L'esperto
martedì 3 Gennaio, 2023
di Leonardo Omezzolli
Una culla baciata dal sole, con riviere lacustri, vie attrezzate e sentieri apprezzati dagli amanti degli sport all’aria aperta. Verdi campi, tanta agricoltura, fiumi, torrenti e laghi alpini. A sud il Garda e tutt’attorno le Alpi che proteggono la Busa dai freddi venti del nord garantendo un clima mediterraneo che ne ha fatto la sua fortuna turistica. Territorio e amministrazione s’intrecciano inevitabilmente tra promozione turistica, sviluppo edile e tutela ambientale. È di cruciale importanza monitorare l’incessante movimento degenerativo di pendii e fiumi: pareti rocciose, alvei e colline. L’Alto Garda, infatti, non è nuovo ad eventi franosi o ad esondazioni o ancora a rischi idraulici ed è solo grazie ad un’attenta analisi svolta dagli organi competenti, unita ad una puntuale e rispettosa pianificazione urbanistica che si mitigano i rischi riducendoli il più possibile a zero o almeno riuscendo a contenerne gli effetti. Su questo punto si è spesso mosso il dibattito pubblico e politico: la sicurezza dei luoghi antropizzati a ridosso di zone precarie, franose o a rischio idrogeologico. Ultima battaglia ambientalista in tal senso quella fatta contro la costruzione del vallo tomo al Linfano di Arco senza dimenticare la massiccia presenza di reti sul Brione o ancora i disgaggi mirati lungo il sentiero della Ponale. Sicurezza e tutela ambientale che devono andare di pari passo in un territorio che ha numerose fragilità. «L’Alto Garda – racconta l’ex geologo della Provincia Ernesto Santuliana – è costellato di fragilità geologiche, ma – ha subito precisato – di pericoli veri e imminenti ce ne sono pochi». Ciò non toglie che l’attenzione deve essere massima perché in natura gli imprevisti sono evidenti e laddove non ce li si si aspetta se ne ha contezza «quando poi capitano». La Provincia ha mappato tutte le comunità di valle stilando mappe di rischio precise. «Per quanto concerne l’Alto Garda – delucida Santuliana – due zone particolarmente sensibili a frane e smottamenti sono le Gardesane, sia quella occidentale che quella orientale. Qui gli eventi sono ripetuti e alle volte capita che massi importanti finiscano sulla carreggiata. Qui il rischio è continuo anche se è da valutare in un ordine di grandezza medio-piccolo proprio per la presenza di gallerie e reti protettive». L’ultima frana importante si è verificata nel settembre del 2021 tra Torbole e Tempesta. Pericoli franosi si hanno al Linfano dove si è proceduto dopo il crollo di un importante masso nel 2014 che ha colpito il sottostante residence Verde Blu e i successivi nel 2019 e 2020, alla realizzazione del vallo tomo. Tra le zone arcensi la rupe del castello e il monte Colodri non fanno eccezione. Qui l’ultimo episodio risale al luglio del 2022. Un anno prima al Baone, un’altra zona frequentata da scalatori, ha visto il distacco di un’importante placca. «Rischi franosi li troviamo salendo a Tenno da Pranzo – ha spiegato l’ex geologo provinciale – ma in questo caso il bosco aiuta a proteggere strade ed eventuali abitazioni». Non sono immuni al distacco le pareti di Nago e come già segnalato l’intero versante della Ponale. «Vi sono poi i rischi idraulici legati ai fiumi e ai torrenti – analizza Santuliana -. La Sarca quando si arrabbia non fa sconti e ci sono dei punti sensibili come Mogno e la zona delle fabbriche che sono le più delicate con le esondazioni. Da non sottovalutare i molti torrenti che scendono dal monte Stivo e da altre vette perché se ben alimentati da forti piogge trasportano a valle enormi quantità di materiale». In ultima analisi vi sono le zone di Gavazzo e Don verso Tenno e dei Gazzi sopra Bolognano che poggiano su sedimenti in lento movimento. «Qui era stata inibita l’edificazione. Questi movimenti sono lenti e nel breve tempo portano a piccole crepe nelle case». L’alto Garda infine non è immune agli eventi sismici con un rischio valutato medio/basso. «In questo caso i moderni protocolli per l’edificazione dovrebbero dare risposte efficaci alle intensità sismiche delle nostre latitudini».
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