Sulle proteste
venerdì 2 Giugno, 2023
di Filippo Zerbini, Luca Visintainer, Francesco Tasin e Christian Beatrici
Un moto ondulatorio. Così Mario Diani, docente ordinario di Sociologia all’università di Trento, definisce l’andamento storico delle proteste. Quanto alle tensioni in Francia legate alla riforma delle pensioni, il professore riflette sulle origini, legate al deterioramento delle condizioni socio-economiche della classe media e bassa.
Professore, la Francia è scesa in piazza contro la riforma delle pensioni. Manifestazioni partecipate, anche da black bloc. Ecco: l’espressione più estrema della protesta può aiutare o genera solo disordine?
«Il dibattito sulla violenza e la lotta politica è complesso ma importante da affrontare storicamente. Uno studio condotto da Charles Tilly sulla violenza in Francia ha dimostrato che spesso la violenza è una strategia utilizzata per ottenere obiettivi specifici e attirare l’attenzione. Tuttavia, è emerso che in almeno la metà dei casi, la violenza iniziale è stata causata dalla violenza legalizzata dello Stato. Pertanto, in contesti come quello francese, l’escalation della violenza, come quella dei black bloc, può essere controproducente per la causa. Questi attacchi hanno principalmente un effetto interno nel movimento di protesta, dimostrando rigidità e radicalismo ai propri membri. Tuttavia, l’esperienza suggerisce che l’uso della violenza riduce la partecipazione delle persone e ha un effetto negativo a breve termine. La risposta delle forze dell’ordine è anche un fattore importante da considerare, poiché una repressione indiscriminata può spingere i manifestanti a reagire in modo violento».
A proposito delle motivazioni che spingono i manifestanti, secondo lei la questione delle pensioni è la causa o ci sono altri motivi sottostanti e quella è stata solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso?
«La questione delle pensioni in Francia assume significato nel contesto più ampio della percezione di deterioramento delle condizioni sociali per le fasce medie e a reddito medio-basso. Questi settori della popolazione avvertono che la loro posizione si è indebolita nel tempo, con tagli ai servizi sociali, un sistema sanitario e scolastico peggiorati e una riduzione relativa dei redditi e del potere d’acquisto. Le disuguaglianze sono aumentate, favorendo gruppi ristretti, e ciò ha creato una forte percezione di crisi del sistema di assistenza pubblica e di accettazione delle disuguaglianze. La proposta di riforma delle pensioni è stata contestata perché si ritiene che colpisca in modo particolare i dipendenti a basso redditi».
E chi sono i manifestanti?
«La questione delle pensioni in Francia rappresenta un’opportunità per riflettere, ragionare e manifestare la rabbia e la frustrazione riguardo a una serie di problematiche più ampie. Ci sono preoccupazioni sulla sostenibilità dei sistemi pensionistici e sulla mancanza di rispetto da parte della Presidenza. Questo dibattito evoca anche preoccupazioni più generali riguardo alla sostenibilità di vari aspetti, come l’immigrazione, i diritti umani e la retorica pubblica. Anche coloro che non sono immediatamente coinvolti si preoccupano di questi temi».
Considerato ciò che accade in Iran e le grandi proteste per il clima, seppur su temi diversi possiamo parlare di una nuova stagione della protesta?
«Con la crisi della sinistra storica è diventato sempre più difficile trovare una sintesi tra le diverse richieste e soddisfazioni espresse dalle proteste. Le proteste attuali sono spesso focalizzate su questioni specifiche e possono coinvolgere le persone su tematiche più ampie, ma è complesso unire queste diverse proteste in progetti coerenti e organici che possano soddisfare una larga maggioranza. Oggi ci sono numerosi gruppi differenziati che esprimono rivendicazioni specifiche e radicali, concentrandosi su varie identità personali e rivendicazioni legate a professioni specifiche e alla redistribuzione delle risorse. La mancanza di un’organizzazione che rappresenti un fronte collettivo e sintetizzi le diverse richieste rende difficile tenere insieme le rivendicazioni dei diversi settori e creare un senso di appartenenza a uno sforzo collettivo più ampio. La situazione attuale è caratterizzata da una frammentazione e una mancanza di coesione, rendendo complesso promuovere un cambiamento significativo e una democrazia reale».