L'intervista

lunedì 6 Gennaio, 2025

Keller, 20 anni di libri: «La narrativa di qualità ha meno lettori»

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Roberto Keller fondò nel 2005 la casa editrice a Rovereto: «Oggi si definisce letterario anche l'intrattenimento»

Il mercato del libro è in flessione, la produzione libraria è sempre più un mare magnum dove riuscire a orientarsi appare un’impresa eroica. I generi mutano, i supporti per la fruizione della lettura si differenziano, l’editoria piccola e media — indipendente — nuota con affanno nella corrente fagocitante e impetuosa di un sistema che macina velocità e consumo.
Siamo a inizio anno, ma pare impossibile soffermarsi su una novità editoriale: il tempo di prenderla in considerazione ed è già scaduta, rimpiazzata da decine e decine di nuovi prodotti, che scadranno dopodomani. Abbiamo chiesto all’editore roveretano Roberto Keller di accompagnarci in una riflessione su queste e altre suggestioni. L’anno prossimo la casa editrice celebrerà i suoi primi vent’anni, e in questo tempo non ha mai smesso di affrontare le sfide della contemporaneità mantenendo stabile e riconoscibile la sua identità e tenendo ben presente che, sempre al centro, rimangono le storie.

Roberto Keller, quali sfide attendono la sua casa editrice nel 2025?
«La prima sfida che aspetta la Keller nel 2025 è di affrontare e interpretare in modo intelligente un mercato nazionale che in quest’ultimo anno ha dato segnali di sofferenza. L’altra sfida che ci attende è quella di continuare a differenziare la proposta della casa editrice dagli altri marchi puntando su originalità, qualità, identità».

L’anno appena iniziato segnerà anche il 20esimo anniversario della Keller. Quali sono stati i momenti salienti di questa avventura editoriale e con quali progetti intende festeggiare l’importante anniversario?
«Vent’anni sono niente e sono tutto, si potrebbe dire. Per una casa editrice di confine e con pochi mezzi, situata in una piccola regione… l’essere diventata un interlocutore del discorso culturale nazionale è un bel traguardo. Di questi vent’anni penso ai momenti in cui volevo lasciare e a quelli in cui sono successe cose incredibili. Il premio Nobel a Herta Müller, i riconoscimenti a molti autori, la vittoria per due anni consecutivi del Premio Itas e quelli anche alla casa editrice: dal Premio Città di Fiesole a quello de Lo Straniero fino al recentissimo premio alla carriera del Pisa Book Festival. Nei ricordi salienti metto anche gli incontri con le persone… ma soprattutto i miei collaboratori storici. Vanno anche ricordate le lezioni importanti ricevute nel tempo sul sistema editoriale, sulla mobilità dei cataloghi, sul fatto che l’editoria è industria e che la spinta idealistica deve essere mitigata da un sano pragmatismo. A fine anno, quando si compirà il ventesimo anno faremo una serie di eventi in stile Keller con incontri e (perché no) momenti di festa. Durante l’anno inoltre verranno proposti alcuni titoli iconici a tiratura unica e limitata con grafica ispirata all’anniversario».

Come è cambiato il mondo dell’editoria in questo primo quarto di secolo?
«È cambiato moltissimo. I social, ad esempio, permettono una velocità di informazione e diffusione dei propri progetti che prima non era pensabile. La fatica di costruire relazioni con i media e di raggiungere visibilità non è paragonabile tra vent’anni fa e oggi. Le relazioni internazionali sono maggiori e più diffuse. Ma direi che il grande cambiamento lo stiamo vivendo ora in quest’epoca post covid: una frenesia sempre maggiore, anche produttiva, tempi sempre più stretti e pressioni che prima erano meno forti o vivevano un senso del tempo diverso. Inoltre, una frammentazione sempre più grande della comunicazione e dell’attenzione dei lettori (e questo non è un giudizio negativo ma solo un dato) su molti generi diversi e su offerte culturali che sono altre dal libro… E poi in questi anni si è assistito a uno spostamento sempre maggiore del rischio su due estremi della filiera: editori indipendenti e librerie indipendenti».

