mercoledì 26 Giugno, 2024

La battaglia delle centrali idroelettriche: in ballo 500 milioni

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La cordata trentina compra il 40% di Hde ma Dolomiti Energia fa i conti: la prelazione ci conviene

Il consorzio di investitori che comprende Equitix Euro Funds, Tages Capital sgr e La Finanziaria Trentina, insieme ad altri investitori trentini e con la partecipazione indiretta del fondo pensione regionale dei lavoratori dipendenti Laborfonds, ha raggiunto l’accordo con Macquarie Asset Management, il colosso australiano di investimenti, per acquisire la partecipazione del 40% di Macquarie European Infrastructure Fund 4 in Hydro Dolomiti Energia (Hde). I termini dell’operazione – precisa una nota di Macquarie – implicano una valutazione di Hde di circa 1 miliardo di euro. L’offerta della cordata trentina e dei fondi nazionali e internazionali è pari a poco più di 400 milioni di euro. Hde gestisce in Trentino 29 centrali idroelettriche grandi e piccole con 1,3 gigawatt di potenza installata. Nel 2023 ha ottenuto ricavi per 387 milioni con un utile netto record di quasi 143 milioni. Ma la partita su questa gallina dalle uova d’oro non è finita. Da lunedì, giorno dell’accordo tra Macquarie e il consorzio, ci sono 20 giorni di tempo perché l’altro socio di Hde, Dolomiti Energia Holding che ne detiene il 60%, eserciti o meno il diritto di prelazione acquisendo il 40% della società al posto, e al prezzo, del consorzio. Fino a qualche tempo fa sembrava improbabile che Dolomiti intendesse esercitare la prelazione: in fondo aveva risposto no a Macquarie, che aveva comprato la quota da Enel nel 2016 a 335 milioni, quando il fondo australiano più di un anno e mezzo fa aveva concluso il suo ciclo di investimento e messo in vendita la quota. Ma negli ultimi mesi le cose sono cambiate. La politica trentina, dalla giunta Fugatti a diversi esponenti dell’opposizione, ha cominciato a parlare di «far tornare il 40% di Hde in mani trentine» cioè di esercitare la prelazione. Chi era perplesso su questa soluzione – in fondo è parzialmente trentino anche il consorzio acquirente e la stessa Equitix è già socia di Dolomiti – si è trovato in posizione di minoranza, come l’assessore provinciale Achille Spinelli o il sindaco di Trento Franco Ianeselli. Queste però sarebbero state chiacchiere da politici se il nuovo amministratore delegato di Dolomiti Stefano Granella non si fosse fatto alcuni conti. Negli ultimi cinque anni Hde ha ottenuto complessivamente oltre 376 milioni di utili. E, tra pandemia e siccità, non si è trattato degli anni migliori. Dolomiti Energia, col 60%, ha incassato 226 milioni di dividendi, Macquarie col 40% 150 milioni. Già 150 milioni in cinque anni non sarebbero un incasso da buttare. Ma nell’ultimo anno i dividendi sono stati di quasi 86 milioni per Dolomiti e oltre 57 milioni per Macquarie. La stima è che nei prossimi cinque anni, clima permettendo, una cinquantina di milioni l’anno il 40% li produca. Per un totale di 200-250 milioni, che da soli recupererebbero più della metà di quanto speso. Cinque anni? Ma non è possibile: a fine anno scadono 17 grandi concessioni idroelettriche di cui 13, con più di 20 impianti, in capo a Hde. I tentativi finora fatti dal governo e dalla Provincia per ottenere una riassegnazione delle concessioni in cambio di investimenti si sono scontrati con un muro a Bruxelles. Salvo sorprese, l’anno prossimo la Provincia dovrà mettere queste concessioni a gara. Vero, ma i tempi della gara e dell’assegnazione sono lunghi: quattro o cinque anni. Fino al 2029-2030 le centrali saranno gestite in proroga da Hde (e dagli altri attuali concessionari Dolomiti Edison Energy e Primiero Energia). E i dividendi di Hde andranno ai proprietari o al proprietario. Dolomiti Energia potrebbe incassare in tutto più di mezzo miliardo di dividendi in cinque anni. E questo vale una prelazione.
La cordata trentina ipoteca l’acquisto
