L'INTERVISTA
mercoledì 18 Dicembre, 2024
di Angelo Zambotti
Arrivare a un passo da un titolo, per giunta mondiale, e vedere gli avversari esultare con il trofeo in mano, dopo essere stati «costretti» all’immancabile e malinconica sfilata sul podio per la consegna della sempre agrodolce medaglia d’argento. A questa tortura sportiva è stata costretta, domenica, la Trentino Itas, che nella finale del Mondiale per Club andato in scena la scorsa settimana a Uberlandia ha dovuto alzare bandiera bianca davanti a un Sada Cruzeiro apparso incontenibile. Tra i tanti tifosi delusi, anche un «tifoso speciale», ovvero Diego Mosna: presidente dal 2000 (anno di nascita della Trentino Volley) al 2021, l’imprenditore è sempre vicinissimo alle sorti del club. A caldo, Mosna si è lasciato andare a un eloquente commento social. «Vince meritatamente il Sada, a noi rimane da analizzare i motivi di tanti errori tecnici e tattici!», il post su Facebook pubblicato a pochi minuti da quella battuta tirata in rete da Alessandro Michieletto che ha fatto riporre nel cassetto anche gli ultimi sogni di rimonta gialloblù.
Presidente, è rammaricato per come è andata a finire?
«La mia reazione – ritratta Mosna – è stata del tifoso deluso. A mente fredda, ne sono consapevole, vanno sottolineati tutti gli aspetti positivi della spedizione brasiliana. Arrivare in finale è sempre qualcosa di particolare, un risultato positivo figlio di un lungo e impegnativo lavoro portato avanti per mesi. Poi se sul più bello succede quel che è successo…».
A cosa si riferisce?
«A quello che ha “combinato” il loro opposto (Wallace, ndr)! Era indiavolato, ha fatto una partita pazzesca, non so se ne ripeterà altre in vita sua di tale livello. Da parte nostra, Rychlicki e Lavia insieme non si sono avvicinati ai palloni messi a terra dal loro posto-2. E questo ha fatto la differenza».
Cosa è mancato quindi alla Trentino Itas per centrare il sesto Mondiale?
«Forse un po’ di determinazione in alcuni frangenti. Attenzione, però: non si è perso male, abbiamo ceduto davanti a una squadra che ha avuto una serata caratterizzata da un’aggressività e una qualità complessiva rare da vedere. Se poi pensiamo che con le nostre riserve siamo arrivati fino al tie break con lo stesso Sada Cruzeiro, si capisce come in pochi giorni i brasiliani siano stati capaci di sfoderare prestazioni di differenza abissale. D’altronde, si sa, ogni partita ha una storia diversa, e domenica loro hanno avuto quel qualcosa in più. Rimane èerò una consapevolezza: altre squadre questa finale l’hanno vista in tv, non ci siamo arrivati meritatamente dopo un bel percorso».
Si è fatta sentire l’assenza di Jan Kozamernik al centro della rete?
«Direi proprio di sì. E non perché chi ha giocato al posto di Jan abbia demeritato, ma perché lui ha un’esperienza che in partite come quella di domenica è di particolare importanza. Poi ci è mancata la sua battuta: normalmente quando si presenta ai nove metri fa male, senza considerare il suo peso a muro».
Guardando l’altra faccia della stessa medaglia, al centro si è fatto largo il giovane Marco Pellacani, autentica rivelazione del torneo.
«Direi che questa, ovviamente, è una notizia estremamente positiva. Vedere un giovane di 20 anni farsi valere in quella maniera sul palcoscenico internazionale, senza farsi prendere dal panico, è un grande risultato per chi l’ha allenato nel settore giovanile, per chi l’ha portato in prima squadra e per chi l’ha messo in campo, insomma una gioia da condividere con tutta la società che ha un investimento di sicuro successo per il futuro».
Quali le differenze con l’Itas che dal 2009 al 2012 vinse quattro titoli mondiali consecutivi?
«Quella era una squadra molto più potente in attacco, oltre che con giocatori di maggior esperienza. Non dimentichiamoci che l’Itas di oggi è un gruppo piuttosto giovane, certo forte, ma senza i vari Osmany Juantorena, Matey Kaziyski e via dicendo, che quando vestivano la nostra maglia erano già delle stelle di primissima fascia».
Quali quindi le prospettive per il campionato? Perugia è imbattibile?
«Finora il campionato ha delimitato un netto confine tra Perugia e tutte le altre: loto hanno di fatto due squadre in una, entrambe di altissimo livello, quindi il loro coach ha l’imbarazzo della scelta. Sappiamo bene, però, che nello sport trappole e sorprese sono sempre dietro l’angolo. Ecco, noi che siamo secondi in classifica con pieno merito siamo tra i pochi team che possono infastidire la corazzata umbra».
Quanto è grande l’amarezza, da Campioni d’Europa in carica, non poter giocare la Champions League?
«Qui non parlerei di amarezza, ma di incavolatura. Ritengo assurdo che chi detiene il titolo europeo non possa difenderlo sul campo, e tutto ci gioca contro anche in ottica Mondiale per Club 2025, al quale non potremo accedere. Insomma, il regolamento in vigore è da ripensare».
L’Itas Trentino non è solo la compagine di Soli, ma anche la formazione femminile che veleggia nei piani altissimi di Serie A2.
«Sono sincero, non ho tempo di seguirla con costanza quindi non saprei esprimermi, non sono un esperto: mi sembra comunque una buona realtà che sta facendo bene, ci auguriamo che ritorni subito in Serie A1».
Volley
di Nicolò Bortolotti
Nel prossimo turno, il club di via del Brennero dovrà affrontare i campioni di Romania del Corona Brasov per assicurarsi un posto tra le migliori otto della competizione continentale