provare ad evitarle».
Giocare con diversi giovani in campo, così come chiesto dal club, può creare qualche inciampo. Lo ha messo in preventivo?
«Certo che sì ma lavorare con i giovani è sempre stata una mia prerogativa quindi so accettare quel che può capitare. Credo, però, anche che sbagliano loro così come sbagliano i più vecchi. Non esistono distinguo se non per mancanza di esperienza e dobbiamo saper trasmettere fiducia a questi ragazzi, aggredirli in caso di errore non è molto utile. Dovremo saper intervenire in quei momenti».
Rispetto al 4-3-2-1 della scorsa stagione, comunque si cambia modulo.
«Cerchiamo di sfruttare le caratteristiche che abbiamo provando a fare un gioco propositivo, che crei più occasioni possibili».
Alla vigilia di questo campionato, mister, che emozioni e sensazioni vive?
«Faccio l’allenatore da 37 anni e posso confidarvi che oggi vivo, dentro di me, un entusiasmo e una voglia di andare in campo come fosse la prima volta. Sono letteralmente emozionato e me la vivo benissimo perché sono consapevole che nel momento in cui non vivrò più questo stato d’animo vorrà dire che sarà l’ora di smettere. Chi fa questo mestiere è spesso un uomo solo, quindi nel momento in cui vengono a mancare passioni e emozioni significa non avere proprio più altro da chiedere al mondo del pallone».