L’accordo tra Macquarie e il consorzio arriva dopo una lunga gara e una impegnativa due diligence. La cordata acquirente comprende Equitix Euro Funds, in capo a Equitix, socio col 5% di Dolomiti Energia, Tages Capital sgr, attraverso il fondo Tages Helios Net Zero in cui Laborfonds ha investito 20 milioni (Il T del 9 giugno), La Finanziaria Trentina, che ha proposto ai suoi 80 soci se intendevano partecipare all’operazione, e altri investitori locali, cioè alcuni dei soci e delle istituzioni che hanno risposto positivamente come la Fondazione Caritro, ma non, da quello che trapela, Isa, Seacfin, Mediocredito Trentino Alto Adige. L’operazione è subordinata al verificarsi di alcune condizioni, tra cui il diritto di prelazione esercitabile dal Gruppo Dolomiti Energia. Il closing della transazione è previsto entro il quarto trimestre dell’anno. A proposito dell’accordo, Stéphane Brimont, amministratore delegato di Macquarie Asset Management, afferma: «L’energia idroelettrica è un asset strategico, che svolge un ruolo chiave nella transizione energetica e fornisce una fonte di energia pulita e fondamentale per il sistema mentre l’installazione di nuovi impianti solari ed eolici accelera in tutta Italia. Sotto la nostra guida insieme al Gruppo Dolomiti Energia, Hde ha continuamente fornito una fonte di energia elettrica sicura e affidabile, sviluppando al contempo un team operativo tecnico e commerciale altamente qualificato e contribuendo all’economia della provincia». Attualmente in Italia i fondi gestiti da Macquarie stanno sostenendo lo sviluppo del sistema autostradale nazionale attraverso Autostrade per l’Italia e stanno accelerando gli investimenti in infrastrutture digitali di alta qualità attraverso Open Fiber. Rothschild & Co ed Equita hanno agito in qualità di consulenti finanziari di Macquarie. Dal canto suo Hugh Crossley, amministratore delegato di Equitix Investment Management Limited, dichiara: «Equitix è molto orgogliosa di investire in Hde, che è fondamentale per la sicurezza energetica dell’Italia e un importante asset nella transizione energetica. L’Italia è un mercato chiave per Equitix in cui investiamo in infrastrutture ed energie rinnovabili da oltre un decennio. Non vediamo l’ora di continuare la collaborazione con i nostri amici e colleghi azionisti del Gruppo Dolomiti Energia, di cui siamo azionisti dal 2021».
Dolomiti Energia vale 1,3 miliardi
Dolomiti Energia non sembrava interessata al 40% di Hde messo in vendita da Macquarie, come era già successo quando nel 2015 l’Enel mise in vendita il suo 49% di Hde e prima chiese alla società trentina se voleva comprarlo. Dolomiti risposte di no: aveva già il 51%. Alla fine gli australiani di Macquarie comprarono il 40% e Dolomiti Energia arrotondò la sua quota al 60%. Al massimo, si pensava, accadrà la stessa cosa, tanto più che nella cordata degli acquirenti ci sono diversi soci di Dolomiti, dalla Finanziaria Trentina a Fondazione Caritro a Equitix. Invece il cda della multiutility pubblico-privata, presieduto da Silvia Arlanch, ha precisato puntigliosamente che sulla prelazione non era stato deciso niente e che quindi il no non è affatto scontato. Il gruppo, in effetti, dopo un 2022 molto difficile per le turbolenze sui mercati dell’energia e la siccità che ha ridotto la produzione idroelettrica, a partire dall’anno scorso si sta rafforzando. è grazie soprattutto a Hde che Dolomiti Energia ha chiuso il 2023 con un utile record di 232 milioni, di cui 170 in capo al gruppo, e nel primo trimestre di quest’anno ha segnato un nuovo record con un risultato netto di 73 milioni. Nell’ultimo bilancio consolidato il patrimonio ha superato il miliardo: 1,015 miliardi contro gli 854 milioni dell’anno precedente, che arriverebbero a quasi 1,5 miliardi se si contassero i soci di minoranza come Macquarie. E se Hde vale 1 miliardo, il gruppo Dolomiti Energia è valutato 1,3 miliardi, che salirebbero di parecchio con il 40% di Hydro Dolomiti. Nei prossimi anni i dividendi dell’oro bianco idroelettrico, che potrebbero superare i 100 milioni l’anno, andrebbero tutti a Dolomiti. L’incognita, come è noto, sono le concessioni in scadenza, con le gare indette dalla Provincia a cui concorre una società partecipata dalla stessa Piazza Dante. Ma se anche si arrivasse alla gara, i tempi sarebbero comunque lunghi e gli attuali concessionari proseguirebbero la gestione in proroga. Recuperando ogni anno buona parte dei soldi spesi per esercitare il diritto di prelazione.