tennis
lunedì 29 Gennaio, 2024
di Francesco Barana
Ci sono attimi che segnano i destini. Carpe diem. A Jannik Sinner – che oggi ha vinto l’Australian Open in finale contro Danil Medvedev dopo una prodigiosa rimonta al quinto set (3-6 3-6 6-4 6-4 6-3) – è scattato qualcosa nella testa sul finire del secondo set, quando, rimasto quasi un’ora e mezzo paralizzato dalla tensione per la sua prima finale Slam, sembrava spacciato contro un Medvedev che aveva preso il largo e serviva per il 2-0. In quel momento, tra i 15 mila che assiepavano gli spazi enormi della Rod Lawer Arena di Melbourne, Sinner si è rivolto al suo angolo, guardando Vagnozzi, aggrappandosi alla sagacia tattica di quello che è il suo coach da quasi due anni. “Gioca più dietro” gli ha detto Vagno. Il nostro numero 4 del mondo così, sotto 2 set a 0, con pazienza, ha rimesso a posto i cocci e tessuto la tela, uscendo piano piano dalle sabbie mobili.
Del resto, il Rosso dell’alta Val Pusteria lo ha sempre spiegato cos’è il tennis per lui: “E’ uno sport che ti permette di essere sempre in partita anche quando sembri spacciato, nel quale puoi recuperare anche se sbagli. Per questo da ragazzino l’ho scelto rinunciando allo scii: nello scii appena sbagli hai perso, non puoi rifarti”.
Filosofia che si è tradotta in realtà oggi, con Sinner che vince il suo primo major della carriera (48 anni dopo il Roland Garros di Adriano Panatta).
Il primo game del terzo set è un saggio della cura ricostituente dell’altoatesino, che vince a zero il suo turno di servizio e riprende fiducia. Jannik fa il suo tennis, d’altro canto Medvedev inizia a palesare piccoli segnali di cedimento: il russo regala qualche gratuito di troppo ed è meno ficcante nello scambio, dando spazio a Sinner di contrattaccare. L’azzurro così inizia a mettergli il fiato sul collo e Medvedev finalmente cede sotto 4-5 nel suo turno di servizio: il russo trova solo due volte la prima e soprattutto fa morire in out un diritto lungolinea sul 40-40. Esiziale, perché Jan capitalizza la sua prima break della partita con un rovescio lungolinea da spellarsi le mani. In un sol colpo arrivano break e il set della sopravvivenza. E il copione, anche psicologico, muta: Medvedev comincia a vedere i fantasmi nella testa e ad andare in riserva sulle gambe, Sinner si libera definitivamente dai demoni di inizio match e alza il livello.
Nel quarto set prende il via il cannoneggiamento dell’altoatesino (15 vincenti), che ha già due possibilità di andare in fuga nei primi giochi. La sola chance di Medveved è a metà parziale, annullata sul nascere da Sinner con un provvidenziale ace. È un po’ come se la partita del campione moscovita finisse qui. Medvedev non è più sul pezzo e, come nel parziale precedente, in fotocopia, cede servizio e set sul 4-5. Un po’ come alzare bandiera bianca in anticipo, così il quinto e decisivo set di una finale Slam si trasforma in gloriosa passerella per Sinner. Che è un fuoriclasse e ha il carisma del personaggio, ma poi colpisce per la semplicità e l’umanità del ragazzo di 22 anni che è. Dopo il trionfo più importante della sua vita, ancora a caldo, il pensiero è corso a casa, alla sua Sesto Pusteria e ai suoi genitori: “A Sesto nevica e c’è meno 20, si sta meglio qui, dove il pubblico e la gente che ho incontrato mi ha fatto sentire a casa” ha sorriso Jannik. “Ma in questo momento penso a mio papà e a mia mamma, vorrei che tutti avessero dei genitori come i miei, che mi hanno sempre permesso di scegliere anche quando ero un ragazzino e non mi hanno mai messo pressione. Auguro a tutti i bambini di godere della libertà che mi hanno lasciato i miei genitori”. Poi un ringraziamento “al mio team, che riesce a capirmi e non è sempre facile. Questo Slam è speciale per me”.
Già gli Slam, che Sinner, predestinato consapevole che pensava al futuro, metteva già nel mirino da ragazzo. “Il mio obiettivo nei prossimi anni è vincere lo Slam e diventare numero uno al mondo” raccontava a chi scrive nel maggio del 2019, davanti al tavolino di un bar del circolo di Villabassa. Quel Sinner era ancora minorenne e veleggiava intorno alla 200° posizione nel ranking. Lo Slam è arrivato nemmeno cinque anni dopo. Per il numero uno probabilmente è solo questione di (poco) tempo.