Il vertice

martedì 17 Settembre, 2024

La dura settimana alle Albere tra liti, aggressioni e rapine. Petronzi: «Più agenti»

di

Il punto ieri al Commissariato del governo

Un rendiconto minuzioso, con tutti gli episodi delittuosi denunciati o ricostruiti negli ultimi tempi. Liti, aggressioni, rapine. Il dossier è finito, ieri mattina (lunedì 16 settembre ndr) sul tavolo del commissario del governo, Giuseppe Petronzi e riassume la settimana difficile vissuta sotto il profilo della sicurezza a Trento, soprattutto per quanto riguarda un pezzo ben preciso della città: il parco delle Albere. Da sabato 7 settembre a domenica 8 sono sette gli episodi finiti sotto la la lente: dalla prima rapina, avvenuta a danni di un ragazzo, con la catenina strappata durante il concerto per salutare le vacanze in attesa del primo giorno di scuola al furto rocambolesco, finito con un arresto, in zona Piedicastello, durante Poplar (ed è stato il secondo nella quattro giorni del festival, articolo a pagina 16). In mezzo il ragazzo trovato sanguinante fuori dal ristorante Pizzokotto e l’aggressione a una ragazza con tanto di agenti circondati da una serie di personaggi, intervenuti a «difendere» il presunto rapinatore (che poi si è rivelato a essere estraneo ai fatti).
«Aumentare la presenza»
Albere, dunque, ma anche Doss Trento. E il doppio episodio raccontato dal T di Maso Ginocchio (dove è stato trovato sanguinante un uomo) e del tentato furto al pronto soccorso (autore la stessa persona ferita nel giardino che dà su via Giusti). Tutti hanno un collegamento: i protagonisti, quelli identificati, almeno, farebbero parte dello stesso gruppetto. Il tema è stato al centro del comitato ordine e sicurezza che si è svolto ieri al Commissariato di corso III Novembre. «Sono stati considerati tutti gli aspetti — le parole del commissario del governo, Giuseppe Petronzi — da quelli relativi alle indagini alle azioni preventive da fare. Va aumentata la presenza in zona, su questo aspetto dobbiamo migliorare». Affrontati anche i temi «strutturali» cioè, le azioni, di tipo amministrativo, come il miglioramento dell’illuminazione pubblica, per evitare zone buie dove i malintenzionati possono agire indisturbati: nessun episodio, del resto, è avvenuta nella zona tra il Muse e la biblioteca universitaria.
Il ruolo della droga
Ma questa scia di reati, in un così breve lasso di tempo e in una zona raramente segnalata come problematica è frutto del caso? O c’è una spiegazione, anche parziale. A quanto risulta agli inquirenti alcuni — non tutti — gli episodi dell’ultima settimana sarebbero maturate nel giro dello spaccio di droga. Con due possibili modalità: o un acquisto «finito male» oppure uno scontro tra pusher rivali, con successivi litigi, anche tra gruppetti concorrenti. Tra le ipotesi c’è quella che il parco urbano, nel quartiere disegnato da Renzo Piano, negli ultimi mesi sia divenuto progressivamente un punto di riferimento per venditori e acquirenti. Frutto, forse, anche della «pressione» esercitata dalle forze dell’ordine in zona Portela che resta, comunque, una zona a rischio (un esempio è la lite, con un ferimento, avvenuta nel tardo pomeriggio di venerdì). Lo stesso fenomeno era già avvenuto, negli anni precedenti nel capoluogo, con una «migrazione» simile tra piazza Dante a, per l’appunto, alla Portela dove, anche quest’estate, i controlli hanno portato, per la sola polizia di Stato, a novanta persone indagate, 36 decreti di espulsioni e dieci arresti per accuse legate al traffico di stupefacenti nell’arco di tre mesi.
Pochi e conosciuti
Una settimana difficile, dunque, ma anche una settimana d’indagini che hanno portato ai primi risultati. Tra questi, l’arresto di un rapinatore che ha colpito prima alla Albere e poi a piazza Venezia puntando alle catenine d’oro. E poi le manette scattate domenica sera ai piedi del Doss Trento per quello che sembra essere un altro «rapinatore seriale», autore di più reati. I soggetti identificati sono tutti già conosciuti dalle forze dell’ordine: in alcuni casi si tratta di persone, senza fissa dimora e con cittadinanza straniera arrivate da altre zone d’Italia, in particolare da Brescia e Verona. In altri casi, però, risultano essere attivi, e con una certa continuità, nel capoluogo, da mesi se non da anni.