venerdì 21 Giugno, 2024

La battaglia del grano e del pane in Trentino. Scontro tra panettieri e agricoltori

di

I panificatori: Agri 90 taglia il frumento. La cooperativa: non accettano i nostri prezzi

I panificatori trentini chiedono un’accelerazione e un protocollo condiviso per la filiera del pane trentino, prodotto artigianale di qualità a chilometro zero. Ma hanno qualcosa da dire alle cooperative agricole produttrici di frumento, cioè in Trentino alla coop Agri 90 di Storo: i prezzi devono essere «coerenti e concorrenziali» e la produzione di frumento non deve essere tagliata, come l’anno scorso quando, «per decisione della cooperativa», il prodotto si è ridotto ad un quarto del normale, cioè a 430 quintali. Ma dalla coop presieduta da Vigilio Giovanelli e diretta da Arturo Donati replicano: il calo di produzione del 2023 deriva dalle condizioni climatiche e in particolare dalla siccità, non da una decisione di Agri 90; l’accordo con i panificatori per produrre il pane trentino c’è da otto anni ma il prodotto locale viene utilizzato poco, neanche il 50% della produzione; il prezzo praticato dalla cooperativa, 1 euro al chilo di farina, remunera dignitosamente il contadino, mentre i panificatori preferiscono il prodotto che arriva da fuori a 80 centesimi al chilo.
Il direttivo dell’Associazione panificatori della provincia di Trento, che si è riunito l’altra sera, ha deciso all’unanimità un appello alla Provincia e alla filiera del pane. «In questi anni – spiega il presidente dell’associazione Emanuele Bonafini (nella foto) – più volte abbiamo riaffermato, anche in varie sedi istituzionali provinciali, che è indispensabile e necessario, vista la delicata contingenza economica che stiamo attraversando, creare una Filiera della panificazione: un percorso che, partendo dalla coltura del frumento e dei cereali, arrivi al consumatore con prodotti da forno autoctoni e a chilometro zero. Da sempre sproniamo i vari attori coinvolti verso un progetto di valorizzazione del nostro territorio alpino, tramite la reintroduzione della coltivazione del frumento nelle nostre valli e l’utilizzo della farina a chilometro zero. A tal fine abbiamo realizzato e promosso, anche attraverso un sempre più crescente numero di manifestazioni, iniziative di promozione e la realizzazione di canali digitali appositamente dedicati, la ricetta del Pantrentino, un pane dal gusto e dai profumi intensi, una ricetta elaborata dai Maestri Panificatori trentini per un prodotto realizzato con la farina di grano trentino, naturale e caratteristico del nostro territorio rurale e montano».
«Chiediamo alle cooperative agricole, e nello specifico ad Agri 90 – prosegue Bonafini – prezzi di mercato coerenti e concorrenziali, la sottoscrizione di un accordo di collaborazione e una certificazione di prodotto che testimoni l’origine delle produzioni cerealicole finalizzata all’ottenimento del Marchio Qualità Trentino». Le preoccupazioni dell’associazione derivano in particolare da quella che viene definita una decisione unilaterale della coop Agri90 di ridurre drasticamente la produzione di frumento a poco più di 400 quintali annui «che non soddisfa neppure lontanamente il fabbisogno giornaliero di tutti i panifici trentini». L’appello è stato inviato tramite una lettera agli assessorati provinciali competenti Roberto Failoni, artigianato, commercio, turismo, Giulia Zanotelli, agricoltura, promozione dei prodotti trentini, ambiente, Mario Tonina, salute, politiche sociali e cooperazione, nonché al presidente di Agri 90.
Da Storo però non sono d’accordo. In primo luogo, come si spiega nella relazione al bilancio 2023 della cooperativa – chiuso con quasi 5 milioni di ricavi, un utile di 117mila euro e 2,5 milioni liquidati ai soci conferitori – il calo della produzione del frumento dai 1.780 quintali del 2022 ai 430 dell’anno scorso dipende da eventi esterni climatici e non da una decisione. In secondo luogo, non è che i panificatori abbiano utilizzato molta materia prima locale negli anni scorsi. Infine, la cosa più importante: i prezzi applicati dalla coop consentono una remunerazione dignitosa ai produttori, quelli chiesti dai panificatori no.