il caso
sabato 16 Dicembre, 2023
di Daniele Benfanti
Il vento ieri spazzava le creste vicino a Cima Panarotta e accumulava in grumi la poca neve scesa in questo inizio d’inverno. Sulle piste, chiuse, una spruzzata appena di manto bianco, con vistosi ciuffi d’erba secca a spuntare di continuo. Seggiolini delle seggiovie ammassati a bordo pista e una dozzina di macchine parcheggiate in tarda mattinata. Sole, cielo azzurro. Silvio è salito da Pergine con il suo cane per un’escursione di scialpinismo. Papà Andrea Runcher e la figlia Silvia (che qui ha imparato a sciare), di Pergine, stanno tornando da una passeggiata. Papà Stefano ha accompagnato il figlio 17enne, Francesco, promessa della mountain bike, ad allenarsi in discesa. Vivono a Vignola Falesina, 8 chilometri da qui. Ieri, 15 dicembre, era la data tradizionalmente concordata per l’apertura degli impianti. Ma come l’anno scorso solo il vento è rimasto a far sentire la sua voce quassù. Impianti fermi. Il cartello lo segnala già al bivio degli Assizzi, poco dopo Pergine, prima dei 17 chilometri di tornanti che fanno guadagnare 1500 metri di quota. Se ne va un’altra stagione per lo sci alpino e i tre impianti (una seggiovia biposto, una triposto e una quadriposto) sono desolatamente immobili. L’anno scorso i costi energetici fuori controllo e lo scarso innevamento hanno fatto optare per la chiusura. Quest’anno si è sperato, ma una cordata di privati interessati si sta ancora organizzando e la vecchia Panarotta srl è in liquidazione, con oltre 400mila euro di debiti. «Abbiamo ragionato da buoni padri di famiglia – riflette il presidente Matteo Anderle sulla liquidazione societaria – e preferito non schiantarci contro un treno in corsa. Meglio fermarci in tempo. Dispiace». Albert Ballardini è vicepresidente di Trentino Sviluppo e responsabile degli asset funiviari: «Noi siamo da alcuni anni proprietari degli impianti, dato che si tratta di stazione sciistica di interesse locale. I privati da soli non riuscirebbero a fare utile. Siamo una società pubblica, quindi è d’obbligo fare un bando di gestione. La vecchia società è in liquidazione ma per noi non è un problema. Aveva cessato a luglio, alla scadenza del contratto. Alcuni imprenditori si stanno organizzando per una nuova società. I nuovi soci sono in fase di costituzione. Potrebbero aggiudicarsi il bando, che intendiamo emettere entro fine primavera. Certo, quest’anno gli impianti ormai restano fermi e noi abbiamo fatto la manutenzione necessaria alle parti elettriche e meccaniche per una pronta ripartenza e affinché non si deteriorino. In futuro potrebbe esserci una ripartenza magari parziale. Se nessuno sarà interessato e anche i comuni del territorio ritenessero, potremo valutare anche l’ipotesi di smantellare gli impianti». Nessun accanimento terapeutico, dunque.
Lo scialpinista Silvio, in escursione con il cane, è dispiaciuto: «Niente sci da discesa è un danno per la Panarotta. Anche il Bondone soffre di scarso innevamento e non ha i bacini d’acqua necessari, ma si fa uno sforzo per mantenere gli impianti» osserva. «Spiace per gli sci club che sono esuli ormai da due anni (proprio in Bondone e a Lavarone, ndr). L’estate permette downhill e passeggiate, si potrebbe investire su almeno un impianto di risalita» conclude. «Sono pessimista, per me la Panarotta è finita» ragiona il signor Andrea Runcher, a passeggio con la figlia che qui ha imparato a sciare: «Vedo pochissima neve fresca, quella artificiale costa troppo, le temperature sono sempre più alte, alla gente piacciono i grandi caroselli, a Vetriolo non c’è più nulla, mancano alberghi, è chiuso anche lo chalet. Certo, siamo vicinissimi a Pergine: se hai mezza giornata libera è l’ideale. Ma non credo sia necessario metterci altri denari pubblici». «Manca un invaso, il Rigolor ha poca acqua. Devono risolvere questo problema» dice Stefano, che ha accompagnato il figlio Francesco che si allena a scendere in bici. «Certo, in estate potrebbero attaccare i ganci per bici almeno a un impianto. La gente verrebbe». Lorenzo Eccher da 7 anni gestisce Malga Montagna Granda, nella parte più bassa delle piste: «All’Immacolata abbiamo lavorato bene anche senza impianti. Abbiamo richieste anche per i prossimi week-end. La Panarotta per fortuna piace anche senza impianti».