I dati
giovedì 7 Marzo, 2024
di Simone Casciano
Trento non è York, ma il sole è comunque «sfolgorante» e non serve essere Riccardo III per definire, quello che si è appena concluso, come «l’inverno del nostro scontento». I dati non lasciano scampo: per la stazione di Trento Laste, ma anche per quelle di Tione e Rovereto, l’inverno 2024 è il più caldo da quando si registrano i dati.
Inverno rovente
A Trento Laste la temperatura media dell’inverno 2023/24 è stata di 5.6 gradi, la più alta da quando si registrano i dati, ossia dal 1921 più di un secolo fa. Tre gradi esatti sopra la media storica. Discorso simile per Rovereto dove il dato di quest’anno è di 5.7 contro una media di 2.9. «Il Trentino, come le regioni alpine in generale, purtroppo è un hotspot dei cambiamenti climatici – commenta Lorenzo Giovannini, docente di fisica dell’atmosfera dell’Università di Trento – Qui con le temperature siamo già oltre quella soglia del grado e mezzo che a livello globale si sta cercando di scongiurare». Guardando ai dati mese per mese risulta evidente come sia nato questo inverno rovente. «La cosa particolare è stata proprio la persistenza del caldo durante tutto l’inverno, in particolare febbraio è stato eccezionalmente caldo, ma anche gennaio e dicembre sono stati in larga parte sopra la media». Non si tratta comunque di un’anomalia trentina. «I dati nazionali raccolti dai climatologi del Centro nazionale di ricerca restituiscono un quadro identico: è stato l’inverno più caldo in Italia da quando esistono le serie storiche». E il discorso può essere esteso a buona parte dell’Europa, con buona pace di chi a inizio stagione metteva ancora in dubbio i cambiamenti climatici per quella nevicata che interessò i paesi del centro est del continente.
Piove sul bagnato
A temperature sempre più calde fa da corollario un’altra anomali rispetto alla media: il 2023/24 è stata un inverno ricco di precipitazioni. Si è trattato però per la maggior parte di pioggia, perché con temperature così alte la quota neve si è necessariamente alzata a sua volta. «Le proiezioni ci dicono che stiamo andando in questa direzione – spiega Giovannini – Avremo inverni sempre più miti e sempre più umidi. La neve a bassa quota sarà sempre più una rarità». Le precipitazioni quindi sembrano destinate ad aumentare, la neve, invece, a scarseggiare sempre di più e a rimanere meno in quota, sciogliendosi prima e quindi senza formare quella fondamentale riserva di acqua per l’estate.
Il futuro
Guardando i dati emerge anche un altro elemento che racconta le tendenze attuali, le minime storiche per media invernale, per le stazioni meteorologiche del Trentino, sono vecchie di almeno 60 anni e nel caso di Trento Laste risale addirittura al 1929. «Il febbraio del ‘29 fu un momento storico, ricordato e documentato negli annali del tempo. Temperature impensabili epr noi oggi. È un’altra testimonianza della tendenza di lungo corso in cui ci troviamo – spiega Giovannini – Mentre i record di calore saranno sempre più comuni nei prossimi anni, anche quando farà un inverno freddo non torneremo più alle basse temperature di un secolo fa. Proprio perché partiamo da basi completamente differenti».
il festival
di Redazione
“Tieni il tempo!” è il titolo scelto per la decima edizione del Festival, che animerà Rovereto fino a domenica. Ospite della prima giornata il famoso climatologo