venerdì 14 Marzo, 2025

Insulti razzisti in campo a Molveno. Yassir Dsiri: «Mi hanno dato della scimmia. E nessuno mi ha chiesto scusa»

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Parla il difensore della Ravinense: «Dodici giornate di squalifica? Pensavo qualcosa di diverso. È stato squalificato un solo giocatore della squadra avversaria, anche se c’era un altro ragazzo che mi ripeteva insulti di questo genere»

Ciò che è successo domenica pomeriggio al centro sportivo don Santo Goio di Molveno, teatro della partita di calcio (campionato di Promozione) tra i padroni di casa del MolvenoSpor e la Ravinense ha innanzitutto una vittima: Yassir Dsiri, difensore della Ravinense, classe 1998 di origini marocchine e proprio per questo dettaglio preso di mira. Come tutti i coinvolti nella vicenda e gli appassionati di calcio dilettantistico, il ragazzo ha appreso nel primo pomeriggio di ieri – con la pubblicazione del comunicato ufficiale da parte della Figc (Federazione italiana giuoco calcio) del Trentino – le decisioni del giudice sportivo. «È stata una brutta situazione. C’è stato agonismo, certo, ma la cosa doveva finire lì — aveva raccontato lo stesso Dsiri a il T nei giorni scorsi — Capisco gli insulti, lo strattonarsi. Quando c’è agonismo e la partita è combattuta fa tutto parte del gioco. Ma poi è sfociato in frasi di stampo razziale. E questo è stato pesante. Dalla “scimmia” a parolacce di vario tipo. È stato così per un quarto d’ora, da quando sono entrato». E ora il giovane giocatore non si tira indietro nell’esprimere il proprio disappunto per una situazione che considera non solo dolorosa, ma anche troppo spesso minimizzata da parte di chi avrebbe dovuto sostenere la sua versione dei fatti.

Dsiri, come giudica quanto riportato nel comunicato ufficiale della Figc trentina?
«Leggendo il comunicato apprendo che il guardalinee dovrebbe aver sentito tutto e, da come ha scritto sul referto l’arbitro, è come dicevo io».

A Riccardo Nicolussi sono state comminate 12 giornate di squalifica, che ne pensa?
«Mi aspettavo qualcosa di diverso, non lo nego. È stato squalificato un solo giocatore della squadra avversaria, anche se c’era un altro ragazzo che mi ripeteva insulti di questo genere. Ho la sensazione che le 12 giornate di squalifica siano poche. Questi atteggiamenti sono orribili su un campo da calcio. Credo che debba partire da qui l’educazione per i ragazzi, senza dover sempre minimizzare il tutto».

Come ha vissuto i giorni trascorsi tra la partita con annesso il fattaccio e la pubblicazione dei provvedimenti disciplinari?
«Credevano che mi fossi inventato tutto. Leggendo sui social, parole anche di un dirigente del MolvenoSpor, mi sono poi stupito nel vedere che si parlasse di un pretesto o di una scusa legate ad una sconfitta sul campo (la Ravinense, capolista della Promozione, ha perso 1 a 0 con il MolvenoSpor terzultimo, ndr)».

Ha ricevuto qualche chiamata da persone coinvolte nella vicenda?
«No, della squadra avversaria non si è fatto sentire nessuno. Credo che il solo presidente del MolvenoSpor abbia parlato con il nostro direttore generale (Marco Melone, ndr), ma nessuno mi ha chiamato. Nemmeno per delle eventuali scuse o un confronto, come se fosse una cosa normale dire delle cose come “scimmia” ad una persona di colore. Questo mi ha toccato, ma mi ha anche dato forza».

Al di là degli avversari, dal mondo del calcio è arrivato qualche segnale?
«Ho visto numerosi attestati da parte della mia società e compagni di squadra. Molti ragazzi, ex compagni, amici e giocatori di altre squadre hanno mostrato molta solidarietà nei miei confronti».

Cosa si aspetta al suo rientro in campo dopo tutto quello che è successo?
«Io affronterò tutto con grande normalità. I ragazzi, la società, i compagni di squadra mi hanno dato un grosso supporto. Quando tornerò in campo penserò solamente a giocare a calcio, a fare del mio meglio come sempre e a vincere il campionato».