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lunedì 20 Gennaio, 2025

La Corte costituzionale boccia il referendum sull’autonomia differenziata. Ammesso quello sulla cittadinanza

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La decisione della Consulta: ammessi anche i quesiti su Jobs Act, indennità di licenziamento nelle piccole imprese, contratti di lavoro a termine e responsabilità solidale del committente negli appalti

La Corte costituzionale ha deciso oggi in camera di consiglio: la richiesta di referendum abrogativo per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario non è ammissibile.

Lo comunica la Corte costituzionale in una nota. «La Corte ha rilevato che l’oggetto e la finalità del quesito non risultano chiari. Ciò pregiudica la possibilità di una scelta consapevole da parte dell’elettore». Via libera invece sugli altri cinque referendum: Jobs Act, lavoro dignitoso, contratti a termine, sicurezza e cittadinanza.

I cinque quesiti saranno votati in una domenica tra il 15 aprile e il 15 giugno di quest’anno.

Ecco i dettagli dei cinque referendum ammessi:

Il referendum sulla cittadinanza propone di ridurre il periodo di residenza legale continuativa necessario per richiederla da 10 a 5 anni. In molti paesi europei, come Francia e Germania, il periodo di residenza richiesto per ottenere la cittadinanza è di 5 anni, sottolineano i promotori, tra i quali c’è il partito Più Europa.

Dalla Cgil arrivano gli altri quattro quesiti, tutti a tema lavoro:

– quello contro il Jobs Act propone l’abrogazione della legge che nel 2015 ha cancellato il diritto al reintegro anche quando il licenziamento venga giudicato illegittimo. Grazie alla norma, l’azienda può scegliere di pagare un’indennità economica piuttosto che reintegrare il lavoratore ingiustamente licenziato.

– il quesito per un ‘lavoro dignitoso’ chiede la cancellazione del tetto massimo di risarcimento al lavoratore ingiustamente licenziato nelle piccole aziende, con meno di 15 dipendenti, lasciando al giudice la possibilità di decidere un risarcimento giusto e proporzionato, senza vincoli prestabiliti;

– si chiede inoltre l’abrogazione delle norme che liberalizzano i contratti a termine, “rendendo la precarietà una condizione normale per tanti giovani e non solo”, scrivono i promotori;

– in tema di sicurezza, si chiede l’eliminazione della norma per cui l’impresa committente può evitare di assumersi responsabilità per i danni legati ai rischi specifici delle aziende appaltatrici o subappaltatrici.