Quali sono le urgenze dell’editoria indipendente, ai fini della sua stessa sopravvivenza e della garanzia di una pluralità di voci, visioni e pensieri?
«I dati diffusi da Aie a Roma sono chiari: nei primi 10 mesi del 2024 il mercato libro ha perso il 2,1% di copie vendute e l’1,1% di valore rispetto all’anno precedente. Ma la divisione interna di questo dato generale dimostra che a pagare lo scotto sono stati i piccoli e i piccolissimi che vedono un calo del 5,7% a copie (-4,9% a valore) per i piccolissimi e del -9,4% in copie (-3.6 % a valore) per i piccoli. Ossia la parte più “povera” della filiera. I gruppi editoriali e i marchi controllati hanno perso lo 0,6% in copie ma sono cresciuti dello 0,3% in termini di valore. L’urgenza è cercare di mantenere questa pluralità di voci. Uno potrebbe rispondere che il mercato seleziona, ma noi in Italia abbiamo un mercato librario particolare in cui le catene librarie sono in gran parte proprietà dei grandi marchi editoriali o di grandi distributori e in cui le librerie indipendenti (sempre meno) sono in apnea. Non ne faccio un discorso moraleggiante ma di sistemi, strutture, priorità e mi approccio al tema con uno sguardo pratico e strategico. Anche in alcuni articoli di esperti di editoria usciti nei mesi scorsi ormai si parla solo di grandi editori, ossia gruppi editoriali. Immagino che il futuro dell’editoria per come si sta delineando possa seguire quello che sta accadendo negli altri comparti produttivi: concentrazioni, grandi poli che hanno tutto dalla produzione, alla logistica e alla vendita al dettaglio. Per i piccoli penso che si dovrebbe ripartire dal rapporto con le librerie indipendenti, da una rinnovata sinergia vera – ossia basata su obiettivi e visioni condivise – tra editoria di progetto e librerie indipendenti e dal consolidamento di un pubblico “fidelizzato” che si riconosce nelle scelte editoriali, culturali, ecc. del marchio».

L’editoria è molto legata ai mutamenti della società contemporanea: come sono cambiati i gusti dei lettori, non solo in termini di contenuti, ma anche di supporti attraverso i quali i contenuti stessi vengono veicolati?
«In questi anni sono cresciuti generi prima meno diffusi: illustrati, graphic novel, audiolibri. Poi la mia percezione è che la narrativa di qualità letteraria abbia meno lettori: per scelta, per mancanza di tempo, per molti motivi comprensibili… e sta accadendo un’altra evoluzione: ora si sta iniziando a definire “letterario” quello che fino a pochi anni fa definivamo come intrattenimento. Per quanto riguarda i supporti: il libro cartaceo resta ancora il veicolo più importante ma devo dire che l’ebook per la Keller, ad esempio, sta crescendo. L’audiolibro ha costi così elevati di produzione che ha senso solo per i bestseller».

Siamo a inizio anno. Tempo di bilanci e previsioni. C’è chi ha già fatto una lista di 400 novità tra cui scegliere a inizio anno. Come districarsi in questo fiume in piena, dove l’indistinto regna sovrano e dove sotto la superficie affogano i più e naufragano i senza nome?
«È complicato e lo sarà sempre più. Sembra una corsa che fatica a fermarsi. In questa sovrapproduzione ovviamente a farne le spese sono soprattutto i piccoli editori che scompaiono fagocitati dalle uscite del sistema. Non guadagnano spazi ma li perdono. Con le forze di una piccola casa editrice, la Keller ad esempio sta lavorando anche in modo nuovo: puntando su una diversa informazione per i librai, sulla lettura condivisa, sui gruppi di lettura – spesso organizzati dalle librerie – per ridare tempo, vita e valore alle pagine, ai pensieri al confronto. Ad esempio la Keller ha creato il sito Booklub.it che accoglie un calendario di gruppi di lettura che scelgono libri Keller ma anche file audio che raccontano il libro in modo da dare ai librai e ai lettori uno strumento fruibile e veloce per poter scegliere. A Rovereto, altro esempio, è nato un anno fa un gruppo di lettura che ogni mese legge e discute un libro Keller; alla Libreria San Paolo di Modena abbiamo tenuto gruppi di lettura molto frequentati sul nostro catalogo. Nel 2025 mi piacerebbe portare la casa editrice anche nelle biblioteche per incontrare lì i lettori e i bibliotecari».

Detto tutto questo, quale (o quali) libro, autore, autrice ci consiglia di leggere per addentrarci nel 2025?
«Beh, consiglio i primi due libri Keller dell’anno, in libreria nella seconda metà del mese. Il primo è “Barbara non sta morendo” di Alina Bronsky, ritratto ironico, tragicomico e amorevole di una coppia che si ritrova a tarda età a ribaltare i propri ruoli. Il secondo ci porta in quello che già si sta delineando come uno dei prossimi punti caldi dell’ordinamento internazionale: il Caucaso. Dopo aver proposto “Pianeta Caucaso” di Gorecki ora proseguiamo con “Abcasia”, dedicato al piccolo stato non riconosciuto che si affaccia sul Mar Nero orientale. In primavera uscirà anche un ponderoso volume sull’Asia centrale. Tra i libri già disponibili consiglierei “La luna rappresenta il mio cuore” che propone la voce nuova e fresca e originale della scrittrice di Bangkok, Pim Wangtechawat e, per chi cerca il confronto con la letteratura che racconta un mondo che viene stravolto, “Amelia” della vincitrice del Booker Prize Anna Burns».